George camminava per la strada principale di Diagon Alley stringendosi nella sua giacca di pelle di Drago nuova, riparandosi da quell'aria pungente del mattino poco dopo l'alba.
Pochissime persone erano in giro già a quell'ora, quasi tutti erano commercianti indaffarati a raggiungere i loro negozi. Tutti tiravano dritti senza fermarsi a parlare con nessuno per raggiungere al più presto il calore del fuoco nei loro camini. Qualcuno gli rivolse qualche cenno di saluto vedendolo passare, ma nulla più. Lui rispose a tutti con un sorriso e uno svolazzo della mano.
Non gli capitava spesso di fare una passeggiata come quella al mattino. Anche dopo tutti quegli anni abitava lì a Diagon Alley anche se c'erano state diverse modifiche. Aveva da poco acquistato anche l'appartamento accanto a quello in cui abitava e li aveva uniti in modo da crearne uno più grande. L'operazione non aveva richiesto più di un paio di giorni grazie alla collaborazione di alcuni colleghi di suo padre che erano stati ben felici di aiutare il figlio di Arthur Weasley. Non era stato facile per lui stravolgere in quel modo il vecchio appartamento: era la casa che aveva diviso con Fred dall'inizio della loro attività con i Tiri Vispi Weasley, ma sapeva che non poteva chiedere a sua moglie di vivere in quel buco di appartamento. Così alla fine aveva preso la decisione di inglobare in un qualche modo i vecchi ricordi, usarli come base per quelli che si sarebbe costruito insieme ad Angelina e chissà, magari in futuro anche con i loro figli.
Quel giorno però era diverso. In genere abitando proprio sopra il negozio non aveva bisogno di uscire: gli bastava scendere le scale per andare ad aprire. Ma quel giorno era appena tornato da un weekend passato con la sua famiglia alla Tana. Sua madre aveva insistito perchè si fermasse fino all'ultimo, fino al mattino prima di andare a lavorare. Aveva ancora la pancia piena per la deliziosa colazione che Molly gli aveva preparato. Era stato bello rivederli, anche se non tutti erano a casa. Per la prima sera avevano organizzato una bella cenetta invitando anche Harry, Hermione, Fleur e il piccolo Ted oltre ai membri della famiglia. Percy era passato solo per un brindisi verso tarda serata, impegnato com'era con il lavoro. Charlie non era potuto esserci poichè doveva restare in Romania ad aspettare una cucciolata di Ungari Spinati. Angelina lo aveva accompagnato per la cena e si era fermata fino al giorno dopo come avevano fatto i loro amici, quando la notizia di un piccolo incidente avuto da sua madre con un calderone l'aveva fatta tornare a casa dai suoi, con la promessa che il lunedì si sarebbero visti a casa per aprire insieme il negozio.
La mattina prima che quella notizia arrivasse lui, Angelina, Harry e Ron avevano iniziato da poco una partita di Quidditch nel giardino della Tana, dove tante volte da giovane si era allenato con i fratelli, in memoria dei vecchi tempi. Quando la moglie però andò via da sola, assicurando a tutti che era sicura non fosse niente di che e intimando al marito di godersi quei giorni in famiglia, lui perse la voglia di giocare e fu sostituito da Ginny, che fino a quel momento era rimasta solo a guardare. Essendo lei una giocatrice delle Holyhead Harpies e molto più allenata di loro, aveva preferito restare in disparte e urlare consigli a tutti. Hermione, che non aveva mai avuto particolare fiducia nei manici di scopa, rifiutò categoricamente preferendo continuare la lettura a voce alta di un libro al picciolo Ted, così i tre lasciarono perdere la partita e si limitarono a fare qualche passaggio.
Lui, invece, era salito di sopra da solo e si era rifugiato nella vecchia camera che divideva col gemello. Finché Angelina era con lui trovava sempre la forza di essere allegro, il solito George, lei riusciva a renderlo felice, ma gli bastava restare solo perché qualcosa dentro di lui lo sopraffacesse. Improvvisamente tutte le cose che in quella casa gli ricordavano il fratello lo colpivano come un schiaffo, togliendogli ogni energia. Si distese sul suo vecchio letto e diede un'occhiata alla stanza.
Molte cose erano rimaste esattamente le stesse di molti anni prima. Ormai quella camera era poco usata, tutti i figli Weasley si erano trasferiti altrove, ma sua madre aveva lasciato tutto com'era, non era riuscita a togliere quasi nulla dalle pareti. Non che comunque ci sarebbe riuscita: lui e Fred avevano usato incantesimi di Adesione Permanente su quasi tutti i loro poster. Poi un pensiero gli balzò alla mente: se tutto era rimasto esattamente uguale ad anni prima, forse c'erano ancora i prototipi per i Sognisvegli Brevettati che lui aveva nascosto in un piccolo pertugio sotto il letto la cui apertura era stata celata con un incantesimo di illusione.
I Sognisvegli Brevettati erano stati tra i primi che avevano tentato di creare, ma avevano abbandonato quasi subito il progetto a causa di un piccolo incidente, per riprenderlo poi solo tempo dopo.
Avevano avuto l'idea di quell'invenzione durante una tediosa lezione del professore Rüf durante il loro sesto anno. George si era addormentato in tronco dopo le prime poche frasi del noioso fantasma svegliandosi solo alla scrollata del gemello poco prima della campanella. Il fratello lo guardava con un misto di ammirazione e incredulità che non riusciva a capire. Finalmente, quando si erano ritrovati in corridoio con il loro migliore amico Lee Jordan a fine lezione, il gemello spiegò loro la sua agitazione. George aveva dormito quasi tutto il tempo con gli occhi semi aperti e appoggiato su una mano.
Nessuno dei due aveva capito dove volesse andare a parare.
<< Ehy, è Rüf, che ti aspettavi? Spero non che prendessi "appunti"! >> esclamò, una nota di orrore sottolineò l'ultima parola. Gli altri due risero al solo sentir dire la parola "appunti" da George.
<< Ovviamente no. Volevo dire che sembravi sveglio. >>
Continuava a non capire.
<< Giuro solennemente che stavo dormendo! In effetti stavo sognando che-
Ma Fred lo interruppe.
<< Sembrava che stessi solo sognando ad occhi aperti, mentre in realtà... >>
<< ...dormivo. >> completò George.
Il guizzo dei suoi occhi a quelle parole fu notato da tutti e due i presenti. Si scambiò un'occhiata significativa con il fratello: ora aveva capito perfettamente.
<< Voi due state tramando qualcosa. Spiegatemi, spiegate anche a me! >> Le parole di Lee furono vane. Erano appena arrivati davanti all'aula di Difesa Contro le Arti Oscure e nessuno si sarebbe azzardato a chiacchierare sotto lo sguardo dell'occhio magico di Malocchio Moody.
Solo nelle vacanze estive ebbero l'occasione di creare e testare per la prima volta la loro nuova invenzione. Con i soldi che Harry aveva dato loro erano riusciti ad ottenere il materiale necessario per la creazione.
Un mattino la madre aveva accolto i figli in cucina con la notizia dell'invito a cena di un vecchissimo amico del padre, ancor più filoBabbano di quest'ultimo e così noioso da rendere una qualunque conversazione con Percy piacevole come un venticello fresco in piena estate. Purtroppo però la missione di Arthur per conto dell'Ordine della Fenice richiedeva che cercasse di portare dalla loro parte quanta più gente poteva ed era ovvio che avrebbe pensato prima di tutto agli amici più stretti, anche se questi erano noiosi maghi amanti dei tostapane babbani. Nessuno accolse la notizia con gioia, ma Molly Weasley non volle sentir nessun tipo di scusa da parte dei figli. Li obbligò tutti ad aiutare a riordinare la casa, lavarsi e a sistemarsi in vista della cena. Ma Fred e George erano pronti, così come lo erano i loro primi Sognisvegli. Sarebbe stato Fred a testarlo a cena. Se tutto fosse andato bene e le dosi erano giusto, per dieci interi minuti sarebbe rimasto a fissare il nulla ad occhi aperti completamente addormentato.
Ma decisamente qualcosa era andato storto. Fred si era appena voltato in modo furtivo per mandar giù la caramella senza farsi vedere da nessuno di quelli seduti a tavola e aveva strizzato l'occhio a George che lo guardava di sottecchi. Poi si era girato nuovamente verso il piatto, un sorriso ebete stampato sulla faccia, e, senza alcune preavviso, si era afflosciato sul tavolo. La sua testa si era abbattuta sulla ciotola di zuppa, gli occhi erano ancora aperti e l'espressione instupidita non se n'era andata. Il tonfo aveva fatto sobbalzare tutti e davanti a quella scena i genitori si erano immediatamente agitati per cercare di risvegliarlo. Il loro ospite agitava unguenti babbani da spalmargli sulla faccia, ma la signora Weasley lo ignorava volutamente, troppo sospettosa di quei rimedi alternativi e allo stesso tempo troppo preoccupata per il figlio per ascoltarlo. Niente sarebbe servito, George lo sapeva. Tutto ciò che poteva fare in quel momento era correre a nascondere ogni prova nella loro nicchia segreta sotto al letto. Quando sgattaiolò nuovamente di sotto il gemello si stava già riprendendo, ma anche la madre si stava riscuotendo dallo stato di agitazione e non impiegò più di due secondi ad intercettare George. Scusandosi con il loro ospite e intimando a Fred di non muoversi dal divano dove lo avevano adagiato, trascinò l'altro gemello in cucina infuriata.
Non era sicuro di come fosse riuscito a cavarsela senza che lei gli estorcesse ogni minima informazione su cosa avevano combinato, ormai George non lo ricordava più. Ricordava, invece, come avessero deciso lui e il fratello di abbandonare i Sognisvegli per un po', per evitare di incappare nuovamente così presto nell'ira di Molly.
Quella sera, infine, prima di dormire, Fred aveva finalmente avuto l'occasione di dare un resoconto degli effetti sperimentati. Il sonno era stato istantaneo e completo, non si era minimamente accorto di aver sbattuto la testa, nè di essere stato trasportato. In compenso aveva sognato. Anche se l'effetto era stato più intenso ma molto più breve di quello che si aspettavano, i sogni erano stati nitidi e allegri come avevano progettato.
<< Eravamo io e te, vecchi come quando abbiamo cercato di mettere il nome nel Calice di Fuoco, con le lunghe barbe e tutto il resto. Stavamo progettando un enorme scherzo per i nostri nipoti, anche se sono quasi sicuro fossero solo nipoti miei. Dopotutto, quando ci sono io che sono più alto e più bello... >> ammiccò verso George per sottolineare il concetto che fosse lui quello più brutto.
<< Se sei tanto più alto e più bello, smettila di fingerti me ogni volta che Angelina ti si avvicina per parlare. >>
L'altro sbuffò rumorosamente.
<< Sai benissimo che-
Ma il fratello non aveva voglia di sentire di nuovo le sue motivazioni.
<< Questo sogno allora? >>
<< Ah, sì. Beh eravamo felici e stavamo architettando il piano, ma quando i bambini stavano per arrivare mi sono svegliato sdraiato sul divano. Era un bel sogno, mi sembrava di essere davvero con te. Sicuramente è una cosa che faremo da vecchi. >> Sorrideva nella penombra al fratello.
George si era ritrovato dopo quel viaggio nei suoi ricordi a piangere da solo osservando un paio di caramelle muffite appoggiate sul palmo della mano, appena recuperate da sotto il letto. Aveva pianto nuovamente tutte le sue lacrime, con la dura consapevolezza che mai più avrebbe potuto progettare uno scherzo grandioso insieme al suo gemello.
Infine si era ricomposto dopo il suo sfogo. Aveva cacciato quei primi Sognisvegli Brevettati nella tasca ed era andato di sotto ad aiutare la madre in qualunque cosa stesse facendo. Lei lo aveva osservato un attimo, i suoi occhi avevano immediatamente notato quelli gonfi e rossi del figlio, ma non aveva detto nulla. Lo aveva solo stretto a sé e infine gli aveva chiesto di affettare le verdure per la cena.
George voltò nella strada di Diagon Alley dove si ergeva colorata l'insegna del suo negozio. Salutò con un gesto della mano un vicino di casa che si stringeva nel lungo mantello mentre varcava la porta. Voltandosi però si era accorto di star passando davanti ad una vetrina il cui riflesso catturò immediatamente il suo sguardo. Il lato ancora orecchio-munito della sua faccia era voltato nel riflesso con la stessa angolazione della sua testa. Si portò d'istinto, anche se non poteva vedere quel lato della testa, una mano dove una volta spuntava l'altro padiglione auricolare, tagliato di netto dal Sectumsempra di Piton. Il riflesso, esattamente come lui, alzò la mano, ma invece di adagiarla sopra il buco fece l'inequivocabile gesto di sturarsi l'orecchio.
George si voltò di scatto per fronteggiare il proprio riflesso, ma quello era di nuovo immobile, come lui. Niente orecchio e espressione sbigottita.
Era sicuro di quello che aveva visto ma si chiese se non fosse solo un'allucinazione. Restò impalato a lungo davanti al vetro del negozio, finché non fu riscosso dal vociare di alcuni maghi che si avvicinavano. Pian piano i normali pensieri tornarono ad invadergli la mente con la loro tranquillità: ora doveva andare a casa, salutare Angelina, aprire il negozio e affrontare una giornata di lavoro frenetica ma piuttosto divertente come al solito. Poi la sera si sarebbe chiuso nel laboratorio fino a cena e infine si sarebbe goduto il tempo libero con sua moglie.
Ora era sicuramente solo un po' stanco. Riprese a camminare, ma la tentazione di dare un'ultima occhiata furtiva al suo riflesso nella vetrina ebbe la meglio sulla sua ragione.
Il suo gemello riflesso gli fece l'occhiolino prima che lui superasse del tutto il negozio.
Ora ne era sicuro. Niente allucinazioni. Lo aveva visto davvero.
Fred era ancora con lui. Non poteva essere altrimenti. Pian piano un pensiero si fece strada dentro di lui: dove c'era uno scherzo o una malefatta da compiere, là ci sarebbe stato anche il suo gemello. Non avrebbe mai permesso che George si prendesse da solo tutta la gloria.
Si asciugò in fretta una lacrima solitaria all'angolo dell'occhio.
Anche se Fred era morto, non lo avrebbe mai lasciato davvero.
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Sognisvegli Brevettati
Fanfiction"> > Sorrideva nella penombra al fratello. George si era ritrovato dopo quel viaggio nei suoi ricordi a piangere da solo osservando un paio di caramelle muffite appoggiate sul palmo della mano, appena recuperate da sotto il letto." [Fred&George]