Prologo

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A volte capita a tutti noi di fermarci e pensare. Pensare a cosa sia andato storto nella vita, pensare ai  sogni che ancora devono realizzarsi, pensare all'amore mai ricevuto, alla persona giusta mai trovata, alle delusioni ma anche alla felicità provata nei momenti meno cupi della vita, il divertimento, i veri amici, l'adrenalina nel rompere le regole, le corse fatte per scampare agli adulti che non facevano altro che correre pur di raggiungere quei giovani ragazzi che davano fastidio e dopo pochi minuti si fermavano a causa del poco esercizio che non gli aiutava col diaframma.
Sono le quattro del mattino e io sono ferma, davanti alla finestra a fissare le goccioline di pioggia scivolare lungo il vetro. I pensieri mi invadono la mente e io non posso fare altro che pensare se stia facendo o no la cosa giusta. Ho sempre ammirato New York. L'ho sempre vista come una speranza, quella di poter dare finalmente una svolta  alla mia vita. Sono rimasta sulla stessa pagina per troppo tempo, è il momento di voltare e passare a quella successiva. Non sono mai stata brava a prendere decisioni nella mia vita ma questa volta ne sono sicura. Voglio raggiungere la città dei miei sogni, i grattacieli, le villette di periferia, i grandi negozi le aziende, persino la scuola. Ho sempre avuto un debole per le scuole americane. Continuo a guardare la pioggia e man mano che il tempo passa mi rendo conto che la mia nuova vita sarà completamente diversa da quella che ho vissuto finora. Porto il mio sguardo all'orologio posto sul muro e non appena mi rendo conto che manchino solo 40 minuti prima del check-in che dovrei fare in aeroporto, salto da sopra al davanzale e sistemo le ultime cose sperando di non aver scordato niente...cosa molto improbabile visto che a stento mi ricordo dell'esistenza di Rex, il mio cane che in questo momento non fa altro che infastidirmi. E dire che gli ho dato un nome latino, terza declinazione...che schifo. Scuoto la testa per non pensare più ad una materia che ho studiato per tre anni e che ho odiato e amato allo stesso tempo per poi ritornare a pensare alle mie valigie e alle svariate borse che sono costretta a portare fino al piano di sotto. Ogni giorno rischio la mia vita percorrendo queste scale. Se oggi non mi succede niente giuro che andrò a fare un pellegrinaggio a Lourdes. Come non detto. In pochi secondi mi ritrovo con il fondoschiena a terra e con tutte le borse e valigie in giro per il corridoio. Io l'ho sempre detto che sono sbadata ma la vita neanche mi viene in contro. Dopo vari lamenti mi alzo, riprendo tutta la mia roba e apro il portone di casa trovando mio padre con un sorriso stampato in faccia ma allo stesso tempo si nota un briciolo di tristezza nei suoi occhi. "Sei pronta piccola?" mi chiede e io annuisco sorridendogli, anche se una risposta esatta a questa domanda non saprei darla. Sono davvero pronta?

Non faccio altro che guardare il tabellone dove sono segnati gli orari dei voli. Il mio è alle 5.20, sono qui da esattamente mezz'ora e dire che l'ansia mi sta divorando è poco. "I passeggeri del volo 114 sono pregati di salire a bordo, l'aereo decollerà fra 20 minuti". Non appena sento la voce femminile proveniente dall'altoparlante mi alzo di scatto dalla sedia e guardo i miei. Sono impaziente di partire ma allo stesso tempo dispiaciuta di lasciare due delle persone alla quale tengo di più. Nonostante questo, appena mia madre inizia con le raccomandazioni non posso far a meno di ridacchiare: "non dare confidenza agli sconosciuti, fai la brava ragazza, mangia tanto altrimenti dimagrisci troppo e non posso vedere la mia piccola Emily simile ad uno stecchino, non fumare, non bere troppo alcool, ah e tuo padre ti ha portato una cosa". Quando finisce con l'elenco, guardo curiosa prima lei poi mio padre che caccia fuori dalla tasca della giacca una boccetta simile a quella di un profumo con un liquido arancione all'interno. "Spray al peperoncino!" Esclama mio padre e poi mi guarda come se mi stesse affidando la corona della Regina Elisabetta...quella donna è più sana di me nonostante abbia più di una novantina di anni, o almeno credo. Dicono che faccia la visita per vedere se ha il cancro ogni mese, che culo. Dopo questo momento di riflessione molto sensato da parte del mio cervello, ritorno a prestare attenzione a mio padre che mi porge lo spray. "Abbine cura e usalo quando vuoi, su chiunque tu voglia, se lo meriterebbero tu-" non finisce la frase visto che mia madre gli dà una gomitata e gli urla contro di stare zitto. Potrebbe essere stata una figura di merda ma mi ci sono abituata. Questa donna non fa altro che urlare dalla mattina alla sera. Addirittura una volta i vicini chiamarono il 118 poichè credevano fosse accaduto qualcosa di serio e sensato per la quale urlare disperata. In realtà in quel momento mia madre stava urlando poichè una delle mie sorelle fece cadere un bicchiere di vetro a terra facendolo frantumare in mille pezzi. La mise in punizione per una settimana, roba da pazzi. La voce femminile di prima interrompe i miei pensieri. "I passeggeri del volo 114 sono pregati di salire a bordo, l'aereo partirà fra meno di 15 minuti". Guardo i miei genitori per un ultima volta, consapevole che dovrò abituarmi a non avere gente isterica ma divertente per la casa e li stringo in un forte abbraccio. "Fa buon viaggio piccolina" dice mio padre scompigliandomi i capelli e io, per vendetta, scompiglio i suoi. Guardo l'orario e poi guardo loro, è arrivato il momento, il momento di partire, il momento di lasciare questa vecchia città nera e bianca, il momento di lasciarmi alle spalle tutto ciò che è successo in questi ultimi anni. Ho deciso che coglierò l'attimo, e nessuno potrà farmi cambiare idea.
Saluto per un'ultima volta i miei e salgo sull'aereo ormai consapevole che uno dei sogni che avevo fin da piccola, si sta finalmente per realizzare e anche che sarò così sfigata che accanto a me si siederà un bambino che non farà altro che rompermi le scatole per tutto il volo.

9.30 A.m, New York
Posso dire di aver passato le peggior 13 ore della mia vita in quell'aereo seduta accanto ad un bambino che non faceva altro che piangere con l'aggiunta del padre che russava in maniera non umana. Credo sia stato uno dei voli più stressanti che io abbia mai fatto. Neanche mio padre russa così forte di notte. E pensare che soffre anche di sonnambulismo. Una volta, quando avevo 9 anni, lo vidi entrare in camera con gli occhi chiusi che sussurrava cose del tipo "dov'è la mia birra" oppure "Marge, la birra!". L'episodio finí con lui che prese una delle mie bambole e credendo fosse della birra provò a bere. Non ho più rivisto quella bambola, mi manca ancora la mia piccola Tracy. Tralasciando i brutti ricordi, per fortuna ho potuto ammirare il panorama visto che il posto a me assegnato era vicino al finestrino. L'oceano visto dall'alto è un qualcosa di mozzafiato. Proprio come quando guardi American Horror Story e ti incanti davanti alla bellezza di Evan Peters. Mozzafiato. Mentre mi fermo ad immaginare Evan che mi chiede di uscire, vengo spinta in avanti cosa che mi porta a perdere l'equilibrio ma, non so come, riesco a non cadere. Mi giro dietro per vedere chi è stato ma non c'è nessuno di sospetto, solo sguardi straniti, abbasso lo sguardo e trovo il bambino dell'aereo che mi guarda male e che cerca di spingermi un'altra volta...ma che vuole questo marmocchio da me. Mi allontano velocemente ed esco fuori dall'aeroporto. Non posso far a meno di ammirare e rimanere a bocca aperta da ciò che mi circonda. Enormi grattacieli, possenti palazzi, una strada immensa e tante persone, tantissime. Sembrano tutti indaffarati, c'è gente che sfreccia a destra e a sinistra, probabilmente per lavoro. I taxi gialli ovviamente non potevano mancare, ce ne sono anche di più di quanto pensassi. Inspiro l'aria non troppo fredda di New York e mi rendo conto, finalmente, che ce l'ho fatta, sono qui e molto probabilmente non andrò più via.

MANGOH
Salve popolo di Capital City. Mi ci sto facendo prendere troppo la mano, ok. Comunque come vedete, ho deciso di fare una revisione (modestamente l'ho convinta io -Mary) e di conseguenza pubblicherò ancora una volta più capitoli sperando che siano leggibili e decenti. Questa storia l'ho iniziata a 13 anni, abbiate pietà di una me nana. Comunque nella revisione mi sta aiutando anche kimjxmary ovvero Mary.
Have a good day
Xoxo

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