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-Lo sappiamo- disse Ophelia, sorpresa che se ne dubitasse. -Naturalmente- aggiunse Sophia sbattendo le ciglia con aria innocente. -Harriet sei tu che stai prendendo la cosa troppo sul serio.- -Sono irritata per come tutti si comportano con me ora che mi credono fidanzata. Non sono fidanzata con nessuno e non lo sarò mai.- Sophia scosse la testa. -Sciocchezze. Un giorno incontrerai l'uomo che fa per te e cambierai idea.- Harriet non ne era affatto sicura. Aveva ventiquattro anni e sino a quel momento non aveva incontrato un solo uomo capace di suscitarle sentimenti diversi dall'insofferenza. Forse era un pensiero meschino; decise che non lo avrebbe condiviso con le sue sorelle chiacchierone. -Io, tanto per cominciare, non sono adatta per il ruolo di moglie.- -E per cosa sei fatta?- -Sono fatta per godermi la vita, per oziare a letto tutto il giorno a mangiare pasticcini e a bere cioccolata calda. Purtroppo il destino mi ha punita, ed eccomi qua.- Sophia scrutò la sua sorella maggiore con espressione meravigliata. -Pasticcini a letto? Mi piace l'idea. Di certo meglio di queste pecore puzzolenti, anche se Ophelia è troppo testarda per ammetterlo.- -Non dovreste soffermarvi sull'odore che proviene dalle pecore, ma considerare ciò che quelle bestie possono significare per noi.- Intervenne Harriet prima che le due potessero ricominciare. -Significano denaro, che ci consentirà di pagare la persona che dovrà rimpiazzare Stephen per la tosatura.- -Povero Stephen- commentò Ophelia rabbuiandosi. Sophia ebbe un moto di disappunto. -È stata tutta colpa sua. Non capisco a cosa stesse pensando quando si è lanciato dal fienile appeso a quella corda. Ha diciotto anni. È grande per queste cose. E certamente non ha il diritto di far preoccupare così la mamma.- -Cercava di fare impressione sulla signorina Strickton- disse Harriet. -E sono sicura che così è stato, soprattutto quando la corda si è sciolta e lui si è schiantato contro il muro del granaio.- Sophia sghignazzò. -Mi sarebbe piaciuto vederlo.- -Anche a me- fece Ophelia ridacchiando. -Potremmo chiedere i particolari direttamente a Charlotte, la prossima volta che ci capiterà di incontrarla.- Harriet capiva il divertimento delle sue sorelle al pensiero delle sventure amorose di quel pomposo del loro fratello maggiore ma non riusciva a essere altrettanto spensierata. Quella bravata non solo aveva prodotto danni al granaio, ma aveva messo Stephen fuori gioco giusto quando avevano più bisogno di lui. Harriet imboccò una strada stretta e fangosa, delimitata su un lato da campi rigogliosi e sull'altro da filari di alberi. Svoltarono un angolo e Harriet dovette arrestare di colpo il carro. -Santo cielo!- -Cosa succ..?- Sophia spalancò gli occhi. C'era un bellissimo cavallo nero fermo su un lato del sentiero. Teneva la testa bassa. -Buon Dio- esclamò Harriet inserendo il freno. Sollevò il vestito e scese dal carro affondando con i piedi nel fango. -Di chi può essere questo cavallo?- Ophelia si alzò per vedere meglio, si mise in punta di piedi e la cuffia le scivolò lasciando scoperta una massa di riccioli castani. -Che animale meraviglioso!- Scese anche lei dal carro e Max la seguì. La sua grossa testa le arrivava all'altezza del gomito mentre le camminava affianco. Il cavallo, vedendo arrivare il cane, nitrì. -Che sciocca!- fece Harriet. -Tieni lontano Max.- -Seduto!- disse Ophelia a Max. Seppur riluttante il cane obbedì e tornò sul carro. Max era un dono, una benedizione per i Ward. Era un vero cane da pastore, cresciuto insieme con gli agnelli. Viveva nel granaio e dormiva nella stalla quando pioveva. Per questo si fidavano di lui. Nessun cane randagio avrebbe osato avvicinarsi al gregge in sua presenza. Sophia guardava il cavallo interessata. -È meraviglioso. Il padrone si starà dannando per ritrovarlo.- Ophelia manifestò le sue perplessità. -Chiunque sia il proprietario di questo cavallo, deve trovarsi atterra qui intorno a seguito di una brutta caduta. Vedi come sono piegate le staffe?- Harriet fece un passo avanti, poi, lentamente, prese le redini. Il cavallo indietreggiò e sollevò la testa; aveva gli occhi sbarrati. Harriet ritirò il braccio. -Ophelia, prova tu che sei brava con gli animali. Questo è proprio spaventato.- Ophelia si incamminò lentamente verso il cavallo. Gli parlò con voce bassa, rassicurante. Dapprima l'animale scrollò la testa ma poi si tranquillizzò. Ophelia si sporse e raggiunse con agio le redini. -Ecco fatto- disse piano, accarezzando il collo dell'animale. -Mi chiedo se sia uno dei cavalli che il barone Whitfield ha appena acquistato- disse Harriet. -Legalo al retro del carretto per adesso.- Ophelia sospirò. -Mi piacerebbe tenerlo. Stephen ne sarebbe così invidioso.- -Bam!- un rumore improvviso ruppe le parole di Ophelia. Il cavallo quasi si impennò, ma Ophelia tenne le redini con mano salda. -Era uno sparo- fece Sophia nel silenzio. -Così pare- disse Harriet. -Deve esserci qualcuno impegnato in una battuta di caccia qui vicino.- Max iniziò ad annusare l'aria e digrignò i denti. -Perché Max è così irrequieto? Pensi che abbia avvertito la presenza di un lupo?- -Tienilo a bada, non voglio corrergli dietro.- Prima che potesse finire la frase, Max schizzò di corsa giù dal carro abbaiando furiosamente lungo la strada. Anche le pecore iniziarono a belare a gran voce. -Max!- gridò Harriet con il cuore in gola, mentre il cane si allontanava per poi sparire nel bosco. -Che guaio! Presto, dobbiamo riprenderlo prima che qualcuno gli spari. Da lontano sembra un daino.- Dannazione le era parsa una cosa semplice quella di portare tre pecore al mercato. -Vieni Ophelia, io e te andiamo a riprendere Max. Sophia tu resterai qui fino al nostro ritorno.- Per un attimo le parve che non sarebbero mai riuscite a raggiungere il mercato, a vendere le loro pecore e a procurarsi il denaro necessario per pagare la mano d'opera extra per la tosatura..e non meno importante, non sarebbero riuscite a soddisfare l'esigenze della banca. -Non finché avrò vita- disse Harriet a se stessa, Garret Park non poteva andare perduta. Marciò in direzione del bosco, sprofondando nel fango, con Ophelia che si trascinava dietro di lei.

CHASE POV'S
Non era quello il momento giusto per morire, nonostante le avversità fossero sul punto di fargli perdere l'uso della ragione. Stava percorrendo a cavallo uno stretto sentiero fangoso, una scorciatoia parallela alla strada principale che conduceva a Dover, da dove si sarebbe imbarcato alla volta del Continente. Conosceva poco quella zona: suo fratello Devon possedeva nei pressi una casa con un grande appezzamento di terreno e lui tempo a dietro ci era andato a caccia. Non si ricordava nulla di quella esperienza oltre al fatto che non aveva mai smesso di piovere. Strano invece che in quel momento il tempo fosse insolitamente splendido. Cielo blu e colline verdi tutto intorno. Il suo cavallo nero si muoveva con scioltezza sotto i caldi raggi del sole, c'era una brezza fresca che gli scompigliava i capelli e aveva del buon brandy sulle labbra. Tutto sommato era la situazione adatta per non lasciarsi prendere dalla nostalgia di Londra, della sua casa e dei suoi fratelli. Cercò di concentrarsi sul paesaggio rasserenante intorno a lui e cavalcò continuando a bere. Aveva appena oltrepassato una curva sulla strada, quando, con la velocità di un battito di palpebre, la sua pace intrisa di alcool venne spezzata. Si sentirono fischiare delle pallottole, si scatenò il caos, le urla lo investirono da ogni direzione finché cadde in un piacevole torpore.

SPAZIO AUTRICE:
Heyy, nel prossimo capitolo ci sarà l'incontro tra i due..fatemi sapere se la storia vi piace, grazie a tutti!

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 26, 2016 ⏰

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