Capitolo 2

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Never felt like this before/
Are we friends or are we more?

 

One Direction - Change My Mind

 

 

 

 

LEANNA’S POV

Apro gli occhi lentamente, ma al contrario di quanto mi aspettassi camera mia è ancora buia, ad eccezione di qualche timido raggio di sole che filtra fra le tapparelle. Distendo braccia e gambe, e mi godo quel momento di pace che precede il suono della sveglia.

Sono ancora un po’ confusa, ieri sera dopo il concerto sono tornata a casa stanca morta, intontita a causa della musica della musica sparata a palla, ma felice. Soprattutto confusa, però. Insomma, perché mai Niall mi ha fatta chiamare?

Il mio sguardo cade su un piccolo fogliettino, adagiato sulla coperta: quando lo prendo mi accorgo di quanto sia stropicciato, penso di averlo stretto nella mano tutta la notte. Cerco di mettere a fuoco ciò che c’è scritto su quel pezzo di carta, anche se ormai lo so a memoria: il numero di telefono di Niall; l’ho memorizzato sul mio telefono immediatamente, con le mani ancora tremanti per l’emozione. Anche questo, darmi il suo numero? Avrei potuto tranquillamente dare questo biglietto in pasto alle Directioner -così lui sarebbe stato spacciato, altroché-, oppure sarei potuta essere una stalker, o una pazza, o chissà cos’altro… Invece lui ha deciso di fidarsi di me, pur non conoscendomi. Perché? Possibile che…

No, povera illusa, puoi anche smetterla di farti queste seghe mentali; tanto, chi ti vuole? Guardati, fai schifo.

Le prime note di “Over Again”, la mia sveglia, riecheggiano per la stanza, malinconiche e dolci, per poi passare in secondo piano quando subentra la calda voce di Liam a cantare la prima strofa: mi sembra ancora impossibile che ieri io fossi lì, ad un loro concerto, che mi abbiano vista, che uno di loro mi abbia abbracciata…

La morbida voce di Niall sostituisce quella di Liam, e mi fa sentire strana: quel ragazzo… So molte più cose io di lui di quante ne sappia sua madre, molto probabilmente, eppure adesso non lo capisco proprio…

Scosto malamente le coperte e butto le gambe giù dal letto, rabbrividendo quando i miei piedi toccano il pavimento freddo; mi dirigo in bagno, stoppo la sveglia e faccio partire la mia playlist preferita. Mi spoglio e butto il pigiama e la biancheria dietro di me, incurante di dove andranno a finire. Mi guardo allo specchio, completamente nuda, e non vedo l’ora di distogliere lo sguardo.

Fai schifo.

E non posso che darmi ragione.

Al di là degli occhi e dei capelli, in me non c’è nient’altro di carino -se così si può definire-: gli zigomi sono troppo sporgenti, il viso troppo smunto, le costole troppo in evidenza come qualsiasi altro osso, troppa poca carne. Anoressica.

Fai schifo.

In questo mondo non andrai mai bene a nessuno per ciò che sei, troveranno sempre qualcosa che non va: troppo brutta, troppo intelligente, troppo stupida, troppo schietta, troppo magra, troppo grassa, troppo, troppo, troppo.

Io ho smesso da un pezzo di cercare di piacere alla gente. Ho smesso persino di piacere a me stessa; mi sono rovinata con le mie stesse mani.

Anoressica e pure autolesionista. Tutte a me dovevano capitare.

Sulle mie braccia ci sono delle cicatrici abbastanza recenti, causate più dalla disperazione che dalla lametta con cui mi sono tagliata: è da un po’ che non lo faccio, l’idea di vedere i miei idoli mi aveva sollevato un po’ il morale, ma penso che questa sera la vedrò diversamente.

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