Prologo

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"La prossima." Un tipo vestito di nero e con un cappellino dello stesso colore appoggiato al muro del corridoio annunciò il mio turno al colloquio. Cercavo un posto da assistente per riuscire a pagarmi le spese più importanti, la casa, la macchina e roba simile. E fare da assistente a James McAvoy era proprio il lavoro adatto a me. Entrai nel camerino di James, sul set di 'X-Men First Class'. Non sapevo perché avesse deciso di fare i colloqui nel suo camerino, ma il posto non mi metteva assolutamente in imbarazzo. Chiusi la porta alle mie spalle e quando mi voltai trovai lui seduto (o meglio stravaccato) sul divano e un altro uomo appoggiato al ripiano di fronte allo specchio, con un fascicolo in mano. A qualche passo da me, una sedia nera aspettava solo di essere occupata.

"Prego, si sieda." Disse l'uomo davanti allo specchio. Mi accomodai e accavallai le gambe, sistemai la gonna sulle ginocchia e drizzai il più possibile la postura, in modo da essere ancora più sicura di quello che facevo. James si raddrizzò sul divano e cominciò a osservarmi. Dopo qualche secondo si fece passare un fascicolo dal tipo allo specchio e vi lesse qualcosa.

"D'accordo... Erika. Parlami di te." Disse, per poi tornare con lo sguardo su di me.

"Sono Erika Watney, ho 28 anni e sono di Dayton, Ohio." Cominciai, sistemando il colletto della camicia bianca che indossavo. "Sono una persona che ama le sfide e adoro viaggiare, non mi faccio nessun problema a partire senza preavviso, ho praticamente la valigia sempre in man..."

"Ami le sfide, eh? È per questo che sei qui?" Chiese James, interrompendomi. Una cosa che odio è proprio essere interrotta, perciò mi scappò un sospiro e, guardandolo negli occhi con aria di sfida, gli risposi a tono.

"Si, e non ho paura di farmi mettere i piedi in testa." Soprattutto da un attore strapagato e pieno di sé come te.

"Ottimo, continua."

"I miei amici mi dicono sempre che sono iperattiva, di solito non riesco mai ad andare a dormire prima di mezzanotte. Sono solare e, quando ho tempo, leggo molto..."

"Grazie Erika, può bastare." Mi interruppe James.
Sta calma Erika. Non sa che odi essere interrotta. Se ti assumerà avrai tutto il tempo che vuoi per spiegarglielo.

"Le faremo sapere tra un paio di giorni." Disse l'uomo allo specchio. Notai un cartellino sulla sua giacca. Si chiamava Mike.

"Grazie per la vostra attenzione." Risposi, alzandomi. In un lampo si alzò anche James e mi bloccò il passaggio. Alzai lo sguardo su di lui e incontrai il suo. Rimasi a guardarlo negli occhi per un tempo che sembrava interminabile.
Sono gli occhi più belli che abbia mai visto. Cavoli, che sfumature fantastiche...

"Begli occhi." Disse, riempiendo il silenzio carico di tensione che ci circondava.

"Grazie." Risposi. Anche io ho gli occhi blu, ma non belli come i suoi. Mi accorsi che aveva una mano stesa verso di me, in attesa che gliela strinsi, e lo feci.

"Il posto è tuo, Erika." Rimasi un attimo di sasso, elaborando le parole che aveva appena pronunciato.
Aspetta, cosa?! Com'è possibile?

"James che cavolo stai dicendo? Abbiamo altre dieci ragazze da ascoltare e altri due giorni per decidere, perché..." disse Mike, interrompendo il flusso dei miei pensieri.

"Mike, sta calmo." Rispose lui.

"Ma..."

"Mike. L'assistente è la mia e me la scelgo io, okay?" Disse, continuando a stringermi la mano. "Benvenuta nella squadra." Con una mano a sfiorarmi la schiena mi accompagnò fuori dal camerino. "Grazie a tutte per essere venute qui oggi, mi dispiace di non avervi potute ascoltare tutte, ma ho trovato la persona che più si adatta a questo lavoro." Un brusio di voci femminili contrariate si levò nel corridoio, ma io non ci feci caso.

"Grazie signor McAvoy." Dissi, voltandomi verso il mio nuovo capo.

"Signorina Watney, è stato un piacere. Ci vediamo domattina qui alle 9." Rispose, sorridendo. I suoi perfetti denti bianchi risplendettero tra le sue labbra sottili che sembravano disegnate con il pennello. Mi voltai verso il corridoio e, sotto gli sguardi accigliati di una decina di altre ragazze, uscii dal set.
Ero incredula e per tutto il tragitto dal set al mio albergo continuai ad avere un sorriso da scema stampato in faccia.

Blue {James McAvoy}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora