1. Rosso come

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Sentì di nuovo il suo corpo farsi freddo e quella sensazione ormai familiare attanargliargli lo stomaco.
Sospirò, poi trattenne il respiro mentre chiudeva gli occhi, lasciandosi traportare dalla felicità e dal disagio che accompagnavano sempre quei momenti. Non sapeva bene come descrivere quello che provava quando accadeva: era come togliersi un grosso peso che aveva sullo stomaco per poi sentirsi in colpa, sentirsi debole e ritrovarlo sempre lì, più pesante e opprimente di prima.
Si chiese per quanto ancora potesse sopportarlo, per quanto ancora potesse sopportare quel dolore che aveva dentro che si ingrandiva, si espandeva sempre più. Ogni volta, lo sentiva correre attraverso le sue vene, pulsare nella sua gola. Sapeva che tutto quello era malsano, che lui era malsano. Doveva smetterla, ma non ce la faceva.
Aprì gli occhi incontrando il colore scarlatto che gli ricopriva il braccio, lo guardò mentre scendeva lentamente e lo vide cadere a terra. Goccia dopo goccia, respiro dopo respiro.
Si sporse verso il cassetto al quale era appoggiato prendendo un fazzoletto e iniziando a pulirsi.
Passo una, due volte l'oggetto sulla pelle mentre le ferite non smettevano di sanguinare. C'era abituato, un altro po' di pressione e avrebbe smesso di scorrere.
Quando capii che il fluido si era bloccatto osservò piano le sue ferite sentendo il suo cervello che lo rimproverava, che gli ricordava quanto fosse stupido e irrazionale.
Guardò poi il fazzoletto sporco prima di buttarlo, come tutti gli altri prima di lui, nel cestino che aveva sotto la scrivania. Rosso come il colore della sua sofferenza.

La luce che penetrava dalla finestra lo svegliò, guardò distrattamente l'orologio constatando che poteva prepararsi con calma.
Si spogliò e indossò l'uniforme della scuola, quella invernale con le maniche lunghe, si posizionò davanti allo specchio pettinandosi velocemente i capelli biondi, cercando di dargli una sistemata.
Ci rinunciò e andò in cucina per fare colazione, sul frigo un biglietto ""Rimango fuori per lavoro per altre due settimane, sul mobile ci sono dei soldi."" Rise amaramente staccando il foglio dalla superfisce liscia e buttandolo distrattamente sul mobile. Era tornato ieri nel tardo pomeriggio, si era rinchiuso in quella stanza che oramai non era più la sua senza neanche salutarlo, ed ora eccolo che ripartiva per lavoro. Si mise lo zaino sulle spalle e uscì di casa, straordinariamente non aveva più fame.

Varcò la soglia della sua classe, immergendosi nel chiacchiericcio mattutino.
-Naruto dopo scuola abbiamo una partita di basket, ti unisci a noi?-
Vide Kiba e Shino sbracciarsi verso la sua direzione, sorrise avvicinandosi al loro banco -Con questo freddo, siete impazziti?-
-Soffri troppo il freddo, poi giocando ci si riscalda. Ti metti una cannottiera e vieni a giocare con noi.-
-nha, passo.-
Sentì gli amici protestare e chiedergli spiegazioni mentre si sedeva al suo posto -Non mi va.- gli sorrise un ultima volta prima di girarsi e posare svogliatamente la testa sul banco. Non poteva mica dirgli il vero motivo, non poteva mica dirgli che le sue braccia non erano proprio un bello spettacolo in quel periodo.
Delle voci familiari interruppero i suoi pensieri, si voltò guardando la sua migliore amica e Ino che entravano in classe accerchiando il presidente studentesco.
-Uchiha-kun ti andrebbe di venire a prendere un gelato con noi dopo scuola?-
Guardò le due ragazze saltellare velocemente sul posto, in attesa di una riposta, mentre il ragazzo sembrava non aver neanche sentito la risposta. Ci era abituato, Uchiha, fin dalle medie aveva sempre avuto uno stuolo di ragazze ai suoi piedi, disponibili a realizzare ogni suo desiderio. Naruto trovata ironico e disgustoso tutto quello, dannarsi l'anima per un bel visino freddo come il ghiaccio.
-Non mi piacciono i dolci.- Naruto aveva sentito quelle parole oramai un centinaio di volte, eppure quelle due continuavano ogni settimana a chiederglielo, sperando in un cambiamento di risposta che non era ancora avvenuto.
Uchiha si sedette al suo banco e alzò gli occhi color pece puntandoli su quelli cerulei di Naruto -Cosa hai da fissare Uzumaki?-
-Mi stavo solo chiedendo quando ti abbasserai all'altezza di noi poveri comuni mortali.- ghignò, sapeva di dargli fastidio e questo lo adorava. Gli piaceva sapere che era lui l'unico che riusciva a scalfirlo. Rimase sorpreso da quel pensiero ma lo scacciò senza dargli troppo peso.
-Sei troppo in basso per poterti raggiungere, Uzumaki.- rispose calmo, anche se l'espressione infastidita sul suo volto lo tradiva. Sogghignò, fingendo di non essere stato ferito da quella frase, per poi voltarsi in direzione della lavagna sentendo il professore dare il buongiorno. Era troppo in basso, Sasuke non sapeva quanto avesse ragione.
-Buongiorno a tutti ragazzi.-
-Buongiorno Kakashi- sensei.- lo salutarono gli alunni di rimando.
-Prima di iniziare la lezione vorrei ricordarvi gli incontri scuola-famiglia di questo pomeriggio.- gli occhi del maestro vagarono per la classe prima di posarsi su Naruto -Uzumaki, il tuo tutore sarà presente?-
Naruto lo maledì mentalmente, parlarne davanti a tutta la classe non gli sembrava giusto anche se la cosa non era affatto nuova ai compagni, la notizia che nessuno venisse agli incontri scuola-famiglia per lui circolava da tempo in giro.
-No, non può purtroppo.- sorrise sperando di sviare l'attenzione dalla sua voce che si era fatta flebile.
-Peccato, chiamarlo sempre sta diventando un problema per il mio portafoglio.- la classe rise e Naruto capì che il discorso era concluso.
-Ho portato i compiti dell'altra volta, Haruno saresti così gentile dal consegnarli?-
Sakura si alzò, sistemandosi la gonna che si ostinava a portare nonostante fossero ormai in pieno Novembre, e prese a distribuire i fogli per i vari banchi. Quando arrivò a lui, gli fece un piccolo sorriso triste per poi consegnargli il foglio. Sospirò guardando prima il foglio e poi il soffitto, si chiese cosa avrebbe detto lui quel pomeriggio al telefono con il sensei di quell'ennesimo 4.
Sentì le mani prudere, attaversate dall'impellente bisogno di compiere il solito rituale per farlo sentire meglio, si accarezzò piano le braccia cercando di alleviare quella sensazione.
Dietro di lui sentiva i compagni complimentarsi con Uchiha per il suo 10, quarto dei tanti che sicuramente sarebbero arrivati durante l'anno scolastico.
Rise amaramente, piano per non farsi sentire da nessuno.
Beato te, Uchiha.

Salve a tutti
Questa è la mia primissima SasuNaru, ammetto di aver inserito un argomento molto delicato e vi dico solo che non ho intenzione di affrontarlo alla leggera.
Per quanto riguarda i personaggi ammetto che per ora non sono niente di nuovo ma mai dire mai.
Spero che vi piaccia
ImGoingUnderX

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