La ragazza dagli occhi diversi

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Questa storia inizia, come molte altre, fra le bianche braccia di una giovane donna. Ella era madre di due piccoli e futuri eroi, fratello e sorella. Di tale donna non ne richiamerò qui il nome, né tantomeno gli amori, i litigi e le primavere che la portarono a dare alla luce i propri pargoletti. Dirò soltanto che era una etark: questa è la prova che non sto per raccontare una storia di curiosi fenici, forti achei o neri numidi. Non parlerò di umani come noi, bensì tratterò una storia etark.

Costoro sono il popolo dell'Oltreoceano; abitanti della verde e quieta terra che sbuca su dal mare a ovest delle Colonne d'Ercole. Se vi trovaste faccia a faccia con un etark, certamente direste: "Oh viandante, hai gli occhi diversi per colore uno dall'altro!"; ebbene, avete notato la causa dell'esclamazione? Gli occhi! Posso perciò confermarvi che gli etark sono molto simili, per il resto, a noi figli di Zeus. Hanno due gambe e due braccia, le guance, la pancia, i capelli e il naso; si vestono come noi, con peplo e sandali; da piccoli gli piace correre e giocare, da giovani amare ed essere amati, da grandi proteggere e dare la vita. 

In quasi tutto siamo fratelli, eccezione per gli occhi e i Divini oggetto delle preghiere: gli etark ripongono fede in quelle che chiamano Divinità. A differenza dei nostri viziosi, estroversi e luminosi Dèi, figli e fratelli di Zeus padre, le Divinità sono silenziose e misteriose. Non appaiono facilmente agli etark, eppure ve n'è una per ogni luogo. C'è una Divinità per ogni abbraccio, focolare, amore che nasce e alberello piantato nel campo. Al contempo, però, le Divinità sono rare e preziose: rare perché, anche se tante, difficilmente ne vedrete una. Preziose, perché misteriosamente deboli e timide. Seppur potenti nello spirito, esse si mostrano solamente a uno sparuto gruppetto fra tutti i numerosi etark d'Oltreoceano; precisamente a tre fra loro: il Prescelto, l'Atta Wanax e il Wanakti.

Ma perché sto raccontando queste cose? Ebbene: la ragazza dagli occhi diversi, protagonista della nostra storia, è figlia di quella donna di cui vi ho parlato poco fa. Inoltre la ragazza in questione diverrà, un giorno, Wanakti degli etark. Era per me importante farvelo sapere; mi premeva dirvi che con il passare del tempo, lungo il tragitto prestabilito dal Fato signore, Catlyn -il nome della nostra protagonista- diverrà una persona rispettata e ammirata. Prima, però, dovrà crescere. La giovinezza che la porterà a diventare donna non ci riguarda, non è questo il luogo in cui parlarne. Qui parleremo della Catlyn fanciulla, null'altro che una comune piccola etark, una ragazza dagli occhi diversi e il cuore avido di battiti e sogni. Riprendiamo da dove ci eravamo interrotti e, prometto, d'ora in poi parleremo solo di cose interessanti.

Come ho già detto, questa storia inizia tra le braccia di una giovane madre. Ella era una comune etark: desiderosa di pace e tranquillità, nella propria vita si era prodigata affinché tale sogno potesse divenire realtà e aveva trasmesso questo tratto anche alla figlioletta, la nostra protagonista. Ora le due, madre e figlia, erano strette in un abbraccio sulla soglia di casa. La futura eroina appariva, in quell'istante, solo una fanciulla abbracciata alla madre. O meglio, la madre la stringeva forte al petto, perché a Catlyn gli abbracci non piacevano proprio...

"Sto bene mamma. Lasciami andare, Hero mi sta aspettando", la voce di Catlyn: un sussurro, flebile e sottile.

"Tuo fratello... dovrebbe farsi abbracciare pure lui, quel bel giovanotto!"

Tutte le mattine la madre la salutava così, prima di permetterle scappare alla lezione del precettore pubblico. E ogni mattina Catlyn rispondeva: "Potevi farmi bella anche a me", quindi veloce svincolava via e correva lungo la pietrata, la strada tutta rocce e sassolini che le buone Divinità pensarono, nei tempi remoti, apposta per far sbucciare le ginocchia ai fanciulli.

La città in cui abitava Catlyn era la più grande mai costruita dal popolo d'Oltreoceano. Non aveva nome -nessuna città etark lo ha- però è certo fosse la più grande... perché era l'unica! Ossia l'unica vera città, con tanto di mura di cinta e marmorei templi, entro i Confini abitati dagli etark. Gli altri centri abitati erano villaggi e cittadine non certo confrontabili con la ben costruita Micene, o la bianca Atene della nostra Ellade...ebbene, in tale città capitale etark, lungo quella diritta, ampia e pietrosa strada, tutte le mattine avreste visto correre la nostra ragazza dagli occhi diversi. Il suo volto si ammorbidiva in un sereno sorriso, poiché a Catlyn piacevano le lezioni del precettore pubblico. I suoi occhi, blu il destro e verde l'altro, le brillavano in viso. Inoltre alle lezioni si vedeva con tutti i propri amici. Ossia i tre amici: il biondo Tylon, l'esile Itok e la oltre ogni modo bella Lunete. Ma questa mattina...

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