Chicago

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Mi chiamo Marshal, vivo a Chicago dalla nascita, 6 settembre 1996. Non ho mai visto cosa c'è al di fuori di Chicago.
Sono alto 176 centimetri, pratico sport estremi di strada e questo mi porta ad avere un fisico sviluppato. I miei capelli sono castani ma mi piacerebbe schiarirli. I miei occhi sono verdissimi, le labbra piccole e un naso nella norma. Non ho mai dato molta importanza al mio aspetto fisico, sono il classico nerd quattrocchi che ama perdere tempo a massacrare il cervello con enigmi e a programmare tutto il giorno, ma nonostante questo amo il Parkour. Vivo in una famiglia non molto ricca, anzi per nulla ricca, ma i miei genitori non ci hanno mai fatto mancare il cibo e quel poco di soldi che rimangono li usano per mantenere la casa e per i nostri studi. Studio informatica che è la mia grande passione. Ho un PC datatissimo che i miei mi hanno comprato con tanti sacrifici per i miei studi quindi cerco di accontentarmi e di sfruttarlo al massimo finché campa.
Ho una bellissima sorellina di 11 anni, Amy. Ha gli occhi verdi anche lei ma è bionda ed è cicciottella e questo la rende ancora più dolce. Sogna di fare la veterinaria, ama la natura e gli animali. È la cocca di tutta la famiglia ed io le voglio un bene infinito, non esiste cosa che non farei per lei.
I miei genitori, Cedric e Cristal, si sono conosciuti mentre mio padre era militare; rimase ferito da un'esplosione (e ne riporta ancora i segni) e mia mamma, che era l'infermiera della caserma, lo curò. Lui si innamoro subito di mia madre, ma lei, vedendolo che ci provava in quelle condizioni, non la prendeva seriamente. Quando fu dimesso andò a trovarla in tutto il suo splendore: alto, capelli neri e corti e muscoli che ormai ha sostituito con un po' di trippa. Mia madre rimase a bocca aperta, non tanto per la divisa e i gradi, ma perché ricordava un uomo tutto rotto e bruciato mentre in quel momento, a distanza di mesi, aveva davanti un uomo di tutto rispetto.
<<Adesso potrei avere l'onore di portarla a cena?>> le disse sorridendo e mia madre arrossì. Sfortunatamente, dopo qualche anno mio padre rimase senza lavoro e mia madre non curava più in quella caserma. Cercarono fortuna a Chicago e poi hanno creato me e Amy.
Adesso mio padre lavora come operaio edile e mia madre come infermiera ma con un misero stipendio.
Ho una fidanzata stupenda: Brooklyn, è più piccola di me di due anni, ha i capelli lunghi e mori, due occhi enormi che sembrano due stelle ed un sorriso che incanterebbe anche il più malvagio degli uomini. È magra, alta circa 165 centimetri ma non ama il suo corpo e si vede un mostro nonostante sia perfetta in tutto. L'ho conosciuta durante uno dei soliti pomeriggi troppo caldi per restare al computer; per quello c'è anche la notte. I miei amici stavano giocando a calcio, ma a me non piace quindi mi sono messo in disparte e l'ho notata con le sue amiche mentre giocava alla corda. Vedere quei capelli saltellare, sentirla ridere e vederla felice mi ha incantato fin da subito. Rimasi a fissarla immobile per alcuni minuti, finché finalmente non mi ricambiò lo sguardo e mi sentii gelare. Fui risvegliato da una pallonata in pieno viso che mi fece volare gli occhiali, puntualmente vicino a lei.
<<Oh, menomati, state più attenti!>> urlai. Lei scoppiò a ridere e mi diede gli occhiali.
<<Tutto bene?>> disse porgendomi gli occhiali. Appena li rimisi la vidi meglio e restai a bocca aperta.
<<Oh, sveglia!>> disse agitando la sua mano davanti al mio viso.
<<S-sì, grazie... piacere, Marshal>> dissi arrossendo. Sono un ragazzo timidissimo e sono una frana con le ragazze.
<<Ah, come l'amplificatore!>> disse ridendo. Feci una smorfia ridendo anch'io. Da questo almeno capii che le piace la musica.
<<Comunque io mi chiamo Brooklyn>>.
<<Non ti ho mai vista qui>>.
<<Sono nuova, devo ancora ambientarmi>>.
<<Posso aiutarti io>> dissi frettolosamente senza pensarci e poi arrossii. Accettò e tra una passeggiata e l'altra a farle conoscere i negozi e tra un pomeriggio e l'altro sbocciò il mio primo amore.

Era il 6 dicembre e fra due giorni sarebbe arrivato il compleanno di Brooklyn ma non sapevo ancora cosa regalarle. I miei piccolissimi risparmi li faccio grazie a piccoli lavori di riparazione di computer, purtroppo nessuno mi ha mai chiesto un sito o un programma.
Intanto nuove idee frullavano nella mia testa per il regalo di Brooklyn. Fui distratto dalla nostra vecchia TV che annunciava un nuovo progetto lanciato dalla gigante BankTop Inc, un'importantissima società di banche con sedi in tutti gli Stati Uniti. Fu lì che mi venne l'idea.

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