Parte 1

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Era il 28 giugno 1878 quando Aloisa decise di voler mettere fine ad un atroce dubbio che la tormentava da quasi un ventennio, esattamente dal giorno in cui sua nonna Elvira era deceduta. Elvira Von Brunner, raffinata ottantenne dell'alta società berlinese, nonché erede di una delle più note casate di origine prussiana, viveva nella zona di Charlottenburg in un sontuoso palazzo di stile neoclassico, austero ed elegante come la sua matrona, eppure i suoi possedimenti si estendevano in molte altre regioni della Confederazione. Come era giunta al mondo, silenziosa e risoluta, così Elvira si spense nel sonno, senza disturbare i suoi collaboratori. La mattina del 27 novembre 1859 venne ritrovata da Gertrude, fedele domestica che si occupava di lei da quando aveva preso il posto della madre, era rigida e fredda come la neve ma il suo viso era rilassato, nemmeno la morte non era riuscita e deturpare i suoi lineamenti fini e persino il pallore le donava un'aura angelica resa ancora più forte dalle labbra contratte in quello che pareva un sorriso sarcastico. Il giorno del funerale la famiglia era al completo, ognuno chiuso nel proprio intimo dolore che forse altro non era se non un maldestro tentativo di mascherare l'interesse economico che, negli ultimi periodi di vita della signora, aveva pian piano fatto riavvicinare a lei anche i parenti da sempre più distanti. Passarono più di due mesi, le festività natalizie avevano ulteriormente rallentato un apparato burocratico già di per sé inefficiente, e fu solo durante i primi giorni di febbraio dell'anno seguente che l'avvocato, a cui la signora Elvira si era affidata, rese noto il suo testamento al cospetto di tutti gli interessati. Aloisa era stata diseredata; l'unica. Elvira non l'aveva mai trattata al pari degli altri nove nipoti, sapeva che era diversa; ormai era una donna adulta ma sin da bambina si era comportata come una mera approfittatrice, si divertiva a maneggiare oggetti preziosi con gli occhi lucenti e un sorriso malizioso che le increspava il viso paffuto.

Gli anni erano trascorsi apparentemente senza contrasti, Aloisa pareva aver scordato il torto subito e da qualche tempo aveva tentato di recuperare il rapporto con i propri familiari che la accolsero con gioia, la famiglia era finalmente riunita: il sogno più grande di Elvira si era realizzato. Come di consuetudine, il giorno del compleanno della nonna tutti i nipoti erano soliti recarsi a palazzo per festeggiare e renderle omaggio e, dopo molte assenze, anche Aloisa aveva preso parte alla festa: sembrava tutto come un tempo, salvo qualche ruga in più che solcava il viso dei Von Brunner. Quello di Elvira era più di un semplice compleanno, si trattava di una vera e propria celebrazione a cui presero parte i personaggi più illustri che avevano avuto la fortuna di conoscerla e di stare accanto ad una delle donne più influenti della scena berlinese di metà ottocento. Dopo una settimana di festeggiamenti, la maggior parte degli ospiti stava cominciando a lasciare la villa ma Aloisa, con la scusa di voler assaporare la sensazione di essere tornata indietro nel tempo, convinse Gertrude e la vecchia servitù a cui il palazzo era stato lasciato in eredità, a farla rimanere ancora per qualche giorno.

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Soffio di vento gelidoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora