III

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Faccio finta di ascoltare la prof, quando invece scarabocchio sul libro. Mi prude la caviglia ma non ci faccio molto caso.

«...Annabeth? Annabeth, mi ascolti?» chiede il mio compagno di banco, un ragazzo biondo con gli occhi verdi.

«Eh? Oh, ma certo.» rispondo io distrattamente. Cosa stava dicendo?

«Allora, vieni con me alla festa di Cynthia?» chiede lui.

«Oh, ehm, mi dispiace ma... no»

«Perché?»

«Perché, be', ecco...» decido di usare la scusa di Jason. «Sono fidanzata»

«Perché non me lo hai detto prima? E con chi?»

Sospiro. Com'è assillante questo ragazzo!

«Con il ragazzo nuovo, Jason. Si è, ecco, trasferito per... mmh, per me.» decido di ignorare la prima domanda, visto che tutto quello che sto dicendo è una bugia.

Sento un dolore lancinante alla caviglia e trattengo un urlo, trasformandolo in un piccolo lamento.

«Qualcosa non va?» chiede lui.

«Io...» non posso dire niente, ma se qualcuno vede la mia gamba ora dovrò andarmene subito.

Troppo tardi.

I miei jeans prendono fuoco.

Mi alzo e tutti mi guardano per un momento, poi scoppia il panico. Io corro via, incrociando Sette a metà corridoio.

Prendo il cellulare e chiamo Jean il più velocemente possibile, cercando di ignorare il dolo e insopportabile alla caviglia.

«Jean! Sì, ora sono a scuola... no, è molto più grave di questo! Dobbiamo andarcene, subito! Sono le cicatrici. Corri.»

Usciamo dalla scuola e corriamo veloci. Provo a rendermi invisibile, ma ha successo solo sulle mani. Ci rinuncio e mi concentro.

Ormai il fuoco si è spento, ma il dolore rimane.

Saliamo di slancio nel fuoristrada e raccontiamo brevemente a Jean l'accaduto.

Ci stiamo allontanando dalla Florida. Dove andremo? Probabilmente in un posto tranquillo. Jean dice che dobbiamo trovare gli altri Garde e unirci, per essere più forti e pronti a combattere.

Come faremo, però?

Appena attraversiamo il confine, Jean accosta per preparare i nuovi documenti. Ora siamo calmi, siamo già scappati molte altre volte e sappiamo che andrà tutto bene.

«Sei, come vorresti chiamare?» chiede.

«Dove andremo?» chiedo io.

«Lasceremo gli USA, è la cosa più saggia da fare se vogliamo trovare altri Garde. Forse andremo in Gran Bretagna, oppure in Asia.»

«Vada per la Gran Bretagna, allora.» dico io. «Io e Sette siamo fratelli e tu sei nostro padre, uno scrittore. Ci siamo trasferiti per dimenticare la mamma, morta di leucemia. Che ne dite?»

«D'accordo, ma non ci assomigliamo per niente! Io ho i capelli neri e gli occhi verdi, mentre tu i capelli bianchi e gli occhi azzurri!»

«Ti sbagli» dico, usando la Metamorfosi. Ora i miei capelli sono neri e i miei lineamenti più delicati. Gli occhi, però, li tengo azzurri come quelli di Jean. «Posso restare così finché voglio.»

Lui mi sorride, e io ricambio.

«Io sarò Clary Evans» dico. Clary Evans, Clary Evans, Clary Evans.

"I'm the number Six"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora