PROLOGO

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Com'ero finita lì dentro?

Lo sgabuzzino in cui ero nascosta trasudava umidità da tutte le fessure.
Era buio,troppo buio anche solo per distinguere le dita delle mie mani.
Mi ero intrufolata in quel ripostiglio appena svoltato l'angolo, così i miei inseguitori mi avevano persa di vista.
Una folata improvvisa di freddo mi fece gelare il sangue nelle vene.
Qualcuno era passato davanti alla porta del mio nascondiglio, ma non si era fermato.
Un gocciolina di un liquido tutt'altro che pulito mi cadde sulla fronte e si confuse con le tante goccioline di sudore,ma non mi mossi, nemmeno di un millimetro.
Se mi fossi mossa lei mi avrebbe trovata.
Sopra la mia testa,c'era un via vai di persone: alcuni che urlavano altri che sparavano,ma nessuno che si fermasse un attimo a respirare.
Io respiravo a malapena, l'odore di muffa e polvere mi stava perforando i polmoni.
Il mio cuore si fermava appena percepivo un piccolo movimento.
Eppure sembrava che nessuno stesse cercando proprio me.
Qualcosa scoppiò poco lontano dallo sgabuzzino in cui ero nascosta.
Il fumo e la cenere entrarono nello stanzino attravarso i piccoli spiragli di vuoto lasciati dalla porta, come sbuffi di vento gelido d'inverno.
Se lo scoppio aveva aperto la sua cella, lui sarebbe uscito e io sarei rimasta in quello sgabuzzino finchè non mi avrebbero trovata e lui non avrebbe mai saputo che finalmente credevo in lui.
Sentii persone che correvano, che correvano veloce, come se da quella corsa ne dipendesse la loro vita.
Sentii le porte che si aprivano:un assordante cigolio pervase le mie orecchie.
I cancelli erano stati aperti, questo significava che ci sarebbe stata una via d'uscita per me, per lui e per tutti gli altri che erano venuti a salvarlo.
Ma essi si richiusero subito e capii che ci avevano intrappolati in quel macabro posto.
Un rumore che speravo di non sentire mai più rieccheggiò in tutto il palazzo.
Quel rumore che portava solo morte, sangue e distruzione.
Quel rumore che avevo sentito soltanto una volta nella mia vita e aveva completamente cambiato la mia esistenza.
Aveva raso al suolo tutto ciò in cui credevo e aveva distrutto tutto ciò che amavo.
Quel ticchettio inconfondibile, che avrei riconosciuto tra mille, continuava ad avvicinarsi al mio nascondiglio.
Il mio cuore perse un battito e pregai con tutta la fede che avevo in corpo.
Pregai che non lo trovasse, che non trovasse tutti i coraggiosi combattenti che si erano battuti per salvarlo, che non si accorse del mio leggero,quasi inesistente respiro.
Pregai che passasse davanti a quella porta come se non esistesse, pregai che quei tacchi appartenessero a qualcun'altro.
Ma era proprio lei.
Stava cercando qualcuno.
E quel qualcuno ero io.

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