Sto seduta a gambe incrociate sul letto di Alex mentre guardo delle foto su instagram di una di quelle pagine dove abbinano delle caratteristiche ad ogni segno zodiacale. La maggior parte delle cose sono tutte create a caso senza nessun criterio, dopo un po' annoiano ma sto cercando in tutti i modi di ignorare mia cugina Sofia che continua a blaterare ammirando il suo riflesso. Si sta preparando per la festa in paese di stasera. Normalmente andrebbe anche in pigiama ma esce con Marco quindi deve essere al suo meglio.
Stufa, lancio il cellulare dall'altro lato del materasso e mi distendo a gambe incrociate, ripassando col dito la sagoma delle paperelle gialle sullo sfondo blu della fodera piuttosto infantile del cuscino.
Immaginando l'espressione di disgusto trattenuto che farà il mio migliore amico alla vista delle lenzuola nuove di mamma mi scappa un risolino."Giulia Margaret, mi stai ascoltando?!" la voce petulante di Sofia mi risveglia dal mio incantamento e mi constringo a prestarle attenzione.
"Allora, racconta. Come vi siete detti addio tu e Alex?" chiede Sofia maliziosamente mentre applica il mascara nero sulle sue ciglia già estremamente lunghe davanti lo specchio dentro l'anta del mio armadio miele, formando una 'o' con la bocca.
La guardo stralunata.
Di cosa sta parlando? Quale addio?"Cosa?" balbetto confusa. "Addio?" No, non può essere vero. Starà scherzando. Spero.
"Presumo che ormai sia all'aeroporto. Mi stupisce che tu l'abbia lasciato partire così facilmente visto il vostro rapporto così... 'intimo'" dice mimando le virgolette e si volta verso di me alzando un sopracciglio. Dopo aver guardato la mia espressione, capisco dalla sua faccia che non sapeva che non fossi a conoscenza di nulla.
"Oh cazzo! Credo di aver fatti la cazzata più grande della mia vita" si porta una mano alla fronte come a proteggersi da una luce troppo forte.
"Se è uno scherzo non è divertente." dico cercando di essere scherzosa ma il panico comincia ad espandersi sul mio petto.
Sofia stringe tra le dita una ciocca di capelli bionda e ci giocherella, cercando in tutti i modi di evitare il mio sguardo guardando in giù, verso i suoi stivaletti neri. Questo è il suo modo nervoso di dirmi che vorrebbe che una crepa gigante si apra sul terreno sotto ai suoi piedi per inghiottirla.
Mi alzo di scatto dal letto e apro il cassetto accanto al mio dove dovrebbero esserci tutte le cose di Alex: niente.
Controllo anche la sua parte di armadio ma è vuota pure quella.
Guardo sotto il letto e la valigia blu scura non c'è.La consapevolezza di quello che stava succedendo mi colpisce. Avevo il presentimento che mi nascondesse qualcosa quando l'ho visto uscire furtivamente con il borsone nero del calcietto sulle spalle, quasi non volesse farsi vedere da testimoni mentre trafugava il cadavere di qualcuno.
Quando l'avevo beccato come un ladro mentre apriva la porta principale, mi aveva liquidato con un "sto andando ad allenarmi", stringendo ancor di più la presa sulla tracolla del borsone.
Io mi ero offerta di fargli compagnia durante il traggitto ma aveva rifiutato, dicendo che ci aveva già pensato mio padre e che lo stava aspettando nel vialetto. Effettivamente era così, mio padre gli stava intimando di sbrigarsi da dentro l'auto grigia metallizzata ma di solito non si era mai offerto di accompagnarlo.Scioccamente, avevo pensato che volesse solo passare un po' di tempo da solo con papà per poter risolvere alcune loro incomprensioni. In questo periodo si erano comportati in modo strano, guardandosi negli occhi per minuti, facendo conversazioni troppo silenziose affinché le mie orecchie potessero sentirle.
Quindi non ho insistito molto quando era uscito dalla porta frettolosamente, cercando di mettere più spazio che potesse fra noi, non sono un tipo morboso. Gli avrei chiesto delle spiegazioni più tardi, al sicuro tra le pareti di quella che ormai era la nostra stanza.
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Il barattolo dei sogni.
Short Story"Dove è diretto quel volo?" chiedo mentre prendo il barattolo dei sogni, anch'esso vuoto, nello spazio tra il mio letto e quello di Alex. Un'altra prova che se ne stava andando veramente. Devo fermarlo.