Fulmini

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Gennaro Raia non è un bambino che fa facilmente amicizia, gli altri bambini non gli piacciono. Per la maggior parte del tempo, all'asilo, sta da solo o a giocare alla "pizzeria" con la sua maestra preferita, quella che lo asseconda e che in lui non ci trova niente di sbagliato. Non tutto, almeno.

Certo, non la ascolta, non vuole fare quello che fanno gli altri bambini, proprio non se ne parla di mangiare e lancia tutto in giro, e ogni giorno lei torna a casa stremata.

Forse sono quegli occhioni blu, il ciuffo biondo che adora sistemare, o forse sono quei sorrisetti furbi e scaltri, la sua parlantina - perchè lui non è socievole ma parla tanto, eh - e i suoi termini ricercati, da adulto, ma quella maestra proprio non riesce a vedere in lui tutto quel male che invece gli altri vedono.

Un giorno però Gennaro Raia non c'è a ricreazione, Gennaro Raia non vuole giocare con lei. E per carità, lei ne è anche felice perché quel bimbo testardo è veramente insopportabile, se pur adorabile, ma questo si ripete per uno, due, tre giorni, e decide di andare a controllare dietro al cortile.

Quando li vede sorride, un po' perchè ormai è fatta, se l'è scollato di dosso e sarà più tranquilla, un po' perchè finalmente si è fatto un amico, e sarà felice anche lui.

Gennaro Raia sta giocando con Alessio Iodice, il bimbo bruno e un po' cicciottelo velocissimo a correre della sua classe, accucciati a terra. Da soli - e quando qualcuno prova ad aggregarsi lo cacciano - hanno creato il loro... Non si sa bene cosa.

«É un giardino!» esclama Alessio, appena la vede, e Gennaro alza gli occhi dal buchetto nella terra che sta facendo e le sorride contento.

«Guarda!» dice saltando in piedi e afferrandole la mano. «Qui ci sono i fiori, sono caduti da quell'albero, e un po' li abbiamo portati io ed Alex dai nostri giardini.» e indica tutto soddisfatto una parte del cortile piena di fiori secchi e non. «Questi sono gli alberi.» e si riferisce a dei rametti piantati in un angolo. «Quelli i frutti e le verdure che abbiamo raccolto.» e sono un mucchio di quei semi verdi che cadono dagli alberi del cortile.

«L'avete fatto tu e Alex? Da soli?» chiede sorpresa.

«Sì!» esclama Alessio emozionato, «Io e Genn da soli. Ti piace?».

Da quel giorno la maestra diventa la preferita di entrambi, ma solo tra le maestre. Adesso sono loro, Genn e Alex, ad essere i loro preferiti.

Diventano proprio inseparabili.

La mamma di Gennaro quasi non ci crede quando suo figlio a casa non ci vuole tornare, lui che ogni volta che la vedeva le correva in contro felice come non mai di andarsene dall'asilo.

E quasi quasi scoppia anche a piangere. Gennaro scoppia sempre a piangere, quando vuole attenzioni o anche solo perchè è esageratamente sensibile, ma questa volta no, questa volta la mamma lo vede - ha imparato a capirlo, ormai - che è diverso. Lo vede che quell'Alex è importante, che quelle lacrime non sono tanto per fare i capricci, questa volta Gennaro ha dormito tutta la notte, non è nervoso, questa volta Gennaro ha un buon motivo per piangere, disperarsi e imbarazzarla di fronte a tutti gli altri genitori. Questa volta quasi quasi nemmeno si vergogna, è solo contenta.

***

Adesso è Alessio a piangere. Lui alle elementari non ci vuole andare.

Uno dei suoi fratelli maggiori, Nando, gli ha detto che dovrà fare i compiti e studiare, e lui non vuole. Lui vuole giocare con Gennaro, e Nando gli ha detto che non giocherà più così tanto come una volta.

Allora adesso piange. Piange e si aggrappa al suo papà e alla sua mamma, ed è fermamente sicuro, dentro di sé, che mai e poi mai cederà e andrà a scuola.

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