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Erano le due... Forse le tre o le quattro del mattino? Davvero, non ne aveva idea. E non le importava. Faceva sempre tardi e la cosa non aveva mai infastidito nessuno... O forse sì, ma lei non se n'era mai preoccupata.

Barcollava un po', forse aveva bevuto un po' più del dovuto, ma era brava a reggere l'alcool. Sarebbe potuta tornare a piedi, il locale in cui era stata non distava molto dall'hotel in cui alloggiavano attualmente lei e le ragazze, ma decise comunque di chiamare un taxi. Non se la sentiva proprio di fare nemmeno un metro, le gambe non avrebbero retto.
Comunque sia, era finalmente arrivata all'albergo ed era anche riuscita a ricordarsi la loro stanza. Le ragazze, consapevoli che sarebbe tornata tardi, avevano lasciato la porta aperta. O forse era stata la stessa persona che la stava aspettando seduta sulla poltrona del salottino di quella stanza d'hotel, ad averla lasciata aperta. Non aspettandosi di certo che Lauren l'avrebbe aspettata, le venne quasi un colpo a vederla seduta di fronte a lei.

«Alla buon'ora» esclamò la mora, tenendo la testa bassa. I capelli le coprivano il viso. Sul tavolino di fronte a lei c'era una bottiglia di Chateau Beychevelle e un tipico bicchiere da vino mezzo pieno.

«Hey, che ci fai ancora sveglia?» le domandò naturalmente Camila. In fondo, non ci trovava nulla di strano. L'aveva sempre fatto... Insomma, era sempre tornata tardi. Perciò, dopo un po', aveva anche smesso di far caso a che ora fosse o a cosa gli altri potessero pensare.

«Tu cosa pensi che stia facendo? Ti aspettavo, Camila» rispose fredda la maggiore, prendendo il bicchiere di vino e bevendone un sorso. Quasi non si azzardava ad alzare lo sguardo.

«Le altre?» chiese la cubana, togliendosi il cappotto e appendendolo all'attaccapanni.

«Oh tranquilla, loro stanno bene. Sono andate a letto, ormai hanno smesso di aspettarti... Tutti hanno smesso di farlo» ribatté Lauren, versandosi altro vino nel bicchiere. Camila si sedette sul divanetto di fianco a lei.

«Lo, è tutto okay? Ti vedo un po' scossa» fece come se nulla fosse Camila. Ormai le veniva bene, fingere. Fingere che andasse tutto bene, fingere di essere felice, fingere che le importasse qualcosa.

Lauren accennò una risata, che pareva essere di scherno più che di divertimento.

«Certo, va tutto divinamente! Cosa credi? Non è importante che tu torni a... Oh, guarda! Alle tre e quarantuno del mattino, quando il giorno dopo abbiamo eventi a cui partecipare o interviste da fare o qualsiasi altra cazzo di cosa!» esclamò la mora, girandosi verso di lei. Bevve nuovamente un sorso di vino. Camila rimase impassibile.

«E quindi? Abbiamo sempre fatto così e non mi sembra sia mai andato storto qualcosa... Mi sbaglio?» ribatté la più piccola, tenendo testa a Lauren. Non le piaceva il tono con cui la stava accusando, non lo aveva mai usato. Non con lei, almeno.

«Senti Camila, io e le ragazze ne abbiamo parlato e... Non possiamo continuare così. Quindi, o cambi tu o dobbiamo far cambiare le cose noi» Lauren appoggiò sul tavolino il bicchiere e si portò le mani alle tempie. La testa... Le stava per scoppiare, ci avrebbe giurato. Forse era l'alcool, o forse quella situazione sconfortante, non ne era sicura. Chiuse gli occhi e cominciò a massaggiarsi le tempie.
Camila rimase confusa dalle sue parole.

Cambiare... lei?

«Dovrei cambiare? In che senso, scusa?» domandò la cubana, leggermente infastidita ma perlopiù confusa dalle parole della maggiore.
Lauren non aveva idea di come gestire la situazione. Le alternative erano due. Sarebbe scoppiata a piangere di fronte a Camila, ed era una cosa che detestava fare... Piangere di fronte a qualcuno la faceva sentire debole; oppure avrebbe continuato a bere, magari fino a che non si sarebbe dimenticata cosa dire. La bottiglia era quasi vuota, perciò si alzò per andarne a prendere un'altra. Se n'era fatte portare tre, era sicura che sarebbe servite alla fine.
Camila interpretò male il gesto di Lauren, pensando che la maggiore stesse fuggendo da lei.

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