Si chiamava Min Yoongi, aveva ventitré anni e sapeva rappare, suonare la chitarra, il pianoforte e il basso. Era un rapper e compositore famoso e amato in tutto il mondo, e niente e nessuno lo avrebbe mai fermato.
Si chiamava Park Jimin, aveva vent'uno anni e sapeva cantare tutte le canzoni di Yoongi, sapeva idolatrarlo fino allo stremo e sapeva disegnare bene. Era un pittore sconosciuto, sottovalutato da molti, adorato da pochi, e prima o poi ce l'avrebbe fatta anche lui.
Si chiamavano Min Yoongi e Park Jimin, avevano più o meno la medesima età, erano due artisti e vivevano di musica. Erano l'uno l'amante dell'altro, e questo bastava a riempirli. Questo era l'essenziale.
∆
Si conobbero durante l'apice del successo di Yoongi, quando, per sfuggire ad una orda di fans impazziti e ai paparazzi che desideravano creare qualche scandalo inesistente, si era fiondato violentemente nell'androne di un palazzo, cadendo addosso all'inquilino che ne aveva aperto il portone. Non che Min Yoongi fosse solito scappare dai fans o ficcarsi nelle case altrui, ma quella era risultata l'idea più geniale e sensata che mai avesse avuto da quando aveva esalato il primo vagito.
E poi, Min Yoongi, lo aveva supplicato di non urlare, di non avere paura, di aiutarlo un solo istante a nascondersi da quella mandria di folli urlanti che chissà quale fantomatico amore desideravano da lui.
Così, Park Jimin, senza curarsi di chi fosse, accettò il silenzio impostogli e accompagnò quel perfetto sconosciuto in casa sua, all'ultimo piano di quello straordinario palazzo al centro di Seoul.
E di straordinario, davvero, non aveva nulla. Ma era in questo modo che Min Yoongi lo definiva, poiché troppo comune e identico ad altri milioni, poiché così tanto differente dalle sua di casa, che più che una casa poteva definirsi una mega villa con ogni più disparato comfort, poiché in quello stesso palazzo ci viveva la persona che senza chiedere niente, gli aveva saputo estrapolare ogni informazione da dentro al cuore e lo aveva reso suo prigioniero.
Una tazza di cioccolata calda per Park Jimin.
Una tazza di caffè scottante per Min Yoongi. Perché a Min Yoongi la cioccolata non piaceva per niente.
Era questa la prima cosa che fece Jimin varcando la soglia del suo appartamento, invitando lo sconosciuto ad entrare e accomodarsi dove meglio credeva.
E mentre Park Jimin armeggiava ai fornelli e saltellava sulle punte dei piedi per colpa del freddo, Min Yoongi studiava tutto ciò che il suo raggio visivo racchiudeva."Sei un'artista, vero? Un pittore."
"Non mi definirei tale... più un pazzo che tenta la fortuna giocando d'azzardo."
Yoongi aveva sorriso annuendo a quell'affermazione e si era alzato in piedi, camminando in direzione della parete sulla quale erano stati appesi alcuni quadri. Si soffermò davanti ad un ritratto che lo raffigurava e sorrise liberando finalmente il viso dal cappello e dalla sciarpa che lo rendevano irriconoscibile agli occhi dei più.
"Ti piace Suga?"
"Certo che mi piace! È il mio artista preferito e- OHMIODIO!!!"
Si era voltato finalmente, abbandonando la cucina un istante, per degnare di uno sguardo quello sconosciuto. E quello stesso sconosciuto si era trasformato in Min Yoongi in arte Suga d'un tratto, e Park Jimin non ci aveva capito davvero più nulla.
Con sorpresa di Yoongi, il proprietario di casa non corse a stringergli la mano o chiedergli una foto, non si mise ad urlare sguaiato o a piangere sommessamente, al contrario si precipitò a spolverare il divano sul quale il rapper era stato seduto poco prima, il tavolo per quattro persone al centro della stanza, il pavimento al quale non serviva nessuna ripulita. E poi cominciò a dare di matto, parlando a se stesso e domandandosi se si fosse realmente reso conto di chi avesse in casa, di chi ci fosse nella sua misera e comune cucina.
STAI LEGGENDO
Essential (BTS-YOONMIN)
Fanfic"Si chiamavano Min Yoongi e Park Jimin, avevano più o meno la medesima età, erano due artisti e vivevano di musica. Erano l'uno l'amante dell'altro, e questo bastava a riempirli. Questo era l'essenziale." *YOONMIN*