2 anni e 7 mesi dopo
Il vento caldo mi scompiglia i capelli raccolti in una coda disordinata e fa svolazzare alcuni soffioni accanto a me che volano verso il sole mentre tengo aperto il mio libro preferito tra le mani.
Sono qui quest'anno, sul punto più alto della collina. Mia madre mi aveva pregato così tanto di venire, dopo tutto ci vedevamo solo tre giorni durante le vacanze di Natale. L'università mi toglieva tutto il tempo libero ma devo ammettere che non mi sono impegnata a ritargliarmi qualche ora da passare a casa con la mia famiglia.
Nelle scorse due estati mi sono costretta ad partecipare a qualche stupidissimo campo estivo pur di non venire in questo posto.
Non mi impegnavo molto, infatti non ho ricevuto nessuna delle medaglie o premio che poteva vincere anche uno scoiattolo aiutando una vecchina scoiattolo ad attraversare la strada.Due anni fa avrei sicuramente sperato che Alex comparisse come per magia, facendosi spazio tra l'erba e distendendosi accanto a me sulla coperta rossa a quadri, come sempre. Lui a guardare il cielo e io a guardare lui. Certe volte mi chiedeva di leggergli qualcosa ed io recuperavo la copia sgualcita di uno dei tascabili dal borsone con i viveri e citavo sempre le stesse frasi segnate con l'evidenziatore, le mie preferite, ma lui non se ne curava.
Non ero ancora pronta ad un altra delusione.Ma anche dopo tutti i miei sforzi, non mi sono abituata alla sua assenza, ho solo imparato a conviverci. Credo di essere finalmente riuscita ad andare avanti. Ci sono stati giorni, e addirittura settimane dove sono riuscita a dimenticarmi di lui. Ovviamente dopo riappariva, con un ghigno sul volto continuando la sua tortura.
Era come un costante mal di testa, forse se mi fossi spaccata la testa prendendo esempio da Zeus, sarebbe uscito dai miei pensieri.Proprio in quei momenti in cui la sua assenza era persistente, avrei preferito che qualche tipo di macchinario mi avesse cancellato tutti i momenti passati con lui, come se non ci fossero mai stati, come se lui non fosse esistito. Come se io non fossi mai esistita.
Ma sicuramente mi sarei resa conto dell'enorme cazzata che avrei commesso solo pochi secondi prima di averlo cancellato completamente.
In questa collina riesco solo a ricordare tutti i suoi pregi. Qui non litigavamo mai, per noi era come un posto sacro a cui portare rispetto.
Mi manca, molto.
Mi mancano le sue lamentele la mattina quando alzavo le tapparelle della finestra e i raggi del sole gli colpivano il viso, costringendolo a sotterrarsi sotto il cuscino.
Mi manca doverlo far cadere dal letto per farlo alzare.
Mi manca quando alcune volte, quando non riuscivo a scappare, mi afferrava per il polso e mi faceva il solletico fino a ché non promettevo di non svegliarlo più in quel modo (promessa che non mantenevo mai).
Mi manca il suo bussare ripetutamente alla porta del bagno quando sprecavo troppo tempo per truccarmi.
Mi manca trovare i suoi vestiti sporchi per la stanza.
E odio il pensiero che lui molto probabilmente mi ha dimenticata e superata in fretta, con una ragazza, una di quelle top model alte, magrissime con una quarta di reggiseno e un culo da far invidia a Jennifer Lopez, mentre io sono qui a ricordare tutte le piccole ed essenziali cose. Dev'essere stato facile per lui abbandonarmi, come bere un bicchiere d'acqua.
Sono così presa dal mio monologo che devo rileggere la pagina del romanzo tre volte prima di capire. Mi ero dimenticata di averlo tra le mani.
Alle mie spalle sento un rumore e giro la testa di scatto. Niente, sarà stato un coniglio, qui ce ne sono parecchi.
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Il barattolo dei sogni.
Short Story"Dove è diretto quel volo?" chiedo mentre prendo il barattolo dei sogni, anch'esso vuoto, nello spazio tra il mio letto e quello di Alex. Un'altra prova che se ne stava andando veramente. Devo fermarlo.