2.9

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Daniel's P.O.V.
ore 10:13
Sono in macchina da più di due ore, ormai. Sono partito da Londra per poter andare da Felicia, devo trovarla a tutti i costi.
Penso di aver capito può trovarsi. La casa si trova in un piccolo paese vicino Liverpool, me ne ha sempre parlato. Spero solo che sia lì e che stia bene.
ore 11:36
È passata un'altra ora, e forse mi sto avvicinando sempre di più alla ragazza che mi ha fatto impazzire in questi ultimi due mesi. Ammetto che è stata dura non parlare con lei, infatti mi manca.
Una della cose che non le ho mai detto quando eravamo al telefono è che ho sempre adorato la sua risata, e mi viene da sorridere, è strano, forse.

Forse nella vita bisogna sempre conoscere persone nuove, perché altrimenti un po' delle cazzate che si fanno per chi si potrebbero fare?
Io spero che sia stata una scelta intelligente, quella di andarla a cercare. È forse la paura che mi fa pensare di non trovare Felicia in quel "suo piccolo mondo, da sola e lontana da tutti".
Forse è così che ci si sente.
Si prova paura, ansia.
Può succedere sempre di tutto.

☼ ☼

*chiamata*

Dan, sei sicuro che sia una buona idea?

Sì, Ben. Ne sono più che sicuro.

Non la conosci nemmeno! Tu sei pazzo.

Io la conosco ed ho avuto tutto il tempo per conoscerla, Ben. Le ho promesso che l'avrei protetta se fosse successo qualcosa.
Voglio raccontarti una cosa che mi raccontava sempre mio padre la sera, prima di andare a dormire. Una volta, esisteva un bambino che sognava troppo, e infatti un giorno sognò di avere un foglio speciale dove tutto quello che si scriveva, prendeva vita, cioè diventava vero. Tutti lo definivano pazzo.
Ma nonostante tutto quello che gli dicevano, lui non abbandonò l'idea, ma la potenziò.
Comprò fogli di carta, la più economica che c'era, perché i sogni non sono cari, e il bambino lo sapeva.
Tutto quello che scriveva lì, prendeva vita. Lo raccontò anche ad altri bambini. I grandi ridevano, tranne i bambini, che iniziarono a provare i fogli con i 'superpoteri', come dicevano loro.

sai, ti avrei continuato a dire che eri pazzo. Ma sai una cosa? Vuoi andare da lei? Vai. Sii felice con lei. Rimarrai sempre mio amico, e qualunque cosa ti serva, fai uno squillo.

grazie mille Ben, ci sentiamo.≫  dico sospirando, chiudendo la chiamata.

☼ ☼
ore 12:57

Sono quasi arrivato alla casa dove dovrebbe trovarsi Felicia.
Arrivo, parcheggio e scendo dalla macchina. Questa casa non è poi così tanto brutta: non è molto grande ed è di color bianco, c'è un piccolo giardino intorno.

≪E tu saresti?≫ sento una voce alle mie spalle, e mi volto.

Mi trovo davanti un ragazzo che, secondo me, ha la mia stessa età. Alto, capelli neri, fisico scolpito. E con una pistola in una delle tasche dei jeans.

≪Non importa chi sono, ho fatto quattro ore e mezzo di strada per venire a prendere Felicia.≫ rispondo, pentendomi subito dopo quando l'uomo prese la pistola.

≪Tu non provare ad avvicinarti, okay? Lei è mia, e se ci provi, beh, ho una pistola.≫

≪Saresti?≫ sorrido, facendolo -sicuramente- arrabbiare.

≪Il suo ex ragazzo, ma comunque di mia proprietà.≫ ricambia il sorriso. A quel punto mi arrabbio.

≪Ma chi cavolo ti credi di essere? Lei è una ragazza che -sicuramente- ti ha amato. Lei merita di essere amata, non di essere trattata come un oggetto. E poi perché mai violentarla?≫ mi avvicino a lui.

Gli tiro un pugno, due, tre, vicino al naso.
Me ne tira uno nella pancia, facendomi abbassare, ma penso a Felicia. Se mi faccio già ridurre così dall'uomo che l'ha violentata e -presumo- che la stia tenendo in ostaggio, perché sono venuto?
Riesco comunque a rialzarmi e scaraventarlo a terra, tirandogli un altro pugno. Credendo che ormai avesse perso conoscenza, mi alzo e piano piano mi avvicino alla casa.

Il rumore di uno sparo.
Di una persona che,
ridendo,
fa partire la macchina.
Mi sento debole.
Cado a terra,
ma non perdo i sensi.
Il mio unico pensiero
è lei,
la mia piccolina.
Dov'è Felicia?

Mi alzo dopo un po'. Piano piano mi avvicino al portone. Una volta davanti, faccio un sospiro ed entro.
"Questo sì che è un bel posto", pensai.
Nonostante ci venisse raramente, era ben arredata. Ma i singhiozzi mi fanno fermare un attimo.

Felicia?

Salgo piano le scale, cercando di seguire i singhiozzi. Dopo di che, arrivo davanti ad una porta, da dove provenivano i singhiozzi.

Ti prego, John, non farmi più niente. Fammi vedere Daniel, ti prego.≫ piangeva.

Entro.

≪Fel, tesoro, alzati.≫ gli occhi mi pizzicavano, forse di lì a poco avrei pianto. Alza lo sguardo e si mette le mani davanti alla bocca. ≪Sono così brutto?≫ dico, sorridendo leggermente. Fa un 'no' con la testa, alzandosi e venendo piano piano da me.

La abbraccio
forte.
Ora giuro che la
proteggerò sempre,
finché quel tipo sarà in libertà.

≪Non tremare, Fel, stai tranquilla.≫ sussurro.

≪T-ti prego.. Non andare.. Via..≫ mi abbraccia.

≪No, mai. Sono venuto fino a qua per salvarti,m. E adesso nessuno ti porterà via da me, intesi?≫

Si scioglie dall'abbraccio, guardandomi negli occhi.

≪si.≫ sorride a malapena, ≪Cosa.. Cosa ti ha fatto John?≫

≪Mi ha tirato qualche pugno e mi ha sparato al fianco, ma stai tranquilla.≫

≪No, io non sto tranquilla finché non starai meglio.≫ dice, ≪A proposito, sei più bello dal vivo, Dan.≫

Sorrido, dandole un bacio sulla fronte.
Ci guardiamo negli occhi, e il tempo sembra essersi fermato. Noi due, e nient'altro.
Poso lentamente le mie labbra sulle sue.
Forse per una volta mi sono sentito veramente vivo, libero.
E chissà se magari un giorno noi due saremo ancora insieme.

ti amo, Daniel Radcliffe.

ti amo, Felicia Evans.

-1 omg.

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