Treasure

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La melodia che rieccheggiava nell'aria di quella grande casa era, per la precisione, suonata a piano ed era intitolata "Wedding Dress".
Le dita di Park Jimin scivolavano sinuose tra i tasti bianchi e neri di quel fantastico strumento e il ragazzo pareva essere davvero concentrato.
A spezzare quel suo stato di concentrazione fu lo sbattere della porta di casa, seguito dalla vocina di un bambino che gridava "Appa, appa!".
Kim Taeil raggiunse il suo papà che stava, appunto, suonando il piano, avvolgendo poi le sue manine esili intorno alla sua vita.
Jimin non potè che sorridere intenerito al gesto del suo bambino, allora lo prese in braccio e se lo mise sulle ginocchia. Quello sorrise raggiante e sistemò la montatura dei suoi occhiali tondi sul naso.
"Com'è andata oggi a scuola? La signorina Choi ti ha messo ancora dieci?" domandò Jimin, sorridendo a sua volta e accarezzandogli i capelli. Taeil allora scosse la testa "Oggi no appa, però ho scoperto una cosa nuova..."
L'altro assottigliò gli occhi e increspò le labbra, formando sul suo viso un'espressione curiosa.
"E sentiamo, cosa sarebbe?"
Taeil si fece improvvisamente serio, abbassando lo sguardo e giocando con le sue piccole mani.
"Perchè tutti i miei compagni hanno due genitori e io solo uno?"
Allora Jimin sbiancò, sentendo il mondo cadergli addosso a quella domanda. Boccheggiò a vuoto per qualche minuto, riuscendo poi a riacquistare il controllo delle sue facoltà mentali e strinse il bambino a se'.
"Tesoro, non è affatto vero. Tu hai due genitori come tutti i tuoi compagni, solo che... È difficile da spiegare, persino per appa."
Taeil alzò il capo, guardando negli occhi il suo papà.
"Allora mi racconti come mai adesso ci sei solo tu?"
Jimin prese un profondo respiro, mentre i ricordi iniziavano a invadergli la mente.
"Allora, Taeil, io e il tuo papà ci amavamo più di qualunque altra cosa..."

Il professore di arte disse alla sua classe di dover sistemare una faccenda in presidenza, perciò raccomandò loro di non causare danni o disturbare le altre classi, dopo di ché uscì dall'aula.
Un gruppetto di ragazzi stava radunato tutt'intorno un banco, su cui vi era appoggiata una bottiglia. Giocavano a "obbligo o verità". Il turno di Jungkook era appena terminato e allora girò la bottiglia, che indicò Taehyung.
Taehyung era un ragazzo gentile e disponibile con tutti, bello e intellegente, per cui era molto popolare tra tutti gli studenti.
Ad ogni modo scelse "obbligo". L'obbligo deciso da Jungkook era quello di chiedere ad una loro compagna di classe piuttosto carina di uscire, ma questa rifiutò, già nel bel mezzo di una relazione, al ché Taehyung dovette fare una penitenza.
La penitenza consisteva chiedere di uscire ad un ragazzino considerato "sfigato" agli occhi dei più: Park Jimin.
Park Jimin era una persona riservata, chiusa in se' stessa a causa del bullismo praticato su di lui da alcuni compagni, ma quando Taehyung gli chiese di uscire non si tirò indietro. Semplicemente un dolce sorriso nacque sul suo viso, mentre le guance gli si coloravano di rosa e annuì quasi impercettibilmente.
"Si" rispose "Mi farebbe piacere."
Allora quella sera Taehyung lo portò al ristorante e, solo a metà serata, capì che per lui quella non era più la penitenza di uno stupido gioco: Jimin gli piaceva davvero.
Qualche sera dopo si ritrovarono a passeggiare mano nella mano nell'han river finchè, nel bel mezzo di una conversazione, Taehyung si bloccò difronte al più basso e lo strinse tra le sue braccia, mentre gli lasciava un timido bacio sulle labbra.
Si, timido perchè Taehyung, le emozioni che provava con lui, non le aveva mai provate.
E Jimin, rosso in viso, si alzò sulle punte dei piedi per poter allacciare le braccia al suo collo e sentire l'altro più vicino a se'.
Quella sera stessa, Taehyung domandò a Jimin di poter essere il suo ragazzo.
Ovviamente quest'ultimo acconsentì con un grande sorriso stampato in volto.
Qualche settimana dopo, i due si ritrovarono a casa di Taehyung a mangiare sushi, mentre stavano comodamente spalmati sul divano. Neanche loro seppero come, ma poco dopo si ritrovarono sul letto di Taehyung a fare l'amore; nella camera rieccheggiava il suono del loro continuo ansimare e gemere i loro nomi a vicenda, labbra contro labbra.
Quello stesso giorno si dissero il loro primo "Ti Amo".
Una sera in cui, annoiati, guardavano un altrettanto noioso drama in tv, Taehyung saltò sul posto, facendo sussultare Jimin, e lo prese per mano, trascinandolo verso la macchina. Per tutto il viaggio stette in silenzio, ignorando l'insistente "Dove stiamo andando?" posto da Jimin.
L'altro, semplicemente, gli sorrise raggiante e parcheggiò la macchina nel punto esatto in cui si concludeva un fitto bosco.
Qui si estendeva un'enorme distesa d'erba, un luogo che l'inquinamento luminoso della città non poteva raggiungere e le stelle si potevano ammirare in tutto il loro splendore.
Jimin, mentre l'altro distendeva a terra una coperta bordeaux, ammirava estasiato le stelle. I due si sdraiarono sulla coperta, un braccio di Taehyung ad avvolgere le spalle del più basso, e guardarono quei puntini brillanti, bellissimi, che si estendevano per tutto il cielo.
O meglio, Jimin guardava le stelle e Taehyung guardava Jimin.
Questi infatti, lasciandosi sfuggire un risolino divertito, domandò "Perchè mi fissi?"
Allora l'altro li fece sfuggire un sorriso genuino e lo guardò negli occhi.
"Perchè tu, tesoro, sei la stella più bella di tutte."
Jimin arrossì violentemente, accoccolandosi al suo petto, e gli sussurrò per l'ennesima volta quanto lo amasse.
Settimane dopo ancora arrivarono i problemi; Jimin, dopo una visita all'ospedale accompagnato da suo padre, scoprì d'aver ereditato la stessa malattia al cuore per cui sua madre era venuta a mancare.
Non volendo che il suo ragazzo soffrisse lo mollò in tronco, senza dargli una minima spiegazione. Fu un periodo duro per entrambi (soprattutto per il più basso) ma Taehyung, ignaro delle condizioni di salute dell'altro, parve essere andato oltre, o quasi.
I dottori e Jimin stesso, parvero aver perso del tutto le speranze di salvarlo finchè, un giorno, entrarono nella stanza d'ospedale di Jimin e gli comunicarono che c'era un'ultima possibilità ed avrebbe dovuto subire un intervento.
L'intervento si svolse con successo e Jimin fu salvo.
Mentre abbracciava suo padre e nel suo viso scorrevano lacrime di gioia, entrò nella stanza il dottore, volendo augurare al suo paziente il meglio.
Il viso del paziente si corrucciò non poco quando il dottore parlò: "il tuo donatore era una persona davvero generosa. Era deciso a voler fare questa donazione, un testardo, non voleva sentire altrimenti."
Allora il signor Park porse a suo figlio una lettera, mentre le lacrime iniziavano a farsi strada sul suo viso.
L'aprì con mani tremanti e sentì il mondo cadergli addosso, quando lesse cosa c'era all'interno:

"Ciao, Jimin.
Ammetto di non essere davvero bravo a scrivere le lettere... O a scrivere in generale, ma ho deciso comunque di farlo per te.
Circa quattro fa ti conobbi grazie a Jungkook mentre giocavamo a "Obbligo o Verità" e la Kim non accettò di uscire con me (per fortuna) allora la penitenza era uscire con te. Inizialmente ti presi in giro, ma poco dopo capii di provare davvero qualcosa per te. Dopo poco tempo che iniziammo a frequentarci ci mettemmo ufficialnente insieme e circa un mese dopo facemmo l'amore, scambiandoci i nostri primi Ti Amo.
Mi lasciasti in tronco, senza parlarmi della tua condizione salutare (della quale mi parlò tuo padre), ma dopotutto il mio amore per te non cambiò. E mai cambierà.
Vorrei vederti ora mentre, felice, abbracci tuo padre mentre leggi confuso questa lettera, magari bagnandola di lacrime. Ci sono un sacco di cose che avrei voluto fare con te, come chiederti di sposarmi il giorno del tuo diploma, ammirarti nel tuo abito da sposo, adottare un bambino...
E anche fare l'amore nel nostro posto segreto, guardando le stelle.
Ora sono una stella anch'io, Jimin, ti osservo dal cielo.
Brillerò più che posso solo per te, affinchè tu possa vedermi e non dimenticarmi mai. In un certo senso delle parti di me saranno sempre con te, nel tuo cuore.
Beh, alla fin fine, tesoro, la stella più bella sei tu.

Con amore,
il tuo donatore
(e colui che ti amerà sempre)
Kim Taehyung"

"T-tesoro..." balbettò.

Scoppiò in lacrime, ripetendosi continuamente di non voler credere a ciò che stava succedendo e domandando ripetutamente a suo padre perchè gli avesse parlato della sua malattia. Continuò così, piangendo disperatamente, fino a sera, quando notò qualcosa sul retro del foglio:

"Ps. Nel cruscotto della mia macchina c'è una sorpresa per te, tesoro ♡"

Domandò a suo padre dovecsi trovasse la macchina del suo amato, ottenendo in risposta che si trovasse nel parcheggio dell'ospedale.
Si alzò dal letto, stringendo la lettera tra le mani, e uscì dall'edificio.
Una volta individuata la macchina di Taehyung, una Nissan Qasqai nera, vi si fiondò all'interno. Aprì il cruscotto con mani tremanti, rivelando una grande scatoletta in velluto e l'aprì: la scatola doveva contenere due anelli, ma ne rivelò uno solo, nero con un dianante blu. Nel punto in cui vi doveva essere l'altro anello vi era invece un biglietto altro biglietto, stavolta più piccolo:

"Vuoi sposarmi, tesoro? ♡"

Jimin scoppiò nuovamente a in lacrime, mettendosi l'anello e stringendosi il biglietto al petto.
"Si Tae, lo voglio."

"Quindi... Quindi appa ti ha dato il suo cuore?" mormorò il piccolo Taeil, incerto.
Jimin lo strinse a se', reprimendo le lacrime.
"Si, mi ha dato il suo cuore in tutti i sensi."
Il piccolo annuì, guardando l'anello blu che il suo papà portava al dito.
"Io ho due appa, solo che uno è in cielo, giusto?"
Stavolta fu Jimin ad annuire, mentre le lacrime gli scivolavano lungo le guance.
"Si tesoro, lui è una stella e ci protegge da lassù."




Treasure ; Park Jimin ~ Kim TaehyungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora