"Oltre tutto questo c'è altro?". Certo risposi.
Non potevo mentirgli ancora.
Finalmente aprì gli occhi.
Le mani nella sabbia umida.
Le montagne erano ancora troppo lontane ma era lì che doveva andare.
La Porta lo attendeva.
Le onde morivano sulla spiaggia, riempivano il silenzio.
Non pensava a niente, guardava l'infinito davanti a sé seduto in riva al mare, rapito da quell'unico, interminabile istante.
Era stanco di tutto, della sua fuga senza fine, della sua solitaria e forse inutile ricerca.
Faticosamente si alzò, la ferita sulla schiena non era ancora del tutto guarita ma migliorava giorno dopo giorno. Ripensò a quella vecchia pazza e le sue pillole, allora funzionavano veramente.
Si rimise gli stivali e guardò un'ultima volta la spiaggia, forse era un buon posto per morire dopotutto.
Il sole calava lentamente sul mare. Si mise in bocca un pezzo di carne secca e masticando lentamente riprese la sua lunga marcia.
Il rumore sommesso della risacca ora risuonava lontano. Quando il mare sparì alle sue spalle era quasi notte.
Le prime stelle cominciarono a riempire il cielo ma in lontananza nuvole scure, minacciose, si avvicinavano lentamente. La luna alta nel cielo ancora illuminava quella calda notte.
Passò davanti ad una vecchia casa abbandonata. Il tetto crollato, un vecchio pozzo davanti all'ingresso.
Forse avrebbe potuto ripararsi là dentro, ma vide il Segno, chiaro, su una pietra quasi nascosta da un cespuglio vicino il pozzo.
Loro non erano così lontani dopotutto pensò e, con passo spedito, si allontano dalle rovine in cerca di un altro posto dove rifugiarsi.
Le nubi intanto inghiottivano avidamente la luna e le stelle sopra lui.
Si fermò sotto i rami di una vecchia quercia ormai morta e dopo aver cercato inutilmente qualche traccia del Fluido nascosta accese un piccolo fuoco si addormentò.
Si svegliò. Furono le prime gocce d'acqua a strapparlo da uno strano, inutile sogno. Prese la sacca e cominciò a camminare veloce lasciando morire il fuoco sotto la pioggia.
L' oscurità lo avvolgeva in un umido, freddo abbraccio. Solo i fulmini rischiaravano a tratti la vallata. Camminare era difficile, i piedi affondavano nel fango ad ogni passo. Infine trovò riparo sotto un altro albero. Si appoggiò stancamente al tronco, non poteva fare nulla per ripararsi meglio. Improvvisamente un lampo più intenso degli altri rischiarò la notte e tutto ciò che nascondeva. In quell' attimo di luce vide, ma non ne fù sicuro, un enorme porta rossa sotto l' albero vicino.
Si avvicinò lentamente alla porta ma il cuore batteva forte, veloce.
Forse la sua ricerca era finita, forse era lei che lo aveva trovato, ma tutto quello che trovò furono pochi rami secchi e la carcassa di un animale morto ormai da molto tempo.
Le orbite vuote sembravano fissarlo.
Cominciò a correre senza direzione, senza sosta, voleva solo allontanarsi da lì, ma quando le gambe furono troppo pesanti decise di fermarsi. Aveva smesso di piovere da tempo, trovò un altro albero sotto cui passare la notte, accese un fuoco e si addormentò avvolto solamente dal vecchio e logoro mantello.
Non fu facile prendere sonno, fu la stanchezza a rapirlo, non i mille pensieri, non la paura e certamente non il ricordo di quello che era appena avvenuto.
Riprese il sogno che aveva interrotto poco prima.
Intanto qualcuno o qualcosa, nella notte, ridendo sommessamente, lo osservava mentre una sacca di fluido nascosta tra dei sassi poco distanti cominciò ad illuminarsi debolmente in una notte ormai libera da pioggia vento e nuvole.
Il sole era alto quando si svegliò, aveva dormito più a lungo del solito. Si tolse il cappello dal viso e si gratto la barba, non ricordava l'ultima volta...........