"Non così in fretta, bel micio."
Magnus seguì Church, il gatto dell'Istituto, lungo uno degli innumerevoli corridoi dell'edificio. Era rimasto sorpreso quando se l'era visto arrivare incontro, guardingo e immusonito come sempre: ultimamente non si era più fatto vedere troppo in giro.
Aveva chiesto al gatto di condurlo da Alec e l'animale sembrava aver acconsentito, ma zampettava così in fretta che aveva dovuto affrettare il passo per stargli dietro.
Non poteva biasimarlo, si era detto Magnus mentre con un miagolio svogliato la creatura imboccava l'ingresso della biblioteca. I gatti erano creature intelligenti: non potevano perdere tempo a fare da guide turistiche ai visitatori di un edificio.
Fu costretto a ricredersi almeno in parte, tuttavia, quando notò la persona da cui Church l'aveva portato. Era un bambino, una figuretta talmente minuta che a un primo sguardo Magnus non l'aveva nemmeno notata. Sedeva scomposto su una delle poltroncine, l'aria imbronciata e la giacchetta spiegazzata: a quanto pareva quel mattino erano tutti di cattivo umore, non solo Church.
Magnus sospirò con fare teatrale e si chinò per grattare la testa del gatto, che non sembrò apprezzare.
"È un po' bassino per essere Alexander, non ti pare?" osservò rivolto al gatto, mentre analizzava meglio il ragazzino: una trentina di carte runiche, di quelle che utilizzavano i cacciatori più giovani durante l'addestramento, erano sparse per il tappeto. Alcune, tuttavia, erano state impilate le une sulle altre, a formare un agglomerato di torri sbilenche.
Il bambino distolse lo sguardo dalla runa che aveva in mano – estinzione, riconobbe Magnus inclinando la testa di lato per sbirciarla – e gli rivolse un'occhiata guardinga.
"Sono Max" annunciò, mettendosi a sedere in maniera un po' più composta.
Una sfumatura di comprensione attraversò gli occhi felini di Magnus.
"L'ultimo della cucciolata, certo."
Sorrise, ignorando il miagolio seccato con cui Church si stava congedando da loro per poi tornare in corridoio.
Non aveva molta dimestichezza con i bambini, benché meno con quelli che non erano dei Nascosti. Tuttavia, gli piacevano. Gli ricordavano due delle doti umane più belle che l'immortalità negava a chi ci viveva dentro: l'innocenza e la possibilità di generare un figlio, qualcuno da amare più della propria vita.
"Sai dirmi dove posso trovare tuo fratello Alec?" chiese, chinandosi per poter analizzare meglio la costruzione sbilenca di Max. "Chiederei di nuovo a Church, ma oggi mi sembra un tantino indisposto."
Lo sguardo del bambino si fece più imbronciato.
"Sta parlando con Izzy e mamma nella stanza delle armi" mugugnò, alzando gli occhi al cielo. "Volevo andare con loro, ma non me l'hanno permesso: discorsi da grandi" aggiunse, scuotendo infastidito la testa.
Un guizzo divertito fece capolino nello sguardo dello stregone: c'era qualcosa del piccolo Max che lo incuriosiva. Aveva senz'altro qualcosa di Isabelle – quel principio di insofferenza agli ordini dei genitori ne era un chiaro esempio – tuttavia il broncio tratteggiato sul suo volto aveva risvegliato in Magnus il ricordo di un altro ragazzino. Non erano trascorsi poi molti anni dalla volta in cui, a soli pochi corridoi di distanza dalla biblioteca, era incappato in un bambino dall'aria altrettanto incupita.
Un bambino col portamento fiero e controllato di un guerriero, ma con gli occhi colmi di insicurezza.
"Ho sentito qualcosina sul tuo conto" osservò ancora Magnus, avvicinandosi al ragazzino. "Alec parla volentieri di te: il che è una manna dal cielo, visto che di solito è difficile scucirgli più di qualche parola di bocca. Pare che tu abbia appiccato un incendio all'Istituto di Mumbai con una runa del calore."
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[Shadowhunters] Of inner fires;[Shadowhunters] Of inner fires;
Teen Fiction[Shadowhunters (Serie TV)| One-Shot | Magnus!centric | Max&Magnus | Accenni Malec] "Sono Max" annunciò, mettendosi a sedere in maniera un po' più composta. Una sfumatura di comprensione attraversò gli occhi felini di Magnus. "L'ultimo della cucciol...