Capitolo 1

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Jess sbattè forte la porta di camera sua, che si chiuse con un tonfo netto. Aveva litigato nuovamente con i suoi genitori per colpa di suo fratello, del suo perfetto, adorabile fratello, e tutto ciò di cui aveva bisogno era di stare un pó da sola, per calmarsi. Era sempre stata un tipo abbastanza calmo, ma Billy aveva la capacità di mandarla su tutte le furie. Jess sospiró, si appoggiò alla porta e fece scivolare la schiena contro questa finchè non finì col trovarsi seduta per terra. Aveva voglia di piangere, ma le lacrime non scendevano. "Come sempre", pensó Jess. Una delle sue caratteristiche principali, o almeno così lei le definiva, era che piangeva poco. Non perché non volesse, ma perché le lacrime faticavano a scendere. Qualità che certamente poteva sembrare un pregio, e a volte lo era. Ad esempio: se improvvisamente, anche per una ragione banalissima, ti dovesse venire da piangere in mezzo ad una folla di gente, allora sì che ti puoi dichiarare felice di beneficiare di questo dono. Ma quando le lacrime non scendono e, come in quel caso, sei iper nervosa o agitata, ti senti piuttosto male. Se volete, vediamola come una metafora: le lacrime faticano ad uscire come le emozioni, e tu ti tieni dentro tutto fino ad un certo punto, quando non c'è più spazio anche per una sola goccia. A quel punto esplodi. Chiuse gli occhi, portandosi una mano al viso e ripensando alla serata. Stava andando tutto liscio, avevano finito di cenare e Jess non vedeva l'ora di tornare in camera sua a leggere. Billy peró non ne voleva proprio sapere di farle passare una serata tranquilla, perció decise che sua sorella maggiore non sarebbe andata a letto finché non avrebbe giocato con lui. Aveva solo 7 anni, Billy, mentre lei ne aveva 15 ormai, e non se la sentiva proprio di giocare al " gioco dell'oca", mentre sul comodino di camera sua c'era un libro che la aspettava. Aveva sempre amato leggere, sin da quando era bambina e i suoi compagni la prendevano in giro perchè preferiva la compagnia di un buon libro alla loro. Ma Jess se ne fregava, perchè i libri erano per lei l'unico riparo dal mondo reale, che, doveva essere sincera, non le piaceva un granché. Non aveva molti amici, a parte Chase e Logan, che le erano sempre stati vicini. Erano come fratelli per lei, e non riusciva ad immaginare la sua vita senza di loro se non come un buco nero pieno di delusioni e solitudine. Perció, quando Billy le si era attaccato ad una gamba dopo aver ricevuto un rifiuto per impedirle di andarsene, si era sentita in obbligo di gridargli di staccarsi, perchè altrimenti ne avrebbe subito le conseguenze. Billy si era subito messo a piangere, come al solito, e i genitori erano accorsi come i pompieri accorrevano alla vista di una casa in fiamme. Subito le avevano rifilato la solita storia sul fatto di essere gentile con il fratello, perché era questo che ci si aspettava da una sorella maggiore.
Lei aveva risposto che se magari lui avesse smesso con quello stupido gioco dell'oca, come con tutti i suoi altri stupidi giochi, e avesse iniziato a farsi degli amici come un bambino normale, lei probabilmente non gli avrebbe gridato contro. Allora i genitori le avevano tolto i libri, e lei non poteva vivere senza libri. Era come vivere senza aria. Ed era stato allora che era corsa in camera sua."In effetti", dovette ammettere Jess, "neanche io ho molti amici". Ma no, era una cosa completamente diversa. Almeno lei provava di fare conoscenza con qualche nuovo ragazzo (e si sforzava davvero, ma davvero non ne capiva l'utilità visto che Chase e Logan erano tutto ciò che le serviva), o perlomeno rispondeva alle domande che le venivano rivolte, mentre suo fratello si isolava completamente da tutto e da tutti, avvolto nei suoi pensieri da bambino di 7 anni. Quando tornava a casa da scuola, pranzava senza dire una parola, e poi si ritirava in camera sua senza dire a nessuno cosa facesse. "Naturalmente peró, la mamma lo considera perfetto" non potè fare a meno di constatare Jess. " solo perchè è il più piccolo" si affrettó ad aggiungere. In effetti, era vero. In casa erano 4 fratelli. C'era Ashly, che aveva 19 anni, lei, Ted, il fratello di 10 anni, e infine c'era Billy, il povero piccolo Billy. Jess era sempre andata d'accordo con Ashley, mentre con Ted, e sopratutto con Billy, non era proprio in ottimi rapporti. Certo, gli voleva bene, e loro ne volevano a lei, ma la verità era che se potevamo evitare di passare del tempo insieme da soli, lo facevano, perché erano consapevoli che sarebbe finita in un litigio. Era assorta dai suoi pensieri, quando fu interrotta da una voce familiare che gridava da dietro la porta:
-Jessica, apri la porta, per favore- Era sua madre, ma Jess non aveva alcuna intenzione di aprire la porta. Sua madre sapeva bene cosa significassero i libri per lei. Avevano lo stesso valore che per una qualsiasi altra ragazza avrebbe avuto un cellulare, anzi, lo stesso valore di un RAGAZZO. Jess non aveva mai pensato a nessun ragazzo 'a quel modo', ma una cosa la sapeva: le ragazze della sua età avrebbero fatto a pezzi qualsiasi cosa pur di averne uno. Più ci pensava, più era convinta a rimanere chiusa in camera sua per sempre. -No- rispose semplicemente. -Jess...- la voce di sua madre dietro la porta era dolce, ma Jess rimase impassibile. - Ho detto no-. Riusciva a sentire la freddezza con cui aveva sputato quelle parole, e si fece paura da sola. Un brivido le percorse la schiena. Sentì dei passi allontanarsi sul parquet, evidentemente sua madre aveva rinunciato. Quasi allo stesso tempo, qualcosa le vibró in tasca. " il cellulare" pensó Jess. Era un messaggio di Chase che la invitava a passare la serata con lui e Logan al Java Caffè di fronte a casa dell'amico.

Jess aveva un disperato bisogno di sfogarsi, e decise di andare, nonostante la decisione di rimanere sola presa in precedenza. Non voleva farsi vedere dai suoi genitori, così sgusció fuori dalla finestra. La sua stanza si trovava al terzo piano, ma col tempo aveva imparato a servirsi di un albero che si trovava molto vicino alla sua finestra per entrare e uscire da camera sua a suo piacimento, senza essere scoperta dai genitori. Appena spalancó la finestra, un'ondata di aria gelida le penetró nella pelle, perciò si coprì bene prima di uscire. Aveva visto giusto: faceva veramente molto freddo per le strade di Manhattan mentre si avviava al Java Cafe, che ormai aveva l'abitudine di chiamare semplicemente 'Cafe' con i ragazzi da quanto gli era diventato familiare. Ogni volta che qualcuno dei tre aveva voglia di compagnia, si sedevano insieme ad un tavolo del Bar e sorseggiavano delle cioccolate calde. Le piaceva il senso di familiaretà che provava nello stare nel locale con i suoi migliori amici, perció, ogni volta che uno dei due la chiamava, non diceva mai di no. Anche da lontano, nell'oscurità che la luna aveva portato con sè, riuscì a riconoscere la chioma spettinata di Chase, che si trovava appoggiato a braccia conserte ad un lampione davanti al Cafe.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 13, 2016 ⏰

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