Capitolo 1

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La sveglia suona e questo significa che un'altra giornata d'inferno inizierà, ma non pensiamoci troppo, nel frattempo comincio a ripensare a Firenze e alla mia migliore amica Marina, chissà ora come sta e se, magari, si ricorda ancora di me, mi risveglio dal mio groviglio contorto di pensieri e mi alzo dal mio comodissimo e caldissimo letto per dirigermi verso il mio armadio, dove tiro fuori una delle mie felpe che copre tutto, specialmente i lividi e segni delle sigarette sul mio corpo che, ormai, sembrano formare una specie di mappa, e prendo un jeans stretto nero e non potevano mancare le mie Vans sempre e rigorosamente nere ormai consumate, infatti dovrei andare a comprarne di nuove ma sinceramente non ho voglia.
Vado in bagno e mi guardo allo specchio, sono alta e magra con i capelli neri corti e poi il mio sguardo cade sul mio corpo e alcune lacrime cominciano a rigarmi il viso ma le asciugo in fretta  cominciando a prepararmi lentamente per poi passare al trucco, prendo il correttore per cercare di coprire le mie profonde occhiaie causate dalle notti insonni e dalle lacrime che puntualmente verso e che il mio cuscino ha raccolto come una spugna, poi prendo la matita nera e comincio a tracciare una linea spessa, che fa risaltare i miei occhi grigi, ecco ora sono pronta.

Scendo le scale e trovo la mia bellissima famiglia che fa colazione e mi perdo a guardarli, mio padre che mentre legge il giornale sorseggia il suo caffè, la mia piccola sorellina che mangia i cereali nella sua ciotola di Hello Kitty mentre guarda uno dei suoi cartoni animati preferiti e poi c'è mia madre che tutta indaffarata si muove tra i fornelli.

Papà: Buongiorno principessa dormito bene?

Io: Si papà dico mentre saluto tutti con un bacio sulla guancia e poi mi siedo anch'io e comincio a fare colazione con un paio di biscotti, poi prendo lo zaino e mi dirigo verso la porta, ma non prima di aver salutato alla mia famiglia, e mi incammino verso scuola, con le cuffiette nelle orecchie.

Sono appena arrivata nel cortile e trovo i soliti ragazzi che mi picchiano appoggiati al muro a fumare, io comincio a camminare più veloce e a testa bassa per evitare che mi vedano, ma il mio piano va in fumo quando mi sento afferrare per un polso e trascinarmi verso il retro della scuola, puntualmente non c'è nessuno, e vengo sbattuta contro il muro mentre cado a terra dolorante e intanto cominciano a picchiarmi facendo però attenzione a non colpirmi sul viso per far in modo che nessuno si possa accorgere di qualcosa, poi mi alzano le maniche della mia felpa e uno di loro spegne la sigaretta sul mio braccio, dai i miei occhi le lacrime cominciano a scendere, il dolore è troppo forte, sento suonare la campanella e i ragazzi mi lasciano a andare ma Andrea mi prende per i capelli e mi sussura in un orecchio

Andrea: Troietta ci vediamo all'uscita e non mancare dice in tono minaccioso mentre io mi limito ad annuire e mi lascia andare e se ne vanno soddisfatti e con un ghigno divertito sul volto, mentre io rimango a terra dolorante, ma mi rialzo e mi avvio all'interno dell'edificio che mi ha rovinato la vita.

Spazio Autrice
Questa è la mia prima storia spero che vi piaccia e niente lasciate una stella che è sempre gradita e non dimenticatevi di lasciare un commentino qui sotto e a 10 stelline e 5 commenti continuo la storia
Al prossimo capitolo e ciao a tutti miei piccole goccioline di mare

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 27, 2017 ⏰

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