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Finalmente suonò la campanella che pose fine a quella tortura dell'ora di matematica, uscì accompagnata da Meredith che mi raggiunse subito.
-Sei stata davvero brava prima.. Pensavo odiassi matematica! - esclamò lei.
-Mi ha suggerito Evan la risposta. - Risposi con tono indeciso.
-Ehm, non credo proprio sia il tipo da queste cose, è davvero strano, non pensavo fosse bravo in matematica. A proposito devo parlarti proprio di lui... Ma ci serve un posto tranquillo, andiamo in cortile a cercare un angolino.-
Cambiammo direzione e ci dirigemmo verso il cortile della scuola, vedevo Meredith preoccupata e dentro di me ero curiosissima di sapere di che cosa si sarebbe trattato. Davvero curioso come in pochi minuti una persona possa farsi mille film mentali.
Arrivate in cortile, ci recammo in un angoletto vicino all'unico albero che era presente lì.
-Ehm... Voglio dirti che... Ho intenzione di lasciare Evan. - disse con un tono abbattuto.
-COSA?!- Esclamai subito io sorpresa.
-Solo stamattina eravate così tanto affiatati.... Ma perché?- Aggiunsi.
-Può sembrare tutto ok ma non è così, io e lui non abbiamo una conversazione da molto tempo. Non abbiamo argomenti, non siamo più quello di prima.- Mi rispose chinando lo sguardo.
-Capisco.- Risposi.
In realtà non capivo, non potevo capire, non avevo mai avuto un ragazzo, potevo solo immaginare come stava Meredith e come sarebbe stato Evan dopo averlo scoperto.
-Quindi come e quando glielo dirai? - Le chiesi.
-Domani. E lo farai tu per me. Ti prego, non ho il coraggio, gli voglio bene non sopporterei di vederlo triste.- Rispose lei supplicandomi con tono disperato.
-Ma a me non pensi? Lo sai bene che mi inquieta.- Le dissi con voce bassa.
-Dai, non sarebbe in grado di farti del male, ti prego! Se vuoi mi inginocchio, guard- la interruppi prima che finisse la frase e si mettesse in ginocchio, di certo non volevo attirare l'attenzione e dopotutto non volevo farle perdere la dignità. Dentro di me non volevo farlo, spettava a lei, non ci tenevo a prendermi la responsabilità, ma era anche vero che Meredith era la mia unica amica, non potevo di certo perderla.
-Va bene, ti aiuterò...- Le dissi rassegnata e subito dopo lei mi abbracciò e ringraziò.
Passarono le ultime ore di scuola ed era ora di tornare a casa.
Aprii la porta e trovai mia madre a guardare una di quelle sue stupide telenovele che finiranno nell'anno 3000, mio padre, invece, era a lavoro e sarebbe tornato a casa più tardi.
Salutai mia madre che era troppo presa dalla TV e andai in camera a studiare per quella che sarebbe stata la verifica di scienze per l'indomani. Le leggi di Mendel erano difficili da memorizzare ed era difficile imparare i problemi di genetica, ma tuttavia mi piaceva come materia ma non riuscivo a concentrarmi sapendo cos'altro ben peggiore della verifica mi sarebbe aspettato fare il giorno dopo, ovvero : parlare con Evan. Quel ragazzo mi intimidiva, inoltre era anche un tipo arrogante che si sentiva chissà quale star a scuola; ma dovevo farlo. Dovevo farlo per Meredith. Dopo tutto il pomeriggio passato davanti ai libri, tra studio e pensieri, decisi di accendere il telefono per dare un'occhiata al profilo Instagram di Evan Young, quando all'improvviso entrò mia madre che mi fece subito la predica.
-Ma sempre con quel cellulare stai? Quand'è che comincerai a studiare? - Sbraitò furiosa.
-Sei tu che hai un tempismo peggiore di quello delle mestruazioni... Giustamente quando studio non mi vedi mai, eh.- Risposi seccata.
-Comunque la cena è pronta, io e tuo padre ti stiamo aspettando, vedi di non fare tardi. - Disse per poi andarsene chiudendo la porta.
Incredibile come passa subito il tempo quando ti immergi nei tuoi pensieri.
Prima di scendere per la cena, decisi di continuare quello che stavo facendo, ovvero dare un'occhiata al profilo di Evan.
Era incredibile come venisse bene in tutte le foto, ma dopotutto la cosa non mi sorprendeva, era davvero bello. Bellissimo. Nelle foto con gli amici era quello che spiccava tra tutti; incredibile era anche come fosse popolare nei social network; probabilmente alcune persone sono state create apposta per diventare popolari.
Una foto tra le 40 che aveva postato aveva attirato di più la mia attenzione : quella con la famiglia in vacanza alle Hawaii, in tutte le altre foto sorrideva, ma in quella no. Aveva uno sguardo perso, ma decisi di non farci caso e pensai a chissà quanto era ricco visto che poteva permettersi certe vacanze.
Subito dopo scesi a cena : mia madre aveva preparato uno di quei minestroni disgustosi che ti facevano rigurgitare il pranzo del 2006, ma questo io e papà non potemmo dirlo.
-Com'è andata a scuola oggi? - Mi chiese mio padre.
-Bene, domani ho un compito in classe.- Risposi in tutta serenità.
- E ovviamente la signorina ha passato tutto il giorno con gli occhi sul cellulare, ormai possiamo definirti una drogata e mandarti in riabilitazione. - Si aggiunse mia madre.
-Come sempre tendi ad esagerare... E Poi ho studiato.- Commentai.
-Sì, certo. E chissà in quale altra realtà parallela.- Replicò a tono.
Mio padre si mise a ridere e così feci anche io, ormai queste scenate erano di routine.
Dopo aver finito di cenare e di sparecchiare, andai a letto e così fecero anche i miei genitori.
Dovevo assolutamente riposare per la giornata che mi sarebbe aspettata l'indomani, ma non riuscì a chiudere occhio. Passai tutta la notte a pensare ad una cosa. O meglio a qualcuno. Lui, Evan Young.

The Friend Of The Pretty Girl. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora