26 Dicembre 2009 – 26 Dicembre 2010
E' passato un anno.
Ci credi?
Te lo saresti mai aspettato?
Un anno.
Trecentosessantacinque giorni da quanto tu hai preso quella decisione.
Un sms.
"Ti devo parlare".
Semplice spiegarsi e provare a parlare da un telefono.
Dietro a uno schermo, ci si riesce a nascondere.
E anche benissimo.
"Ho bisogno di una pausa".
Pausa da cosa?
Non me l'hai mai detto.
Come non hai detto moltissime cose.
Moltissime cose che sono state omesse, dimenticate, non dette appositamente.
"I miei problemi me li risolvo da solo".
Eh già, peccato che quando si è in due non è così.
Ma tu non ne hai mai voluto sapere.
Parole.
Milioni di parole dette.
Milioni di parole vomitate come un pranzo indigesto.
Parole inutili.
Frasi dette solo per abitudine.
Quando sarebbe bastato un "Come stai?".
Vuoi sapere come sto? Male.
Ma non hai chiesto.
"Il treno ha deragliato ed è uscito dai binari."
Quale treno, scusa?
"Il mio."
Ah.
"Una settimana mi basta."
Certo, le pause hanno dei tempi definiti.
"Promettimi una cosa"
La mia risposta?
"Non posso prometterti nulla, ora come ora."
"Provaci comunque."
Provare, sperimentare, esaminare, tentare.
"A fare cosa?" stupida ed ingenua domanda.
"A non piangere."
Peccato.
Una lacrima scorreva già sul mio volto.
Una lacrima amara.
Sapeva di quello, credo.
Era amara e sapeva di presa in giro.
Fottiti.
Un chiaro e semplice pensiero nella mente.
Fottiti.
Due anni non possono volatilizzarsi per "una pausa".
Inutile, insensata pausa.
Che poi ogni persona sa già dove finisce la "pausa".
Più che altro, sa cosa comporta questa pausa.
E' una sorta di stand-by inutile.
Un qualcosa che ti prepara all' "Allora addio".
Ma non si hanno le palle per dirlo.
Non si hanno le palle per distruggere una persona.
Perché se ci sono dei problemi, si affrontano.
"Parlami, spiegameli, possiamo risolverli..."
Povera illusa, vero?
"No, sono miei me li risolvo io"
Bella maturità.
Però ti devo ringraziare.
O forse no, questo credo proprio di no.
Devo ringraziare solo me stessa.
Perché se sono la persona che sono ora, non lo devo a te.
Non devo niente a te.
Non sei riuscito a tirarmi giù con te.
Mi sono rafforzata.
Mi sono guardata dentro.
Sono arrivata fino in fondo al mio essere.
Ho rimesso a posto tutti i tasselli di un puzzle.
Perché ci sono dei momenti in cui ci sente davvero a pezzi.
Sono cresciuta.
Sono diventata più forte.
Sono diventata nuova.
"Una donna in rinascita..."
E davvero, non c'è niente di più bello che sentirsi così.
Così forti.
Così se stessi.
Ci si sente così.
"Come la primavera a novembre..."
"...quando meno te l'aspetti".
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Come la primavera a novembre
Short StoryMolte domande, nessuna risposta. Un anno dopo, una ragazza ripensa alla fine della sua storia.