...non voglio raccontarvi del primo bacio, o della mia prima cotta, credo che diventerebbe una cosa un pochetto monotona; ma voglio raccontarvi del mio giorno speciale, di quando i miei occhi si sono scontrati contro i suoi castani.
Quel giorno lo ricordo bene, ero piccola e stavo correndo all'interno di un corridoio, le mura bianche mi sfrecciavano ai lati e l'odore di disinfettante non voleva smetterla di prendere il possesso delle mie narici.
La cosa buffa è che mentre correvo per raggiungere la stanza numero 20, dietro a me le infermiere continuavano ad urlarmi che negli ospedali non si corre e mia zia l'avevo ormai persa alle scale.
Correvo e leggevo i numeri che mi apparivano sfuocati.
La riconobbi subito la sua stanza, un enorme fiocco rosa riempiva quelle pareti vuote e tristi.
Mi fermai qualche istante ad ammirare la porta. Ricordo che avevo paura ad entrare e la mia testa continuava a porsi sempre la stessa domanda: e se non le piaccio?
La mia mano era rimasta a mezz'aria, come se la porta fosse troppo grande per me ed io non avrei potuto aprirla neanche provandoci con tutta la forza che avevo, ma una mano aggrappó la maniglia e girandomi un sorriso mi scaldò il cuore.
-Perché non entri, piccoletta?- mi chiese la zia.
-Ho paura- le confessai io. Lei tolse la mano dall'immensa barricata che mi separava da ciò che volevo vedere e mi prese in braccio chiedendomi:-E sentiamo, di cosa avresti paura?-
-Se non le piaccio, cosa faccio?- diedi voce al mio pensiero che fino a quell'attimo prima mi aveva assillato la mente.
-Se non entri non lo scoprirai mai- mi disse lei amorevolmente per poi aggiungere -entriamo?- ed io le feci un cenno di acconsenso con la testa.
La porta si aprì ed io scesi dalle braccia della donna e corsi verso mia madre.
Lei era seduta su quell'orribile letto di ospedale, sembrava pure scomodo, ma lei era felice di stare lì, continuava a sorridere e a guardare la bambina mangiare il latte dal suo seno.
La guardava come se fosse un diamante, non si era nemmeno accorta di me mentre la stava allattando, finché la bimba non mi guardò.
Due occhietti dello stesso colore delle castagne mi scrutavano con dolcezza. Fu la sensazione più bella incatenare il mio sguardo al suo.
-È la mia sorellina?- chiesi timidamente a mia madre.
-Sì, questa è la tua sorellina...Lei è Silvia- mi disse la mamma sorridente. La sua voce era stanca ma dolce come sempre.
Ricordo che avevo paura e che provai anche un po' di gelosia a causa delle nuove domande che mi sorgevano nella mente: e se lei diventasse più importante di me? E se la mamma preferirebbe lei a me? E se volessero più bene a lei?
Nella mia testa c'erano domande su domande, una dietro l'altra senza mai fermarsi per darmi l'occasione di pormi qualche risposta, solo domande che si fermarono solo quando la voce della mamma mi chiese:-Vuoi prenderla in braccio?-
Io la guardai un po' stranita, si fidava a lasciarmi prendere in braccio la mia nuova sorellina. Le dissi di si allungando le braccia.
-fai attenzione che è molto fragile- mi raccomandò le premurosamente.
-Si starò attenta- la rassicurai io.
Lei me la passò delicatamente tra le mie braccia, non pesava molto ed era morbida, paffutella.
Lei mi prese i capelli e li titò bruscamente verso di sé lasciandomi sfuggire un piccolo gemito di dolore. Mentre continuava a tirarmi i capelli sembrava mi sorridesse ed io la guardavo quasi incredula.
-Le piaci- mi disse la mamma -di solito piange con gli altri, avrà intuito che sei sua sorella-.
Io guardai quella piccola bimba che stava tra le mie braccia e sorridendole le dissi:-Ciao, io sono la tua sorellona e da oggi in poi ti proteggerò- lei mi guardò negli occhi per poi mettersi a piangere ed io spaventata da quelle improvvise urla la ridiedi alla mamma che l'accolse in un abbraccio pieno di amore e di calore, quello che solo lei sapeva darci.
Fu quella la prima volta che io conobbi la mia nuova e dolce sorellina, e fu quel giorno che per la prima volta la presi in braccio.