Visi stanchi e occhi spenti in un caldo pomeriggio estivo ormai giunto al termine. Là, sul tram che mi stava riportando a casa, c'erano solo pochi passeggeri, alcuni immersi nei loro pensieri e altri chini sui display dei loro cellulari.Lo ammetto, se il mio cellulare non fosse stato quasi del tutto scarico dopo un'intera giornata in giro per la città, probabilmente anche io lo avrei tenuto in mano, magari per ascoltare un po' di musica durante il breve tragitto che mi divideva da casa, o per controllare le nuove notifiche sui vari social network, come se avesse qualche importanza. Quella sera però fui felice di essere stata costretta a tenere il naso su dalla batteria limitata di quell'ipnotica scatoletta.
Non mi dispiaceva affatto guardarmi intorno, osservare le cose o le persone, perché spesso rimanevo affascinata dai piccoli particolari perdendomi del tutto nei miei pensieri, e così immaginavo da dove venisse o dove andasse tutta quella gente. Perciò quando mi sedetti comoda su un sedile in fondo, la mia unica fonte di distrazione diventò il mondo che mi circondava, o comunque quella piccola porzione di mondo che scorreva fuori dal finestrino alla mia sinistra.
Mi ero già persa e ripersa all'interno di chissà quale sogno irrealizzabile, quando il tram fece un'ennesima fermata. Qualcuno scese, qualcuno salì. Tra loro una ragazza dai lunghi capelli mossi e scuri, con gli occhiali da sole poggiati sul naso, una grande borsa color cammello in spalla e quello che sembrava essere un vecchio libro sotto braccio. La osservai mentre timbrava il suo biglietto e si sedeva non troppo lontana da me.
Distolsi lo sguardo, ma pochi secondi dopo la stavo di nuovo guardando distrattamente sul riflesso del finestrino; quello che portava con sé non era un libro, ma un album da disegno dalle pagine un po' arricciate, come se si fosse bagnato, e lei si era fermata ad osservare con attenzione uno schizzo incompleto. Si tirò gli occhiali sulla testa, scoprendo un paio d'occhi grandi e verdi, contornati da lunghe ciglia scure. Non riuscivo a distogliere lo sguardo da lei, neanche quando si chinò a cercare qualcosa dentro la borsa, abbandonata sul pavimento qualche minuto prima, con il tintinnare dei suoi braccialetti come colonna sonora di quella banalissima scena di vita quotidiana.
Quando si risollevò aveva qualche ciuffo di capelli caduto disordinatamente sul viso, ma soprattutto gli occhi fissi di me. Che si fosse accorta che la stavo fissando da quando aveva messo piede sul tram? Pregai di no e presi fulminea a guardare altrove con finta naturalezza.
-Scusa?- mi chiamò e io mi voltai subito verso di lei sentendo il calore affluire alle guance.
Mi preparai alla figuraccia imminente mentre dentro la mia testa cercavo mille scuse da dire che avessero un senso logico. Scusa se sono inquietante, ma mi piacciono i tuoi capelli poteva andare bene?
-Non è che avresti una matita là dentro?- e indicò il mio zaino con un cenno del mento mentre si sistemava i capelli dietro le orecchie.
Rimasi un momento a guardarla in silenzio, neanche mi avesse chiesto se per caso dentro lo zaino avessi una granata da prestarle.
-Mh- cercai di dire qualcosa -Sì, cioè...credo, non ne sono sicura, ma posso controllare- parlai in fretta, mentre afferravo lo zaino dal sedile vicino al mio.
Mi succedeva spesso di parlare troppo veloce e incespicarmi un po' con le parole quando ero nervosa o imbarazzata. Mi maledissi internamente, mi aveva solo chiesto una matita.
-Ecco- ne tirai fuori una da un piccolo portapenne che mi portavo sempre dietro -Tieni- gliela passai con un mezzo sorriso.
-Grazie- la afferrò -E scusa se ti ho disturbato per una stupida matita- rise.
-Figurati, tranquilla- questa volta avevo parlato in una lingua comprensibile.
Rimisi il portapenne nello zaino e lei si mise a lavoro su quello schizzo lasciato a metà. Da dov'ero non riuscivo a capirci molto, ma sembrava un volto dallo sguardo distratto.
-Inizio a credere che farebbe ancora più schifo se lo finissi- disse senza alzare lo sguardo dall'album -Forse sarebbe meglio se mi fermassi prima di peggiorare le cose-
Parlava con me? O forse pensava solo ad alta voce? In ogni caso aprii la bocca per dire qualcosa, ma non sapevo bene cosa risponderle.
-Chi è?-
Fu la prima cosa che mi venne in mente, ma forse in realtà ero davvero curiosa di saperlo. O forse no, probabilmente volevo solo parlare con lei.
-Dovrei essere io- lo disse quasi come se fosse una domanda, come se lei stessa non ne fosse sicura.
Lo guardò per qualche secondo prima di allungare il braccio verso di me per farmelo vedere. Esitai un momento per la sorpresa e poi lo presi.
Mi tolsi gli occhiali da sole per osservare bene il viso che aveva disegnato: era decisamente lei, ma allo stesso tempo non lo era. Era un autoritratto molto realistico e le somigliava molto, ma c'era qualcosa di diverso. Dentro i grandi occhi disegnati in grafite sul foglio bianco si poteva percepire qualcosa di estremamente malinconico che non avevo notato in lei nei pochi secondi in cui avevamo parlato. Tra le dita affusolate si intravedevano le labbra semichiuse da cui fuoriusciva del fumo, nonostante non ci fosse alcuna sigaretta.
-Io non so come disegni di solito- cominciai -ma se questo fa schifo, vorrei saper disegnare da schifo quanto te-
Non ero mai stata brava nel disegno, ma mi affascinava tantissimo il modo in cui certe persone riuscissero a catturare la realtà con i loro occhi per poi riportarla in un modo del tutto nuovo, del tutto loro. E poi era bello davvero.
Lei sorrise un po' imbarazzata e le restituii il suo album da disegno, non senza aver avuto la tentazione di sfogliare il resto delle pagine. Doveva essere pieno di altri bei disegni.
Sembrava sul punto di dire qualcosa quando il tram rallentò annunciando la mia fermata. Non mi ero resa conto di essere già arrivata a destinazione.
-Okay, questa è la mia fermata questa- mi alzai e raccolsi lo zaino, per poi avviarmi verso le porte che si stavano aprendo. Ero quasi dispiaciuta di essere arrivata.
-Aspetta- fece per alzarsi -La matita-
-Ma no, tienila- le dissi fermandola con un gesto -e soprattutto finisci quel disegno-
Lei annuì, ancora una volta con un leggero sorriso sulle labbra.
Dovevo scendere in fretta o le porte si sarebbero richiuse. La salutai con cenno della mano e così fece anche lei.
Fui fuori con un salto e pochi secondi dopo il tram era già ripartito.
Solo in quel momento, mentre mi allontanavo dai binari per andare verso casa, mi resi conto di non averle neanche chiesto come si chiamasse, e forse non era importante saperlo dato che probabilmente non ci saremmo più riviste -voglio dire, la nostra è una città grande. Sapevo però che mi sarebbe piaciuto conoscerlo lo stesso, il suo nome.
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ciao a tutti. non mi sembra vero di aver pubblicato qualcosa di scritto da me, non so neanche se mi piaccia o meno, ma mi andava di farlo ugualmente, per mettermi alla prova forse. è la prima volta che pubblico su wattpad, infatti è tutto molto approssimativo (titolo, descrizione, ecc.), ma spero davvero di avervi incuriosito abbastanza da continuare a leggere di questi personaggi ancora senza nome. ovviamente mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, magari anche su twitter (dove potete trovarmi come rm00ny).
ci si vede al prossimo capitolo, nella speranza di iniziare a prendere la mano con wattpad, baci!