Vi consiglio di leggere questa storiella con una certa atmosfera. Il che significa "chiudetevi in camera, spegnete le luci e leggete".
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Ero lì, seduta tranquillamente su una poltroncina a leggere. Lui mi teneva d'occhio, nel buio della notte, aspettando che facessi qualche mossa sbagliata. Quella sarebbe stata la sua unica possibilità per attaccarmi.
Sapevo che mi stava osservando. Ero pietrificata dalla paura. Non riuscivo a muovermi. Avevo una strana sensazione che se mi fossi mossa mi avrebbe raggiunta alle spalle...
L'unico modo per sopravvivere a quella nottataccia era leggere storie che in qualche modo mi avrebbero tranquillizzato.
Ma il cellulare si spense, poichè la sfiga non mi abbandona mai.Almeno potevo osservare i suoi movimenti.
Dopo qualche ora di sorvegliamento, le mie palpebre iniziarono a farsi pesanti.
Non so per quanto tempo rimasi nel mondo dei sogni, ma bastò per far avvicinare quella creatura. Era seduta sul divanetto difronte a me. Mi guardava con un sorriso inquietante stampato in faccia.
Continuò a fissarmi per dei secondi che per me sembravano un'eternità, poi si dissolse nell'aria. Così, senza nessun preavviso.
Mi rincuorava il fatto che fosse sparito, ma non quella sensazione... quella sensazione di sentirsi costantemente osservati non era sparita.
Ma non le diedi molto peso e corsi in casa. Scesi lentamente le scale, in modo che nessuno potesse sentirmi, e mi rifugiai tra le coperte del mio letto. Ero finalmente al sicuro, o così credevo.
Quella creatura dagli occhi neri come la pece non era sparita. Aveva iniziato a perseguitarmi nei miei sogni.
Questa routine continuò finché una notte, lasciò perdere me e uccise i miei genitori.
Ma la scientifica disse che ero stata io ad ucciderli in un raptus di "follia sonnambula". Li avevo uccisi nel sonno, comandata dagli istinti omici di quell'essere.
Fui trasferita in un orfanotrofio, data la mia giovane età. Ma lì la vita era insostenibile. Venivo picchiata quotidianamente insieme a molti dei miei compagni di disavventure.
Successivamente, scelsi la via del suicidio, impiccandomi all'albero presente nel giardino della struttura. Il mio respiro si fece corto e la mia vista offuscata dalle tenebre.
Ma qualcosa andò storto. Io ero ai piedi dell'albero e guardavo il mio corpo penzolare dal ramo più alto.
Ero arrabbiata poichè sapevo che la mia agonia non avrebbe avuto fine, continuando in un loop eterno.
Ho iniziato a sfogare le mie frustrazioni sui vivi.
Ed ora sto guardando proprio te che stai leggendo.
Cercarmi con lo sguardo non servirà a nulla. Non mi troverai.
E quando ti muoverai io sarò davanti a te. Pronta a portarti con me, nel mio mondo di sofferenze.
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La Nave Dei Sogni
Short StoryIn questo libro saranno raccolte tutte le mie one shot, scritte per il concorso realizzato da @JohnnyDeppTiAmo :)