6. Nel momento del bisogno

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Accadde una notte di fine inverno. Holly Dee fu svegliata nel cuore della notte dalla sovraintendente del dormitorio, perché c'era qualcuno all'ingresso che chiedeva urgentemente di lei. La ragazza si infilò una giacca sul pigiama e corse fuori. Gregor era appoggiato a una parete, pallido in viso fissava un punto nel vuoto, lo sguardo inespressivo. 

«Greg...» lo scosse dolcemente.

«Mia madre... mia madre è venuta a mancare... un'ora fa... Non sapevo chi chiamare Acca Di... non so cosa fare... mi hanno chiesto di sceglierle dei vestiti...» il ragazzo tremava. 

Holly Dee lo prese sotto braccio e uscirono dal dormitorio. La ragazza non aveva alcun dubbio sul da farsi, gli sarebbe stata accanto in quel momento terribile e si sarebbe presa cura di lui, come aveva promesso a sua madre alcuni mesi prima.

Quando entrarono nella villa, trovarono un via vai di persone vestite a lutto. Sembravano tutti indaffarati e poco coinvolti emotivamente dalla morte della padrona di casa. 

«Che fine avevi fatto, ragazzo? Devi dirci come vuoi sistemare il corpo» disse un uomo dalla voce stridula e dei baffi talmente lunghi che gli entravano spesso in bocca, facendolo sputacchiare.

Gregor si voltò a guardare l'amica, gli occhi fuori dalle orbite. Lei lo accompagnò al piano di sopra, nella camera funeraria, sistemò una poltrona accanto alla finestra in modo che desse le spalle al letto su cui giaceva il corpo freddo della donna, e lo fece sedere. Lui si faceva guidare da lei senza obiettare, era come un bambino ubbidiente.

«Assurdo che il padre non sia tornato neanche per la morte della moglie...» stava commentando una delle donne che aiutava a pulire il corpo. Holly Dee le intimò di fare silenzio e lo fece in modo talmente autoritario che l'altra si azzittì. Se avesse dovuto gestire un lutto nella propria famiglia non avrebbe avuto la stessa forza, ma Gregor aveva bisogno di lei. Tra tutte le persone che avrebbe potuto chiamare aveva scelto lei e solo lei. 

La ragazza trascorse l'intera notte a parlare con gli addetti delle pompe funebri, ogni tanto portava qualcosa da bere a Gregor e con delicatezza gli faceva le domande relative all'organizzazione del funerale. Lui parlava solo con lei, lo sguardo fisso fuori dalla finestra, perso nella notte.

A un certo punto Holly Dee prese in mano una delle cornici posate sul comodino. Un piccolo Gregor, di circa tre anni, si agitava in braccio a una signora ingioiellata. La madre dell'amico era stata una donna molto bella da giovane, gli occhi grandi e un sorriso accattivante. Nonostante fosse una fotografia, la scena trasmetteva una sensazione di dinamicità, Gregor dava l'idea di essere stato un bambino piuttosto pestifero. Le fossette erano lì dove dovevano essere, più adorabili che mai. La ragazza si ritrovò ad accarezzare teneramente il piccolo Gregor con il dito indice. 

All'albeggiare la casa cominciò a svuotarsi e Gregor chiese di rimanere un po' solo con la madre. Holly Dee attese fuori dalla porta seduta a terra, voleva piangere perché sentiva il dolore di Greg fin dentro le proprie ossa, ma si fece forza. Avrebbe pianto più tardi, una volta sola. 

Il ragazzo uscì dalla stanza poco dopo, ma sembrava ancora in stato catatonico così Holly Dee lo accompagnò in camera sua. Lui si stese sul letto e chiuse gli occhi. La ragazza stava per lasciarlo quando lui la chiamò piano.

«Holly Dee, puoi restare?» era una supplica. 

La ragazza tornò indietro e si infilò nel letto con lui. Non era emozionata, nonostante fosse la prima volta che erano così vicini. Era solo preoccupata per lui e addolorata, e voleva continuare a essere la sua persona di riferimento, anche se questo significava rimanere amici per sempre.

Lui le mise il capo in grembo e cominciò a singhiozzare. Se fino a quel momento Holly Dee era riuscita a trattenere le lacrime, la disperazione di lui la fece sciogliere e prese a piangere silenziosamente. Piansero insieme finché lui non si addormentò. Holly Dee non riuscì a chiudere occhio, ma rimase immobile per non svegliarlo, per ore. Quando lui aprì gli occhi il sole era già alto nel cielo.

«Avrei dovuto chiamare Giudy, non te, non è vero?» disse infine.

Con te o con nessun altro [completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora