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7:40, New York, la sveglia del cellulare, ovvero la fonte del suono più irritante che esista al mondo, stava suonando da più di dieci minuti ormai.
L'avevo impostata per le 7:30 ma come sempre mi sono presa altri 10 minuti di sonno, dopotutto non sono una che ha bisogno di secoli per vestirsi o truccarsi, anzi, ci metto 5 minuti ad indossare la solita felpa, le solite sneakers e raccogliere i miei lunghi capelli castani che trovavo orribili per via della loro forma mossa, in quanto amante dei capelli dritti, però non avevo né tempo né voglia di stare lì a piastrarmeli, dopotutto i capelli non cambiano drasticamente una persona, per migliorare il mio aspetto sarebbe servito un miracolo. Era questo ciò che pensavo di me. Ed era quello che pensavano tutte le persone che conoscevo. Eccetto lei. Meredith Harrison. Meredith ed io eravamo amiche a sorpresa di tutti sin dai tempi delle elementari, lei pensava che non fossi una brutta ragazza, pensava che mi trascurassi e basta, o almeno questo era quello che diceva. Le 7:50 erano ormai vicine e mi affrettati ad uscire per andare a scuola mangiando uno snack per colazione durante il tragitto come al mio solito, la scuola era a 10 minuti a piedi da casa mia e ci misi poco ad arrivare. Giunta davanti alla scuola, Meredith corse da me ad abbracciarmi e prendermi per il braccio trascinandomi nella cerchia di ragazze con cui stava parlando.
-Voi avete studiato per la verifica di scienze di domani? A proposito Meredith, dove hai preso quelle scarpe? Sono meravigliose. - esclamò Madison, una ragazza di quel gruppetto. Era la classica ruffiana e falsa che faceva tanti complimenti a Meredith che magari non pensava neanche. Anche se, come si poteva non pensare brutte cose su Meredith? Era perfetta, si vestiva con vestiti firmati, era alta e magra, zigomi ben definiti, occhi nocciola molto espressivi, capelli senza neanche una ciocca ribelle ed era indistintamente amica di maschi e femmine. Il mio esatto opposto. Io avevo gli occhi di un azzurro che trovavo spento, ero relativamente bassa e non avevo amici maschi, né tante amiche femmine. La invidiavo, ma allo stesso tempo ci tenevo a lei, nonostante la popolarità non si montò mai la testa, al massimo mi sparlava di persone, ma questo lo facevano tutti.
Mentre stavamo, o meglio, Meredith stava chiacchierando con quelle ragazze, arriva verso di noi Evan, il suo ragazzo nonché il ragazzo più popolare e ambito della scuola. Era del nostro stesso anno e frequentavamo gli stessi corsi, ma tuttavia non mi rivolse mai la parola, anzi, non ero neanche sicura che sapesse il mio nome nonostante fossi la persona a passare più tempo con la sua ragazza. Appena vide Meredith, l'abbracciò e le stampò un bacio sulle labbra.
- Andiamo in classe insieme? -
- Sì certo. - Rispose lei arrossendo lievemente.
Frequentavo i loro stessi corsi, dunque la classe in cui dovevo andare era quella in cui si dirigevano anche loro ma non potevo di certo fare da terzo incomodo.
Quando andarono via, pure le ragazze che prima parlavano con Meredith se ne andarono senza neanche salutarmi. E rimasi sola a pensare al fatto che Evan non mi piaceva, secondo me non era il tipo giusto per Meredith, sembrava nascondesse qualcosa e aveva un'aria troppo misteriosa per i miei gusti. Di certo non era brutto, anzi, aveva un bell'aspetto, occhi verdi che creavano un bel contrasto con i suoi capelli neri corvino, inoltre era un ragazzo piuttosto alto con un bel fisico, ma secondo me si celava qualcosa dietro di lui. Subito dopo che se ne andarono le altre ragazze, me ne andai in classe a fare matematica anche io, la lezione era terribilmente noiosa e odiavo matematica con tutta me stessa; ero brava in tutte le materie eccetto in quella e tendevo a perdermi nei pensieri durante quell'ora che consideravo come ricreazione visto che non facevo niente, quando all'improvviso la professoressa disse - Smith alla lavagna! -
*Ma lo fanno apposta a chiamare sempre i peggiori? * Pensai.
Mi dava fastidio essere al centro dell'attenzione di tutti e mi dava ancora più fastidio la mia incapacità di risolvere quella operazione o qualsiasi altra cosa si trattasse.
Presi il gesso in mano e cominciai a scrivere cose a caso sulla lavagna per poi ricancellarli subito dopo...Fino a quando mi accorsi che Evan, seduto proprio davanti alla lavagna, stava spargendo verso di me un fogliettino con quello che sembrava il risultato, di sicuro non mi aspettavo che fosse giusto perché Evan non era mai stato proprio l'esemplare di studente modello, ma non avevo niente da perdere, era pur sempre meglio che non scrivere niente, dunque copiai cercando di non farmi beccare.
-È giusto, puoi andare al posto. - Mi disse la professoressa Mathers che sembrava sorpresa dal fatto che ce l'avessi fatta.
Prima di andare a sedermi, cercai di rivolgere uno sguardo ad Evan per ringraziarlo, ma lui non si degnò di guardarmi.

The Friend Of The Pretty Girl. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora