Un bambino dagli indomabili ricci color pece e dalla bocca piegata in una smorfia furba, stava cingendo la vita di altre due bambine. Una leggermente più bassa di lui,sulla sinistra, che sorrideva alla macchina fotografica mostrando un buco nel posto in cui sarebbero dovuti esserci gli incisivi; l'altra era della sua stessa altezza, teneva il broncio, mentre scrutava avvilita involucro di un palloncino rosa appena scoppiato nelle sue stesse mani.
Rivedere quella foto mi fece scendere svariate lacrime sulle guance, lasciando dei visibili e lucidi occhi rossi. La tenni sulle mani, come una reliquia, come per paura di rovinarla.
Poco più in là, sulla scrivania, notai quattro piccole istantanee che ricordai di averle fatte pochi mesi prima dell'incidente.
Eravamo seduti all'interno della cabina nera, con dei sorrisi che andavano da un orecchio all'altro. Mi lasciai cadere all'indietro sul letto pensando a quella giornata trascorsa al Pennhurst Asylum, un parco degli orrori a Philadelphia. Nella prima foto Cristopher stava evidentemente imitando la faccia di Margaret quando uno zombie aveva cercato di attaccarla, nell'altra io mi stavo tirando la pelle intorno agli occhi cercando di sembrare spaventosa ma quello che ottenni fu la risata del ragazzo e la faccia disgustata di Mag. Nella terza ci eravamo tutti coperti la faccia con le mani, sorridendo come maniaci.
E poi c'era la quarta, quella che appena vidi mi fece salire un senso di malinconia fino alla gola.
Ci stavamo abbracciando, come la foto di quando eravamo bambini. Eravamo sereni, affiatati, con gli occhi colmi di speranza.
Una serenità che non avremmo più riavuto indietro, e meno di tutti Chris.Misi a posto le istantanee sul tavolo e corsi verso il bagno a bagnarmi la faccia. Una notte insonne, una delle tanti.
Ma quella era speciale, sempre se la si potesse definire così. Era la peggiore di tutte, la più dolorosa, la più triste e rancorosa. Dato che, esattamente un anno prima, durante quella serata del 2 settembre, avvenne l'incidente.
L'incidente che privò al mio migliore amico l'opportunità di crescere e vivere la propria vita, l'incidente che costrinse la mia migliore amica bloccata nel letto in uno stato incosciente.
''Tesoro'' la voce di mia madre mi colse di sorpresa, facendomi bagnare tutto il pavimento della toilett d'acqua''Non riesci a dormire?''
Mi passai le mani sugli occhi, in un tentativo invano di coprire il rossore ''No mamma, torna a letto. Sto bene''
Era una bugia. Non stavo bene. Non lo ero mai stata in quei 365 giorni passati.
''Vado a preparare un po di latte, va bene?'' mormorò dolcemente guardandomi con le sue severe iridi verdi ''E non ti preoccupare per la pozza, puliremo domani mattina''
Detto questo scese le scale con la sua solita grazia e scomparve al di la del salotto.
Alzai lo sguardo verso il mobiletto sopra il lavabo, dove un piccolo specchio ricopriva l'anta di legno. Noncurante di quanto spossata sembrassi la aprii, cercai il collirio più vicino, ne tolsi il tappo e ne versai un po' di contenuto all'interno dei miei occhi.
Poi rimisi la bottiglietta rossa all'interno dell'armadietto e dopo una fugace occhiata nella specchiera – da cui notai delle piccole occhiaie – mi avviai verso la cucina.
Mia madre mi stava aspettando a capotavola con una tazza fumante tra le mani. Ne bevve un sorso prima di accorgersi che ero entrata nella stanza dove subito si alzò a procurami un altro bicchiere ''Ho messo del miele come piace a te. Poi concilia il sonno, e tu ne hai proprio bisogno''
Annuii prendendo posto accanto a lei sulla sedia imbottita ''Grazie''
''Ho parlato con Lennon questo pomeriggio, le ho chiesto se oggi potevate uscire insieme'' mi incalzò mentre mescolava il suo latte facendo tintinnare il cucchiaio ''Hai bisogno di uscire, e intendo uscire veramente.''
Fissai il contenuto della mia tazza senza interesse, guardando i grumi di miele che si disfacevano nel liquido caldo ''No''
La mia risposta non la fece alterare, anche se avrebbe dovuto, la fece soltanto avvilire. Perchè, come madre, non è di certo il massimo vedere la propria figlia appassire all'ombra giorno dopo giorno.
Stette zitta, e dopo un lungo sorso continuò ''Potresti andare a trovare Margaret in ospedale. E poi fare un salto da Chris per cambiare i fiori. A dirla tutta, quelle viole sono un pugno nell'occhio sopra la tomba. Chi sa chi le avrà messe''
''Le viole erano il suo fiore preferito'' commentai accennando un sorriso, uno di quelli infelici.
Lei sorrise e allungò la sua mano per unirla alla mia''Allora sono bellissime''
''Io le ho sempre detestate, ma lui continuava sempre a borbottare per dietro quanto fossero soavi e delicate. Forse è per questo che le odiavo. A casa aveva aiuole ovunque.'' ammisi quasi in un sussurro.
Mia madre mi scrutava attentamente con gentilezza, finché non alzai lo sguardo verso di lei.
''É un anno'' mormorai con la voce spezzata, stavolta fissando le mie pupille grigie sulle sue.
Si incurvò su di me accarezzandomi la chioma cioccolato con fare protettivo e abbracciandomi, come se avessi avuto ancora cinque anni e avessi appena fatto una dolorosa caduta''Lo so, tesoro''
''Odio mostrare un sorriso, odio dover ridere facendo finta che io mi stia divertendo, odio coprirmi con una maschera e far sembrare che io sia forte. Mamma, io non lo sono''
Levai la mano dalla sua per portarle entrambe fra i miei capelli vaporosi.
''Guardami'' mi impose lei tirando su il mio mento con dolcezza, i miei occhi minacciavano di sfociare in un pianto da un momento all'altro ''So benissimo che una diciassette dovrebbe pensare ad altro, non addossarsi un peso così doloroso. Ma amore, devi vivere. Portati i tuoi ricordi nel cuore, ma vivi. Fallo per Christopher che non può più avere questo grande dono, e fallo per Margaret che per il momento non può godersi l'andare del tempo''
Mi alzai con la tazza tra le mani dopo aver finito il latte fumante in pochi veloci sorsi e dopo aver declinato la proposta nell'averne dell'altro da parte di mia madre.
Poggiai il bicchiere nel lavandino e mi voltai verso di lei con ancora le mani sul bancone ''A che ora arriverà Lennon?'' chiesi.
Lo sguardo le si illuminò ''Le ho detto di passare quando ha finito di mettere a posto le sue faccende, povera ragazza, dopo tutto Chris mancherà anche a lei''
''E non sai quanto'' confermai vaga ''Perdere il proprio fratello gemello non giova a nessuno''
Ravvivai i capelli prima di abbassarmi all'altezza di mia madre che se ne stava ancora seduta con il latte ormai freddo tra le mani e scoccarle un leggero bacio sulla guancia.
''Cerca di dormire, sgombra la mente'' mi consigliò appena cominciai a salire le scale.
Mi gettai sul letto a peso morto, e dopo un po di minuti a fissare il soffitto mi decisi a scavalcare le coperte e infilarmi sotto le lenzuola.
Diedi un'ultima occhiata alla foto dei tre bambini sorridenti che tenevo sul comodino, e come una dolce buonanotte, scivolai in quel mondo dei sogni che erano i miei ricordi.__
Note:
Allora,spero innanzitutto che il primo capitolo vi piaccia. Ci tengo veramente che commentiate in moltissimi e che esprimiate i vostri pareri perchè personalmente sono importanti per me affinchè l'andamento della storia possa piacervi. Avevo già postato questa storia, ma l'avevo cancellata perchè non ero abbastanza sicura. Ditemi voi! Vi ringrazio in anticipo! :*
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Dealing with the past
Fanfiction"A volte sparisci completamente nella tua testa. Mi piacerebbe poterti seguire". "Lo fai. Sei continuamente nella mia testa".