Anna era innamorata dell'Estate. Era entusiasta di tutte le cose che questa stagione porta con se': la pelle dorata, i vestiti a fiori, le vacanze tra amiche. Soprattutto: niente pioggia. Quel dannato clima in cui l'umidità si insinua sotto i vestiti fin dentro le ossa, che gonfia i capelli e che scioglie lentamente il trucco.
Si godeva ogni istante di quella seconda metà di Giugno, con la Primavera che finiva di consumarsi veloce, prima di spegnersi e risorgere dalle proprie ceneri esplodendo in quel tripudio colore, sorrisi e calore che è l'Estate italiana.
Anna correva veloce attraverso il parco -che era piuttosto grande se si considerano le dimensioni della cittadina in cui si trovava- smaniosa di raggiungere il punto in cui si trovava Filippo.
Riusciva a vedere la sua schiena: se ne stava seduto sul prato dandole le spalle, nella zona del giardino dedicata ai giochi per i più piccoli. Così quel ragazzone di diciotto anni si ritrovava circondato da minuscole altalene e scivoli che parevano finti. Un paio di bambini si rincorrevano ridendo, mentre una signora piuttosto giovane li osservava distratta fumando pigramente una sigaretta.Appena Anna giunse ad un metro di distranza da Filippo, si fermò. Cercò di raggiungerlo di soppiatto, voleva fare come gli innamorati dei film: quelli che si prendono in giro chiudendosi a vicenda gli occhi con le mani, per poi chiedere all'altro di indovinare chi fosse.
Eppure lui sentì la sua presenza, come accadeva ogni volta.
"Ci hai messo un'eternità" disse senza voltarsi. La ragazza si sedette accanto a lui senza dire una parola. Voleva assorbire ogni attimo di quel struggente ultimo incontro con il ragazzo che amava e che purtroppo le era proibito amare. Da cosa, poi. Dalle circostanze, dagli eventi, semplicemente dalla vita. Appoggiò la testa sulla sua spalla massiccia e inspirò forte il suo profumo delicato, ma penetrante.
Si dedicarono qualche istante di devoto silenzio, che aveva per ciascuno il suono della voce dell'altro.
"Vorrei che ne riparlassimo, Anna. Io questa impuntazione crudele non la capisco, puoi spiegarmela in tutte le lingue, ma io non la capirò mai" Filippo ruppe il silenzio, nascondendosi il viso con le lunghe mani abbronzate.
Lei sentì il suo cuore spezzarsi, a dispetto dell'imperturbabilità e dell'ostinazione che mostrava all'esterno. Era una di quelle ragazze cresciute con la consapevolezza che quando qualcuno accanto a loro è debole, è arrivato per loro il momento di essere forti.
"La tua vita è in Australia: non fingere di non saperlo. Ma io, Filippo... tu mi conosci. Non proverò a stare con una persona che si trova dall'altra parte del mondo, per quanto ti ami io non ci proverò. Non voglio vedere consumarsi orribilmente qualcosa che è stato tanto bello"
"Ma io ti prego, perché non vuoi almeno tentare?"
"Abbiamo solo diciotto anni, tesoro. Non sprecare altro tempo per me, hai così tanto davanti! Avrai un futuro talmente luminoso e io ti scongiuro di credermi quando ti dico che mi sento morire alla sola idea di non farne parte" ed era vero. Ogni singola parola. Lei lo amava talmente tanto che aveva deciso di lasciarlo andare. Lui se ne andava con il padre, verso una vita sicuramente migliore e lei non voleva dargli motivi per tornare. Motivi per non godersi quella prospettiva felice al cento per cento, motivi per guardarsi indietro.
E poi, cosa ne sarebbe stato di lei? Doveva rimanere la ragazza di 'quello che è andato in Australia', che avrebbe visto un paio di volte l'anno? Precludersi una vita come quella di tutte le sue compagne di classe, che vedevano i loro fidanzati quasi ogni giorno o che cercavano, con tutta la leggerezza della loro età, di trovarsene uno il più carino possibile?
Lui non parlava. Era ancora seduto e strappava silenziosamente l'erba accanto a sè, mentre lacrime tragicamente rassegnate gli bagnavano il viso.
Anna studiò per l'ultima volta i suoi lineamenti, le curve del suo corpo e osservò i muscoli delle sue braccia tendersi sotto la pelle al minimo accenno di movimento.
"Se è quello che vuoi, vattene" sentenziò Filippo alla fine.
Lei si era immaginata un finale ben diverso per una storia come la loro. Forse un lungo abbraccio, un bacio appassionato o anche solo perdersi negli sguardi l'uno dell'altra -prima di perdersi davvero, per sempre-.
Sarebbe stato un po' come un lieto fine, però. E lei non credeva nel lieto fine, non in quello canonico, per lo meno. Così considerò per un po' cosa dire. Si guardò intorno. Uno dei bambini piagnucolava: si era sbucciato un ginocchio. La madre continuava a fumare sotto il sole cocente, sistemando un paio di cappellini con visiera in testa ai figli.
Posò distrattamente gli occhi sul prato e solo allora notò una cosa particolare: erano rimaste alcune margherite. Magari perché la pioggia aveva continuato a cadere copiosamente fino ad una settimana prima, quando era esploso il grande caldo. Si alzò goffamente e ne raccolse una, sentendo gli occhi di Filippo puntati su di se'. Era così piccola nelle sue mani, che erano bianche quasi quanto quei candidi petali. Così fragile e dolce, un po' come l'amore dei suoi diciotto anni. E al ragazzone di questo amore, lei la consegnò, prima di allontanarsi per sempre. Le lacrime le annebbiavano la vista, le mani premevano sulla bocca per non fare uscire quegli orrendi sussulti che tanto odiava e il mascara sciolto dal sole e dal pianto le bruciava gli occhi color nocciola.
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Cronache dei giorni di pioggia
ChickLit"Piove ogni domenica da quando sei tornato, Filippo" sorrise dolcemente Anna, rigirando lo stelo della margherita tra le piccole dita bianche. Lui le sorrise a sua volta. Era come se parlassero un linguaggio esclusivo -conosciuto da loro due soli- f...