Una mattina qualsiasi decisi di andare in biblioteca per leggere un libro: cercavo un libro di fantasia, che parlasse di maghi, streghe, mostri e di mille avventure. Ma, mentre girovagavo per gli scaffali alla ricerca di un libro che mi colpisse, si verificò un fatto strano: un libro cadde sul pavimento, senza che nessuno lo avesse toccato, portandosi dietro una sagoma scura che non riuscivo ad identificare. Incuriosita, mi avvicinai per cercare di capire cosa fosse successo e vidi che ciò che era caduto insieme al libro era nientemeno che un serpentello rinsecchito.
«Come diamine è possibile?!», mi chiesi, e, ancora più attratta da quel mistero raccolsi il libro e lo aprii. Era un racconto di streghe, pieno di intricati segreti che avevano luogo in un castello popolato da serpenti. Rapita dalla storia, dimenticai il fatto strano e continuai a leggere il libro con passione e fretta di conoscere il finale di quella fiaba stregata. Ma, arrivata all'ultima pagina, o a quella che sembrava tale, mi resi conto che mancavano delle pagine. Inspiegabilmente, mi affannai in una disperata ricerca. Ispezionai il fondo dello scaffale, guardai per terra e controllai anche i libri vicini, pensando che qualcuno, dopo aver rotto il libro, avesse deciso di nasconderne le pagine per paura di un rimprovero.
Dopo quelle che mi sembrarono ore, decisi di chiedere aiuto alla bibliotecaria. «Prova a controllare nella stanza sul retro, nel caso ci siano altre copie», mi disse, liquidandomi in quattro e quattr'otto, con mio grande disappunto. Non ci badai troppo, comunque. Avevo troppa fretta di concludere il racconto. Mi recai nel retro della biblioteca ma della porta non c'era neanche l'ombra. Dopo qualche giro a vuoto, notai una porticina scura, sembrava molto antica e impolverata. «Finalmente l'ho trovata!», esultai. Ma, non appena l'aprii e feci qualche passo nel buio, mi ritrovai invischiata in una melma appiccicaticcia dalla quale non riuscivo più ad uscire. La porta si chiuse da sola, sbattendo forte.
Ero nel panico: gridai con tutte le mie forza ma nessuno sembrava sentirmi, ed in più, ad ogni movimento che provavo a fare, quella sostanza mi intrappolava sempre di più. Ad un certo punto, ecco che mi apparve, o forse era solo la mia immaginazione, una sagoma lugubre e sprezzante. Aveva una risata terrificante, da far gelare il sangue nelle vene. Era coperta da un mantello scuro e non riuscivo a distinguerla bene in volto. Mi concentrai a fondo, lottando contro la mia paura, e alla fine, con grande sorpresa, riconobbi quella che nel libro era descritta come la strega più infima di tutte.
«Se vuoi ritrovare l'altra metà del libro, e quindi, uscire sana e salva dal mondo stregato in cui sei entrata aprendo quella porta, cerca la via che ti condurrà verso il castello dei Serpenti, altrimenti rimarrai intrappolata qui per sempre», disse lei con voce spettrale. A quel punto, un po' per la paura, un po' per lo sfinimento, svenni.
Mi risvegliai dopo quello che mi sembrò un attimo, dolorante e spaesata. «Dove mi trovo?», mi chiesi guardandomi in torno. Tutto ciò che vedevo era, infatti, composto da nebbia, la quale sembrava nascondere alberi senza foglie, dai rami pungenti ed aspri. Mi alzai di scatto e, solo allora, mi accorsi di avere con me il libro. Quel libro maledetto, che tanto mi aveva entusiasmata ed incuriosita all'inizio, quanto trascinata nei guai ora.
Scoraggiata cominciai a camminare, senza una meta precisa, trovando intorno a me solo cumuli infiniti di nebbia ed altri alberi rinsecchiti. Dopo quello che mi parse un tempo infinito, sentii dei rumori intorno a me. Mi nascosi spaventata dietro un albero e aspettai di capire cosa fosse. All'improvviso, da dietro un ramo spuntò quello che mi sembrava la caricatura di un pagliaccio: aveva un aspetto molto buffo, capelli molto arruffati tanto da sembrare una vecchia parrucca stopposa e scarpe che fischiavano ad ogni passo. Non so cosa mi spinse ad uscire dal nascondiglio, forse il suo aspetto buffo o forse il fatto che finalmente avessi incontrato qualcuno in quel deserto nero, fatto sta che gli andai incontro. Ma, prima che aprissi bocca, lui con uno scatto felino afferrò il libro, che tenevo distrattamente in mano, e scappò via.