KageKao PT.3

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  Mark si svegliò confuso: era nella sua camera, nel suo letto. Si guardò intorno per assicurarsi che fosse veramente il suo appartamento. Sospirò di nuovo, doveva aver avuto solo un brutto sogno. Doveva aver fatto uno di quei sogni strani per cui avresti giurato che tutto fosse reale perché sentivi che lo era, ma poi, ti rendevi conto che doveva essere stato un sogno, perché era stato troppo strano.

Mark rise un po' di sé stesso, come se mostri come quello esistessero realmente! Un dolore improvviso alla fronte lo fece fermare. Forse, era stato reale e lui non si era ricordato di come aveva fatto a tornare giù. Mark rapidamente respinse l'idea, forse era solo caduto nel sonno e poi si era risvegliato di nuovo, cose che possono capitare.

Mark si alzò e andò a prendere qualcosa da bere dal frigo. Afferrando un bicchiere lungo il tragitto, aveva aperto un cartone di succo d'arancia per colazione. Inclinò il cartone per versare il contenuto nel bicchiere, quando il succo sciabordò sul bancone. Si fermò e lo fissò, confuso. Poi, si rese conto che c'era un sottile squarcio sul lato della confezione, in modo che quando il cartone fosse stato inclinato, il succo sarebbe uscito dalla fessura prima ancora di raggiungere la cima.

«Hehehehehe!»

La udì ancora. La risata sembrava provenire proprio dal suo appartamento. Si voltò rapidamente, controllando con circospezione la stanza per cercare il mostro. Poi, si fermò, rendendosi conto di quanto fosse diventato paranoico; doveva essere frutto della sua immaginazione. Il taglio nel cartone del succo, doveva averlo fatto la sua ragazza come vendetta, perché di recente avevano avuto una discussione accesa ed erano anche arrivati alle mani.

Mark ripulì il disordine e decise che non voleva nulla per colazione; non aveva voglia di mangiare. Era preoccupato di come stavano andando le cose tra lui e la sua ragazza, Beatrice. Lui la amava e voleva farle capire quanto fosse importante per lui, ma aveva bisogno di tempo per trovare le parole giuste per scusarsi.

Accese la tv e la guardò per un paio d'ore, dimenticandosi dei suoi problemi.

Ormai, si era fatto mezzogiorno. Si alzò dal divano e andò in cucina, lasciando la televisione accesa. Aprì il mini-frigo dove teneva gli alcolici e tirò fuori una bottiglia di birra e ne versò un po' nel bicchiere e poi, la lasciò quasi cadere quando si accorse che quella non era birra: era semplice acqua. Mark aggrottò la fronte confuso e ne bevve un sorso per controllare. Non aveva torto, quella era semplice acqua. Leggermente accigliato prese un'altra bottiglia, un'altra e un'altra ancora. Alla fine, si rese conto che il contenuto di tutte le sue bottiglie di birra era stato sostituito con della normale acqua. Sospirò di rabbia e poi, ecco che la sentì di nuovo.

«Hehehehehe!»

Mark sobbalzò, era di nuovo quella risata. Nella sua testa continuò a ripetersi che si trattava solo della sua immaginazione. Si sentiva solo un po' paranoico perché la notte prima aveva fatto un sogno che gli era sembrato reale. Beatrice avrebbe potuto fargli anche questo scherzo e non c'era nessun mostro. Scavò ancora infondo al frigo per vedere se c'era rimasto qualcosa. Sapeva di avere sul fondo due bottiglie di vino e una di spumante, ma voleva tenerle da parte almeno per quando Beatrice lo avrebbe perdonato. Lanciò un'occhiata alle bottiglie e stava quasi per chiudere lo sportello, quando diede una seconda occhiata e allora si accorse che una delle bottiglie di vino mancava. Mark guardò lo scaffale dove teneva i bicchieri da vino e notò che ne mancava uno.

«Beatrice è abbastanza fuori di testa che sarebbe stata capace di fare anche questo.» disse Mark con calma, sicuro che la colpevole fosse lei, anche se quella sarebbe stata l'ultima cosa che gli avrebbe fatto. Poi, ecco che la risentì di nuovo.

«Hehehehehe!»

Mark si precipitò nel soggiorno, dove aveva lasciato la televisione accesa e dove gli era sembrato di sentire quella gelida risata. Sapeva che non era stata la sua immaginazione questa volta, la risata era stata reale. Chiuse lo sportello e corse nella stanza; abbastanza sicuro di trovarci il mostro.

Infatti, lui si trovava seduto sul divano e stava sorseggiando un bicchiere di vino, guardando la televisione che era rimasta accesa. Il mostro si fermò e guardò Mark, sorridendo. In una mano stringeva il collo della bottiglia di vino aperta e scuotendola leggermente verso di lui, disse:

«Uin?» (Vino?) «Hehehehehehe!»

Mark si fermò a fissare il mostro. Poi, rapidamente schizzò fuori dal soggiorno e tornò in cucina più veloce che poté: il mostro era reale. Si aspettò che si sarebbe alzato da un momento all'altro e lo avrebbe raggiunto per ucciderlo e mangiarlo; perché è quello che fanno i mostri, in fondo. Ma quell'essere era rimasto là, e poteva ancora sentirlo ridacchiare dietro di lui.

Mark aveva paura; sentiva che doveva cacciarlo via da suo appartamento e dalla sua vita. Si guardò intorno nella cucina per cercare qualcosa da usare. Preso dal panico, afferrò il coltello più vicino che riuscì a trovare e tornò in soggiorno, pronto ad affrontarlo.

L'essere era di nuovo sparito nel nulla, senza lasciare traccia. L'unica prova che aveva, era la bottiglia di vino e il bicchiere che gli aveva rubato. Mark si irrigidì, forse, stava impazzendo a causa del sogno che aveva fatto.

«No... no, no, no, io non sono pazzo, questo non può succedere. Non succederà. Non voglio lasciarlo andare via come se niente fosse!». Girò i tacchi e tornò in cucina, dove lasciò il coltello. Se ne tornò in soggiorno e si sedette sul divano, raccolse il telecomando e spense la televisione. Poi, si mise riflettere.

«Forse ho le allucinazioni. Forse sto impazzendo perché sono depresso, perché Beatrice è arrabbiata con me! Quello strano sogno che ho fatto, deve aver solo peggiorato le cose.». Mark si alzò in piedi e afferrò il telefono per chiamarla. Compose il numero e aspettò che lei gli rispondesse. Mark, era così preso dall'idea di risentirla e di fare subito pace con lei, che non si era accorto della oscura presenza alla finestra che lo stava guardando.

«Ciao! Beatrice? Sono io! Mi dispiace per la discussione che abbiamo avuto e io... no, mi dispiace davvero! Prometto che io...». Mise giù il telefono, lei aveva riattaccato. Solo in quel momento gli sembrò di aver visto qualcosa alla finestra con la coda dell'occhio, ma quando si voltò, quella cosa era sparita.

«Ho intenzione di rimettere le cose a posto con lei.». Si disse, afferrando la giacca per indossarla. «Le chiederò scusa di persona.». Mark camminò intorno nel suo appartamento, cercando qualcosa da offrirle come pegno per le sue scuse. Aprì di nuovo il mini-frigo, per prendere la bottiglia di champagne, ma notò che non c'era più. Allora pensò che le sue scuse sarebbero state più che sufficienti. Uscì dalla porta e andò da Beatrice.



Mark stava camminando in fretta, ripassando nella sua testa il discorso che le avrebbe fatto. Per tutto il tempo in cui aveva camminato, aveva come avvertito la presenza di qualcuno alle sue spalle, che lo stava pedinando. Ma pensò che probabilmente era solo lui ad essere nervoso. Mark raggiunse la sua casa e si fermò sui gradini. Aveva paura. Paura che lei non lo avrebbe perdonato e avrebbe deciso di rompere con lui. Allungò un pugno per bussare alla porta, ma quasi subito ritrasse la sua mano. Aveva paura. Forse, era troppo presto.

Mark sospirò e imprecò sottovoce, dicendo a sé stesso che era un codardo. Girò i tacchi e se ne andò, senza accorgersi della fragorosa risata rivolta a lui e il suono di una finestra che si stava aprendo.

«Hehehehehe!»   

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