I Came For The Werecoyote

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Era lì.
Ferma vicino al bancone con lo sguardo chino e distratto, i capelli castani che erano leggermente cresciuti da quando l'avevo vista l'ultima volta, erano portati sciolti, cadendo mossi sulle spalle, una ciocca che scivolava in avanti quasi a coprirle una parte del viso, quasi a coprirle quelli.
Gli occhi, quei occhi marroncini, occhi da cerbiatto, che davano un senso di innocenza quando li guardavi, ma in diverse situazioni, sapevano trasmettere ogni cosa.
Rabbia, delusione, corruciati.
Paura, inconsapevolezza, sgranati.
Tristezza, spenti, niente.
Le labbra rosee e carnose, serrate, in nessuna espressione evidente.
Era distratta e persa nei suoi pensieri, un po' come sempre, ma per niente svampita o goffa, anzi.
Sveglia, in gamba, diretta e letale.
Letale.
Quanto amavo quando si dimostrava la coyote forte e istintiva che conoscevo, da cui ero stato attratto dal principio.
Una bella, letale coyote.
Peccato, che l'istinto in lei cercavano di sopprimerlo, di renderla una docile creatura che poteva essere pericolosa in certi limiti, senza seguire quello che l'istinto le diceva, ma solo la logica.
Logica di che, poi? Mai capito.
Lei era bella proprio perché era così.
Uno spirito libero che in certe situazioni si allontanava dal branco che l'aveva accolta, e prendeva le decisioni da sé, in modo lucido e pensato.
Però, anche lì, non avevo mai visto usare completamente il suo istinto.
Era come un qualcosa da tenere in gabbia, troppo imprevedibile e pericoloso da poter liberare.
Fosse per lui, lei non avrebbe dovuto sentirsi costretta o rimproverata per qualcosa, solo essere se stessa in ogni singolo modo.
Quando parlava, quando agiva, quando pensava.
Quando era Malia.
In se in ogni forma.
Da quella stupenda umana, a quella elegante ma feroce da coyote.
Già, quella ragzza lo aveva ammagliato, dal primo momento, e lui ora la voleva.
Non meritava qualcuno che le dettasse regola su come dovesse essere e su come dovesse comportarsi.
Meritava qualcuno che la comprendesse nei suoi istinti, nei suoi pensieri, nelle sue azioni.
Nel silenzio della cucina di casa McCall, avanzai nell'ombra delle mura, avvicinandomi alla ragazza che momentaneamente non si era ancora accorta di me.
"Vedo che le cose sono addirittura peggiorate da quando me ne sono andato"
Mi rivolsi con tono pacato, tranquillo, una voce profonda che la fece subito 'risvegliare' portando lo sguardo attento e accigliato su di me, anche se più che accigliato avrei detto stupefatto, e forse con un velato senso di rancore.
"Theo?"
Esclamò il mio nome incredula e immobile, notando un leggero indurimento dei suoi muscoli, scrutandomi nella poca luce che c'era e che proveniva dal cucinotto.
"Non vi libererete facilmente di me"
Dissi con un tono più divertito e con una velata ironia che però traspariva serietà.
La seguii con lo sguardo, mentre trascinando la mano sul bancone in marmo fa il giro di esso, gli occhi scuri puntati su di me, e fu un attimo, prima che la ragazza scattasse verso il mio corpo, portando le mani al petto e stringendo le dita attorno al tessuto della maglietta mentre mi sbatté con forza contro al muro in un'espressione accigliata, e una leggera smorfia si era creata sul suo viso.
La stretta era ferrea e forte; ammetto, che con difficoltà mi sarei potuto liberare.
"Ehi, ehi, calma, non so se lo sai, ma il gioco è cambiato"
La guardai diritta negli occhi, non avendo timore del suo sguardo, non avendo paura di lei.
Azzurro e castano che si scontravano, come l'acqua che si infrange contro la solida terra.
"Gioco? Quale gioco? Quello dove inganni tutti noi? Quello dove uccidi Scott? O quello dove tradisci la mia fiducia?"
Ringhiò questa volta stringendo con più forza la presa contro al mio petto, dandomi qualche difficoltà nel respirare.
"Più o meno"
Scrollai le spalle per quel che riuscii senza distogliere lo sguardo.
Non volevo darle la soddisfazione di vincere questa battaglia di sguardi.
"Ma lo sai, non volevo farlo davvero, è stato fastidioso provare quel senso di colpa che pesava nel mio stomaco"
E nel mio cuore, ma questo non era esattamente da dire.
"Mi hai fatto credere di potermi fidare di te, e così ho fatto. Cosa ho ricevuto poi? Un proiettile nel mio addome, lasciata in balia della Desert Wolf armata"
Ringhiò con rancore contro di me avvicinandosi ancora di più, spingendomi a sua volta sempre di più contro la parete.
"Mi hai lasciata a morire"
Ci fu un cambiamento questa volta nella sua voce. Un velato e impercepibile tentennamento. Il tono più basso, più fino, quasi sul punto di rompersi, come se quello che aveva appena detto, fosse davvero doloroso.
"Io sapevo che tu eri troppo forte, perché finisse lì la tua vita, in quel posto, in quella situazione, per mano di quella."
Mormorai a mia volta scrutando ogni particolare del suo viso, i nostri ormai troppo vicini.
Ci guardavamo fisso negli occhi, come se non riuscissimo a fare altro, come se con codesti sguardi ci potessimo dire molto di più.
Sguardi seri e intensi, che in impercettibili secondi, da parte di entrambi, si spostavano verso le nostre labbra vicine, ma nessuno voleva darlo a notare.
"You shot me"
Mormora sempre con un tono basso e più roco. In modo azzardato, avrei detto tremante.
" You shot me, and I should kill you"
Continuò con questo tono irregolare, strano per lei. Un tono non sicuro di quello che stava dicendo. Un tono che ometteva qualcosa. Ma a quel punto, cosa avevo da perdere?
" But you won't, you like me too much, and... I like you too much too."
Mormorai sfoggiando il solito sorrisetto misto a un ghigno. Un sorriso di chi sapeva aver ragione, di chi sapeva di averla vinta. Ancora. Infatti, come la prima volta, arrivò la risposa della ragazza che in un ringhio mi spostò con facilità sbattendomi contro il divano del salotto, provocando un mio soffocato gemito di dolore che si mostrava tramite una piccola smorfia, socchiudendo gli occhi mentre continuai a sentire l'assidua presenza della ragazza china su di me con prepotenza. Riuscendo appena a ricambiare lo sguardo, le parole di lei suonarono nelle mie orecchie come un sussurro, un sussurro liberatorio, come se si fosse tolta dallo stomaco chissà quale peso.
" You're right, i like you too much, and that's why I get confused. I should hate you, but I'm completely attracted by you, in every way possible"
Mormorò con intensità queste parole, contraendo la mascella e indurendo lo sguardo prima di fiondarsi sulle mie labbra con foga e passione.
Le sue calde e carnose labbra che si muovevano in modo concitato sulle mie che ricambiavano in modo equo.
Non so come eravamo finiti in quella situazione, ma mi piaceva.
Le sue gambe ora erano a cavalcioni sulle mie, le nostre vite che si sfioravano a ogni minimo movimento del nostro corpo.
Le mani di lei posate sul mio viso mentre un mio braccio le cingeva la schiena avvicinandola di più a me, l'altro invece con una mano tra i ondulati e aggrovigliati capelli.
Era passione pura, era desiderio puro.
Era come se tutta la tensione che avessimo accumulato in questo lungo tempo, fosse scoppiata causando... questo. Che però piaceva ad entrambi.
Così continuò la nostra infuocata 'pomiciata' che in poco aveva portato ai nostri corpi completamente nudi e uniti.
I vestiti sparsi sul pavimento, sottostante al divano, mentre nella casa regnava il silenzio a eccezione dei nostri alternati gemiti per il piacere che ci stavamo dando a vicenda.
Consumammo il nostro primo rapporto lì, in quel momento, ignorando la situazione generale.
Eravamo solo noi due, e stavamo incredibilmente bene.
Probabilmente era stato anche il miglior rapporto che avessi avuto in questi anni. Era incredibilmente selvatica e manesca. Sapeva cosa fare, dove, e come.
I suoi artigli avevano più volte graffiato la mia schiena, ma ogni suo contatto era piacere puro.
E così, qualche ora dopo, giacevamo rilassati e tranquilli su quel divano, lei cinta a me, con un braccio allungato e posato sul mio busto, e una gamba intrecciata alla mia.
I respiri che si intrecciavano, così come gli sguardi.
Sguardi silenziosi ma carichi di significati.
"I came for the werecoyote"
Mormorai piano, quasi in un sussurro guardando la dolce, ora, ragazza negli occhi, passando le dita in modo distratto tra le sue ciocche che aggrovigliai alle dita.
"And I trust you"
Mormorò semplicemente accennando un piccolo e velato sorriso su quel viso serio e rilassato, smuovendo qualcosa nel mio stomaco, e non solo.
Era vero.
Ero venuto per lei.
Ed ero tornato per lei.
E sarei rimasto per lei.

~ Angolo Autrice ~
Salve gente, sono Ellie 👅
Forse qualcuno sa chi sono per due OS pubblicate in precedenza, sul mio vecchio profilo, una delle quali era la Larry tema AHS.
Anywayy
Ho voluto buttare giù questa ipotetica scena che mi sono immaginata sui Maleo (che shippo fino alla morte) dopo aver letto alcune news sulla s.6 che personalmente, non vedo l'ora di vedere.
Spero vi sia piaciuta, e se è così mi farebbe piacere che la votaste 🍼

Saluti e tanti biscotti, Ellie 👅

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