"Cause you're a sky,
you're a sky full of stars,
such a heavenly view
you're such a heavenly view."
Sbatte il pugno contro l'armadietto, quando il quaderno di aritmetica cade a terra, seguito immediatamente dal malloppo che è in realtà il libro di storia. Non si preoccupa del dolore che si irradia per tutta la mano, fino a raggiungere il gomito, con una scossa infinita di brividi che lo fa quasi tremare, perché troppo concentrato ad evitare gli sguardi dei ragazzi che passano al suo fianco senza smettere di parlottare tra di loro: quella giornata non sarebbe potuta cominciare peggio, davvero. Prima di tutto, quando quella mattina si era svegliato - con ben un quarto d'ora di ritardo e, per precisare, era stata tutta colpa di suo fratello - la caffettiera era vuota e il tempo per prepararsi un caffè non lo aveva affatto; aveva - ovviamente - perso l'autobus, per cui se l'era dovuta fare a piedi fino a scuola, maledicendo continuamente l'universo che sembrava essergli irrimediabilmente avverso; appena raggiunto il cancello, inoltre, Dragusin - il perfetto capitano della squadra di football della scuola, osannato da tutte le cheerleaders - aveva preso a lanciargli terribili frecciatine stile bambini dell'asilo. Alex aveva ostentato sicurezza, gli era passato da parte, mentre il moro si piegava in due dalle risate accompagnato dai borbottii degli amici, facendo finta di niente, come sempre. Se c'era qualcosa che sicuramente mancava ad Alessio, infatti, era proprio la sicurezza. Della serie: questa parola non esiste nel mio vocabolario. Insomma, non era proprio il tipo di ragazzo che poteva permettersi di essere sicuro di sé: occhi piccoli e marroni, troppo banali, un taglio di capelli indecente - che, seriamente, non andava di moda dagli anni della caccia alle streghe, probabilmente; suo fratello glielo ripeteva in continuazione - le gambe un po' grassottelle e qualche chilo di troppo. Faceva di tutto per passare il più possibile inosservato, evitava di vestire in modo appariscente e di scatenare un qualsiasi scandalo che lo riguardasse o meno. Non frequentava nessun club scolastico, né tantomeno faceva parte di una delle tante squadre atletiche, e aveva pochissimi amici, per non dire nessuno. C'era Enrica, la sua salvatrice - «Se non ci fossi tu qui, non so come farei En» - la persona più vicina ad una migliore amica che avesse. In ogni caso, quando si trovava nei corridoi di scuola, cercava di intrattenersi con pochissimi ragazzi, non si sa mai.Per questo quando si ritrova gli occhi di metà istituto addosso, quella mattina, il pensiero di prendersi a sberle e pugni gli attraversa la testa due o tre volte. Odia infilarsi nei casini da solo, ma, insomma, sembra che lui e le situazioni sconvenienti e imbarazzanti vadano a braccetto - non lo fa del tutto apposta, in fondo. Sorride impacciato ad Enrica che gli si avvicina velocemente, aiutandolo a raccogliere i libri che sono caduti ai suoi piedi, e la ringrazia con un debole sospiro, pregno di scoraggiamento. Con i volumi la ragazza solleva anche una busta leggera, che sembra apparentemente vuota.
«Dev'essere caduta dal tuo armadietto» afferma, passandola ad Alex, che prende a girarsela tra le mani, stando attendo a non piegarne gli angoli. Non ricorda di aver ricevuto lettere da consegnare a casa da parte dei professori, ma in quei giorni è così distratto che non può esserne sicuro al cento per cento. La osserva, cercando una firma o qualcosa che gli permetta di capire chi l'abbia scritta e per accertarsi che sia davvero destinata a lui. La busta è, però, immacolata, bianca quanto un lenzuolo pulito sul letto di una camera d'albergo. La carta sfrega delicatamente sulla sua pelle e lascia un taglietto che si colora immediatamente di rosso: Alex non sa che farne. Sul serio, non è nemmeno sicuro che sia per lui e vuole evitare altri guai - leggere la posta di altri lo metterebbe senza ombra di dubbio nei casini.
«Beh, che aspetti?» lo esorta Enrica, che sembra quasi più eccitata di lui. Sta confabulando qualcosa tra sé e sé riguardo ad un ammiratore segreto e a lettere d'amore, Alessio sbuffa una risata dicendole di lasciar perdere quelle cavolate da film americani e apre lentamente la busta, come se avesse paura di romperla o, meglio, di scoprirne il contenuto.
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You're my heavenly view || Gennex
FanfictionIn cui Alex è un ragazzo davvero insicuro, fino a quando non comincia a trovare misteriose lettere firmate da -G. che lo fanno sentire speciale. Gennaro/Alessio HighSchool!AU Fandom: Urban Strangers Conteggio: ~4.3K (Il prompt l'ho trovato su twitt...