La grande finestra

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Concorso: Wattpad Writers Games 2016
Parole: 2002
Incipit: Citazione

Mia madre spesso mi sgridava perché, secondo lei, passavo troppo tempo col naso attaccato alla finestra.
I bambini di oggi vengono rimproverati se non escono di casa e rimangono chiusi in camera, guardando per ore ed ore la tv, o giocando costantemente ai videogiochi.
Io non ero un bambino così.
A me piaceva osservare.
Nella mia stanza c'era una grande, grandissima finestra, alta il triplo di me, e larga il quadruplo.
Quell'enorme spiraglio verso il mondo esterno era molto più allettante dei miei compiti di matematica.
Ma non era affatto colpa mia! Il birbante era sempre stato quello stupido del mio naso. Lui si avvicinava alla finestra, si appiccicava al vetro e non ne voleva più sapere di andarsene. Io aprivo la bocca per respirare, fino a creare goccioline di vapore tutt'attorno alla finestra.
Così rimanevo fermo, incollato. Ma era colpa del mio naso.

***

Affacciandomi al cornicione di quella grande finestra potevo vedere mondi fantastici, compiendo ogni giorno un viaggio diverso, visitando i luoghi creati dalla mia immaginazione, imparando molto più che dai libri di scuola.
Animali bizzarri e meravigliosi, con tre occhi, tre zampe e tre cuori, alberi alti fino al cielo, provvisti di foglie rosa e azzurre, fiumi di aranciata frizzante, quella che piaceva a me.
E tutto ciò era niente.
Spesso, infatti, ciò che vedevo cambiava.
Fuori da quella finestra poteva esserci il mare in tempesta, il vento che soffiava minaccioso sul suo vetro. Il nero veliero dei pirati si avvicinava ad una nave di ricchi aristocratici inglesi, e... boom!
I cannoni risuonavano nell'aria, si issanavano le vele nere come la pece, i banditi del mare assalivano la nave dei ricchi britannici.
Facevo sempre il tifo per i pirati: erano diversi e spaventavano gli altri, proprio come me.
Altre volte, dalla finestra vedevo il cielo, e volavo.
Spesso le nuvole erano vicine quasi a toccarle, ed una brezza leggera sfiorava il vetro della finestra. Vedevo uno stormo di rondini, e fluttuavo nell'aria con loro, guardando com'era la mia città vista dall'alto, o magari com'era solvolare le nuvole, per poi ripiombare in picchiata verso la Terra, o fare tanti giri della morte, roteando fino ad avere mal di testa, facendo zig zag tra le montagne e sentendo l'aria che scompigliava i miei capelli corti, con la faccia umida, piena di gocce di vapore delle nuvole.
E magari dopo questo avrei fatto un salto nel mondo marino, respirando sott'acqua senza bombole o boccaglio e riuscendo a vedere bene senza gli occhialini, nuotando velocemente e osservando da vicino tantissimi pesci e coralli colorati, immergendomi con squali, balene e delfini.
Girando tutto il mondo per poi tornare a casa, ogni volta in tempo per la cena.
Ultimamente, però, alla mamma andava sempre meno a genio che io compissi simili avventure. Era preoccupata, diceva al telefono frasi come: "Fissa il vuoto, Maria, te lo assicuro", o "Mio figlio non sta bene!" o ancora: "Dottore, sono ore che è incollato alla finestra senza parlare, con gli occhi puntanti sull'edificio di fronte".
Ma io non capivo. L'edificio di fronte? Forse intendeva l'alto albero colorato, o la nave dei pirati.
Io non avevo mai visto nessun edificio.

***

Spesso, guardando fuori dalla finestra del mio piccolo appartamento, vedevo un bambino col naso incollato al vetro che lo separava dal mondo esterno.
Era piccolo, minuto, magrolino, con dei grandi occhi azzurri, che occupavano lo spazio di quasi tutto il viso. Quelle due pozze di cielo sembrano guardare il vuoto, ma se ci si fermava ad osservarle attentamente, al loro interno si sarebbe potuto scorgere molto più di quel che si credeva.
A volte vedevo, nel profondo di quegli occhi, una nave di pirati che solcava il mare in tempesta, in altri momenti, invece, avrei giurato di notare al loro interno dei cerbiatti dorati che correvano veloci in una foresta e, altre volte ancora, un cane blu con tre occhi e tre zampe, un deltaplano, delle rondini, un albero alto fino al cielo.
Poi, distogliendo a fatica lo sguardo dagli occhi magnetici di quel ragazzino, e rivolgendolo poco più in basso, si poteva scorgere un piccolo sorriso gioioso, ed un dentino da latte, storto e dondolante, che stava per essere sostituito da un successore dritto e forte.
Quel bambino allegro riusciva a vedere, senza il minimo sforzo, tutto ciò che nessuno aveva modo di immaginare.
Aveva del potenziale.
Ed io osservavo in silenzio, nell'attesa di potergli insegnare a sviluppare le sue capacità.

Pensieri stupidi da leggere in bagno -TWWG16-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora