Era una banale giornata di marzo, lui stava come al solito giocando a pallone contro il muro, quando ad un tratto un piccolo uccellino sgusciò fuori dal suo piccolo nido adagiato sul ramo più alto di un piccolo e docile albero, a quel punto James guardando il piccolo uccellino fece cadere dalle sue piccole mani il pallone, ma a lui del pallone non importava, ormai era perso nei suoi mille pensieri riguardanti quel piccolo uccellino. Il pallone era ormai distante, anche troppo, ed infatti era finito dall'altra parte della ringhiera. James era titubante, ricordava ancora le raccomandazioni della mamma nelle quali gli diceva sempre di stare alla larga dal recinto, ma quello d'altronde era il pallone preferito di James, e quindi ignorando le raccomandazioni della madre passò attraverso una piccola fessura e intravide il pallone, così arrancò verso esso nella speranza di acchiapparlo, ma, il pallone che a lui sembrava così vicino in realtà era distante, anche troppo per quell'innocente bambino, non sapeva cosa fare e, nel dubbio decise comunque di avvicinarsi alla piccola sfera color porpora. Il pallone era ormai adagiato sotto un grande albero dotato di rami grandi e forzuti, che al contrario degli alberi al di là della ringhiera non possedevano alcun nido. Era un luogo alquanto desolato, come se fosse stato abbandonato da decenni, non presentava alcuna forma di vita. Ma James era ancora lì, quasi incantato da quello strano spettacolo.