Prologo

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La luce del sole che tramonta mi acceca, devo spostarmi ma c'è qualcosa che mi blocca dietro. Faccio un passo avanti e noto che non era direttamente il sole ad abbagliarmi ma il suo riflesso su un vetro, mi volto e vedo il salotto della casa di mia nonna. Sento una bambina parlare così mi giro nuovamente e la vedo giocare sul terrazzo. È piccola, avrà circa cinque anni, ha dei capelli lunghi neri, con una frangetta ma non le vedo il viso; è seduta su un tappeto blu con dei fiori, intenta gioca con tanti pupazzi.

La osservo per qualche secondo al massimo, finché la piccola non alza lo sguardo e guarda al di là della strada, i suoi grandi occhi marroni sono incuriositi e fissa qualcosa, così seguo il suo sguardo per poter vedere cosa stia osservando. Al di là della strada, tra gli alberi di Villa Esther vi sono due figure scure che, con quelle che sembrano spade, stanno combattendo.

Ci rifletto e mi convinco che sono due attori che si allenano per lo spettacolo, Villa Esther promuove tali iniziative, almeno fino a quando una delle due, l'uomo, non ferisce la donna appena sotto il cuore, e successivamente le porta la spada alla gola e con un lieve e veloce gesto del braccio gliela taglia. La donna si accascia a terra in una posizione innaturale, immobile, ed è li che capisco che non sono prove ma è tutto vero. Rimango sbigottita per macabro spettacolo a cui la bambina ha dovuto assistere, mi giro verso di lei, che sta ancora guardando verso il giardino e rimane fissa a guardare; io la osservo con stupore. Era calma con il collo posto in avanti, la bocca lievemente aperta e gli occhi sgranati fissi sul giardino, mi ricorda qualcuno. La vedo piegarsi lentamente verso la ringhiera e fissare quello che io credo essere il vuoto con quei suoi occhioni sgranati e curiosi. In un secondo si muovono verso il basso e subito dopo leggermente più in alto. Confusa dal suo atteggiamento guardo ciò che sta osservando lei, mi volto di colpo ed attaccato alla ringhiera vi è un uomo, lo stesso del giardino, con due spade cristalline sulla schiena e lo sguardo confuso.

Si avvicina e allunga la mano fino al polso della bambina, la tira a se, si poggia lentamente l'indice alla bocca in segno di silenzio. La guarda e non dice niente, le passa  due dita lungo la guancia e sorride. La piccola è visibilmente insicura, o forse è solo timida, e abbassa lo sguardo che viene catturato da un medaglione che porta al collo l'uomo. Quest'ultimo se ne accorge se lo toglie dal collo e glielo porge, la piccola tende la mano per prenderlo ma poco prima di sfiorarlo ritrae la manina di scatto. L'uomo ne rimane perplesso  e afferra la mano della bambina. La stringe con troppa forza e, attirandola a se, le posa il ciondolo sul polso.

La bimba grida e si mette a piangere tentando di liberarsi dalla stretta dell'uomo, ma le è inutile; quando l'uomo molla la presa sul polso della piccola vi è una bruciatura, della stessa forma del ciondolo, rossa come fuoco. L'uomo le afferra il polso e la strattona nuovamente verso di se per osservare meglio la bruciatura provocatagli dal ciondolo. Mi volto a guardare meglio l'uomo che sembra essere parecchio perplesso, ma dopo pochi secondi vedo i suoi occhi infiammarsi di rabbia. In una frazione di secondo estra un coltello e glielo porta alla gola.

Non faccio a tempo a pensare di difendere la piccola che l'uomo non è più sul terrazzo e il pugnale si trova ai piedi della bimba; corro alla ringhiera e guardo giù. Un altro uomo ha privato il primo del coltello, e quest'ultimo si trova ai piedi del primo, in un bagno di sangue.

Mi volto verso la bambina che ha portato il suo visino tra due sbarre del parapetto e guarda incuriosita giù e sorride, guardo verso quella direzione l'uomo che l'ha salvata si sta girando per vedere come sta la bambina; i suoi occhi verdi brillano alla luce del sole.

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