1983
Oggi sento che sarà un giorno speciale. Gli uccellini cinguettano all'arrivare della primavera, e sugli alberi spogli cominciano a spuntare delle gemme. Mi trovo in camera mia, dove sul mio taccuino abbozzo con una matita grigia la sagoma di un uccellino, andatosi a posare sulla mia finestra. Sono a casa da sola con Mary, la mia sorellina, perché mia madre è uscita in paese insieme ai miei fratelli, e mio padre... beh... noi non sappiamo niente di lui. I raggi del sole penetrano dalla mia finestra, creando una atmosfera gradevole, perfetta per la mia bozza. Alle volte penso dove sia finito. Mio padre, intendo... Magari è un soldato, che combatte per la pace; oppure è un avventuriero che fa il giro del mondo, abbozzando tutto ciò che gli circonda su un taccuino, proprio come me. Se è corretto quello che penso, spero che un giorno mi porterà un souvenir. Scuoto la testa per eliminare i miei pensieri, e mi concentro sul disegno. Di tanto in tanto do un'occhiata alla finestra, per controllare cosa sta facendo Mary. È ancora a giocare nel parco. È una bambina così innocente, mi porta sempre il sorriso. Quando sento la sua voce pronunciare più volte il mio nome, capisco che è il momento di interrompere il mio lavoro. La raggiungo vicino al salice e comincio a giocare con lei. All'improvviso sento il telefono fisso squillare, e vado a rispondere, interrompendo quello che stavo facendo.
«Pronto?»
«Jennifer!» dalla voce stridula mi accorgo che è Lisa, una delle mie amiche. «Ho delle notizie fantastiche! Davvero super!»
«Allora che aspetti?» faccio io.
«Questa sera ci sarà un party a casa di Jacob!» esclama tutta elettrizzata dalla testa ai piedi.
«Davvero? Fantastico!» emetto un gridolino, da quanto sono entusiasmata.
Io adoro le feste. Quando ero piccola mia madre mi insegnò a ballare; mi disse che lei ballava sempre con mio padre quando erano ragazzi, e trovo questa cosa molto romantica. È da sempre che sogno di poter ballare anche io con l'amore della mia vita, e sento che questa sera potrò farlo.
«Allora ci vediamo più tardi.» fa Lisa, ricordandomi che siamo ancora al telefono. «E non dimenticarti gli scalda muscoli!»
«Certo. A dopo!» riattacco.
Sento il rumore di un motore e capisco che mia madre e i miei fratelli sono arrivati. Mary rientra in casa e insieme aspettiamo che entrino. Sentiamo un rumore di chiavi ed eccoli lì.
«Bentornati a casa!» esclama la bambina saltando in braccio a nostra madre.
«Mary, siamo solo usciti a fare la spesa. Ti sei divertita con Jennifer?» le domanda, mentre Mattew, David e Thomas svuotano la spesa.
«Tantissimo! Abbiamo giocato nel giardino e poi abbiamo visto "Ransie la strega" alla televisione!» esclama.
«Vieni qui, streghetta.» la prendo in braccio e le faccio il solletico. «Mamma, questa sera posso andare ad una festa?» le domando.
«Dove?»
«A casa di Jacob.»
«Assolutamente no.» Risponde diretta.
«Ti prego! Torno a casa alle 10:00!» cerco di convincerla.
«Solo se uno dei tuoi fratelli è disposto ad accompagnarti.» Fa lei.
Mi volto verso di loro e faccio gli occhi dolci. Ognuno inventa una scusa, ma poi stando lì per un'ora ad insistere Thomas si arrende e accetta.
«Sì! Grazie fratellone!» lo abbraccio.
Era solo questione di tempo, prima di fargli mollare l'osso.
Manca poco alla festa, e comincio a prepararmi. Lascio i miei capelli sciolti e con i boccoli, indosso un vestitino rosa confetto e degli scalda muscoli bianchi. Dopo mi metto delle scarpe a tema e sono pronta per uscire. Thomas mi sta aspettando in salotto con le chiavi dell'auto.
Appena mi vede si alza dal divano. «Mh, niente male.» Commenta, andando a prendere la macchina.
Arriviamo a casa di Jacob. Scendo dal sedile posteriore e ringrazio mio fratello per avermi accompagnata. Dalla casa si sente già la musica disco sparata a tutto volume. Entro dalla porta lasciata aperta e vado alla ricerca di Lisa e delle altre. Tutti intorno a me ballano e si divertono. All'improvviso una bionda con i capelli afro corre verso di me.
«Jen! Sei arrivata!» mi accorgo che è Lisa.
«Wow! Stai benissimo!» commento osservando il suo bel vestito giallo canarino.
«Grazie! Anche tu sei una meraviglia!» fa lei.
Mi porta dalle altre nostre amiche e balliamo per un po'. È molto divertente stare qui, solo che dopo una ventina di minuti comincio ad annoiarmi, così, mentre le ragazze sono impegnate a ballare con persone di cui non conosco neanche il nome, ne approfitto per allontanarmi dal gruppo e girovagare in casa di Jacob. Tra una folla di gente trovo delle scale e così, presa dalla curiosità, decido di scendere al piano di sotto. Qui è tutto buio, i miei occhi devono ancora abituarsi all'oscurità. Con una mano vado alla ricerca di una luce. Finalmente trovo un pulsante e premendolo riesco ad accendere una lampadina. I miei occhi si illuminano quando d'improvviso mi ritrovo in un laboratorio. Perché mai Jacob dovrebbe tenere un laboratorio in casa?!
Mi aggiro tra i vari apparecchi toccando un po' di tutto. Posizionati su un tavolo di legno ci sono vari liquidi fosforescenti, di cui ho paura solo annusare. Poi vedo dei fascicoli appoggiati su un tavolino di fianco e ci do un'occhiata. All'improvviso sento un rumore proveniente dal piano di sopra, e capisco che qualcuno sta per arrivare. Impaurita, cerco di trovare un posto dove nascondermi. Il mio sguardo punta subito su un armadio abbastanza grande accanto ad un macchinario strano. Facendo tutto con cautela mi dirigo verso di esso e mi ci chiudo dentro, sperando con tutto il mio cuore di non venire scoperta. I passi si fanno sempre più vicini finché posso confermare che la persona si trova in questa stanza. Sento dei rumori metallici, mescolati con la musica disco al piano di sopra che ancora si può ascoltare. Percepisco un borbottio. È una voce maschile, ma non riesco a capire a chi appartenga. Mi sporgo con il corpo un po' più avanti, per ascoltare meglio, ma non volendo schiaccio con il ginocchio qualcosa che a tatto può sembrare del cartone, creando così un rumore non troppo forte, ma abbastanza da fargli capire che mi sono nascosta qui dentro. D'improvviso non sento più nulla. Credo che se ne sia accorto.
«C'è qualcuno?» grida.
Dalla voce posso riconoscere la persona: è Jacob. Chiudo gli occhi e trattengo il respiro, sperando con tutto il mio cuore di non venire scoperta.
«Dove sei?» grida di nuovo.
Dei continui passi e rumori mi fanno capire che mi sta cercando. D'improvviso mi lascio scappare uno dei miei odiosi gridolini. Anche adesso non sento più niente, e ho l'orribile sensazione che ora sappia dove mi trovo.
«Dove ti potrai essere nascosta...» Canticchia sotto voce, avvicinandosi sempre di più all'armadio.
Ecco, ora ho la completa certezza che lui sappia dove mi trovo. Ho paura, paura di cosa potrebbe capitarmi. Qui dentro comincia a fare molto caldo; sto sudando, ma questo è l'ultimo dei miei problemi. I passi si fanno sempre più vicini, le porte dell'armadio si aprono, e mi ritrovo davanti Jacob con una scatolina bianca in mano. È una specie di spray...
«Fai sogni d'oro, dolcezza.» Queste sono le uniche parole che sento.
Così dicendo mi spruzza il liquido in faccia, e all'improvviso non sento più niente.
Poi, il buio totale.