Inghilterra, 1970.
Nella vita capita spesso di fare conoscenze di cui, in futuro, ci si pente, ciò accade di continuo e fin dalla tenera età: a scuola, a lavoro, per caso. Non saprei dire se esiste una definizione per spiegarlo e non credo di avere abbastanza fantasia per poterne inventare una, ma l'avere presente questo fatto è fondamentale per il continuo del mio racconto.
Un giorno, ancora non so dire con certezza se quella fosse una buona o brutta giornata. Ho sempre pensato fosse ingiusto catalogare le giornate come "belle" o "brutte" sulla base di qualche goccia caduta o avvenimenti non piacevoli.
Eppure, ahimè, devo già contraddirmi, la mattina in cui lo incontrai rientrava perfettamente nella categoria "brutta": pioveva a dirotto ed io, colto alla sprovvista, mi ritrovai senza alcun mezzo per ripararmi dal crescente acquazzone, così decisi di entrare in un pub; per mia fortuna, era il locale che preferivo al momento. Aveva aperto da pochi mesi ed era davvero un bel posto, con il pavimento in legno perennemente lucido e la parete in cartongesso, dipinta di uno straordinario bordeaux; ogni oggetto lì dentro, che fosse un semplice tavolo o il bancone principale, era elegante. Inoltre, dato l'orario e la recente apertura, non era molto frequentato e regnava una calma quasi ultraterrena, era raro che giovani vivaci, o chiunque altro per loro, vi si fermasse a lungo per disturbarne la quiete.
A questo punto, immagino, vi starete chiedendo chi io sia, ebbene sono lieto di potervi annunciare di non essere il protagonista di questo breve racconto, ma solo un umile narratore vicino a lui. Posso garantire che una storia su di me risulterebbe alquanto noiosa, fidatevi.
Per cui, la persona che vestirà i panni del protagonista è un mio vecchio amico, un conoscente, un uomo di cui ho quasi nostalgia a raccontare.
Non so dire se incontrare Saber, un ricco violinista francese che aveva fatto della sua passione un lavoro, fu la cosa migliore o peggiore che potesse mai capitarmi. Ancora oggi, dopo parecchi anni, fatico a decidere.
Accadde proprio quella mattina, entrò e si sedette accanto a me, puntandomi subito gli occhi addosso. Sentivo il suo sguardo su di me, curioso e indagatore, quasi fossi una preda, e questa consapevolezza mi infastidì tanto che mi girai palesemente scocciato e lo sostenni; solo allora notai quanto fosse di bell'aspetto, dai colori mediterranei e i tipici tratti francesi, distinguibili quasi, emanava un fascino fuori dal comune ma pressante, imponeva chiaramente di essere ammirato e per un momento rimasi spiazzato, ebbi la stessa emozione e scarica di adrenalina che provavo quando mi trovavo di fronte un'opera d'arte. La sensazione non mi abbandonò mai del tutto, ma poco dopo mi resi conto del ghigno di superiorità e divertimento che si era dipinto sul volto, e mi indispettii nuovamente.
«Buongiorno» lo salutai con una gentilezza palesemente forzata.
«Bella giornata, eh?»
Alzai un sopracciglio, chiedendomi per quanto pensasse di mantenere quel cipiglio sarcastico e divertito, se volesse prendermi in giro per tutto il tempo.
«L'ha vista? Favolosa» risposi acido. Non avevo mai tollerato possibili offese alla mia persona ed ero solito scattare all'istante non appena ritenevo una frase tale, e di certo non amavo come si stesse burlando di me così apertamente.
Lui, però, allargò il sorriso.
«Sembra che lei sia stato colto alla sprovvista da questa pioggia. Su, le offro un tè per riscaldarsi.»
Quasi mi lasciai sfuggire uno sbuffo, non avevo la minima intenzione di permettergli di passarla liscia con una bevanda calda, non dopo quella burla!
«Non si disturbi, non mi piace il tè.»
Mi ignorò totalmente, ed anzi iniziò a fare una lista contenente diversi gusti, specificando quali aveva già assaggiato in quel locale e quali aveva gradito di più.
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Il Violinista
Short Story[ One Shot| Original Characters| Introspettivo ] La storia parla di due uomini, entrambi adulti, appartenenti allo stesso ceto sociale ma con caratteri molto diversi: un narcisista violinista francese e un anonimo pittore nel tempo libero stringono...