Chiudo le palpebre, ma l'unica cosa che riesco a vedere è la sua faccia.
Lo odio, e mi odio per ciò che gli ho permesso di farmi, mi odio perché non sono riuscita a oppormi, ma, soprattutto odio lui per la persona che è, e, che sempre sarà.
Finalmente riesco ad addormentarmi e, per una delle poche volte, ultimamente, riesco a fare sogni tranquilli.
Sento la prima sveglia suonare; ho puntato tre sveglie, la prima l'ho puntata alle 6.29 un'ora prima che io mi debba alzare, adoro avere una sveglia che mi dica che posso ancora dormire, è in un certo senso, un sollievo mi fa sentire bene sapere che posso ancora dormire, amo dormire, la seconda sveglia è alle 7.31 l'orario in cui effettivamente mi dovrei alzare, e la terza nonché ultima sveglia è puntata alle 7.48, questa sveglia è la sveglia che mi fa tornare alla spregevole realtà dove purtroppo devo alzarmi dal letto e uscire da quel meraviglioso fortino di coperte, cuscini e peluche.
Quando è suonata ormai anche la terza sveglia, decido che è ora di alzarmi.
Mi preparo per il lavoro, lavoro nell'officina di mio padre, lui è un tornitore, io ho solo diciotto anni, ma mi piace aiutarlo e poi alla fine sono solo soldi in più, e, per la poca fatica che mi costano ne vale la pena.
Mi preparo partendo da una doccia.
Fare la doccia rientra nella mia lista di cose che odio fare.
Odio spogliarmi per entrare nella doccia, e odio dover poi uscire dalla doccia una volta abituata all'acqua calda; insomma se posso evitare la doccia, lo faccio volentieri.
Una volta che ho finito di lavarmi mi vesto.
Indosso semplicemente una camicia di lana a quadri grigi e neri e un semplicissimo paio di jeans, sono vestiti che mio padre compra per il lavoro e sono entrambi molto pesanti, fatti apposta per essere indossati anche da soli in inverno, il freddo si sente comunque ma si può sopportare.
L'officina di mio padre è all'interno di un capannone di ferro per cui le temperature all'esterno sono simili a quelle all'interno, anzi in estate è peggio poiché dentro al capannone fa ancora più caldo.
Mi guardo allo specchio..insomma..mi sento buffa, questi vestiti mi fanno sembrare ancora più goffa e non essendo poi cosi alta mi rendono anche più piccola.
A completare l'outfit sono delle meravigliose scarpe infortunistiche.
Esco velocemente di casa e prendo la moto per arrivare all'officina.
Mio padre va sempre a lavorare molto prima di me per cui io mi arrangio, è già tanto che ho il privilegio di dormire più del dovuto.
Arrivata all'officina sono circa le 8.35; cerco mio padre per avvisarlo del mio arrivo e poi finalmente dopo i vari saluti mi metto a lavoro.
Devo finire un pezzo ha una forma cilindrica e pesa circa cinque tonnellate devo assottigliare l'altezza di qualche centimetro.
È già da un po che sono impegnata con questo pezzo ma va consegnato fra qualche giorno e io non l'ho ancora finito.
Sono circa le undici quando mi sento chiamare.
"Kalycy"
è mio padre, mi chiama sempre così, non ha molto con il mio nome ma è nato tutto da piccola, fu Wendy mia sorella a affibbiarmi questo soprannome, ha circa cinque anni in più di me;
quando sentì per la prima volta il nome che avevano deciso di darmi i miei genitori lei non capì bene e cominciò a chiamarmi così, esatto! questa storia va avanti da quando ero ancora in fasce, ma kalycy mi piace è una cosa solamente della mia famiglia e mi va bene che rimanga così.Lui non lo usava, lui mi chiamava con il mio nome.
Mi dirigo verso la voce di mio padre, lo trovo all'entrata, ma non è solo, insieme a lui ci sono due uomini uno sulla quarantina-cinquantina, mentre l'altro decisamente più giovane, porta i capelli lunghi ed è pieno di tatuaggi.
"Kalycy a che punto sei con il tuo lavoro? Ci serve il prima possibile"Sento gli sguardi sorpresi dei due uomini saettare su di me.
"Oh, em, penso che possa essere pronto come minimo entro domani, è quasi fatto, ma mi serve ancora tempo."
Mi acciglio la consegna era per venerdì e oggi è martedì.
"Me ne serve un altro uguale per massimo mercoledì prossimo, una settima per finire questo e farne anche un'altro."
Dice a mio padre l'uomo sulla cinquantina.
"Kal li fai entrambi tu. Ora muoviti sgambetta e finisci quello che stavi facendo"
rido per le parole di mio padre me mi metto a correre verso i torni tirando un gridolino quando sto per andare a sbattere verso John, un operaio di mio padre.
Alza un sopracciglio verso di me, nel suo solito modo, come per dire fallo ancora e la prossima torta che mangerai te la tirerò in faccia.
Lo scanso e mi rimetto a camminare.
Mi sta davvero antipatico, mi sta antipatico come sta antipatico un topo a un gatto, anche se questo penso sia una specie di odio, perché i gatti uccidono e cacciano i topi; in realtà non so se i gatti odiano i topi, e poi sicuramente ci saranno quei gatti che sono indifferenti o quelli talmente pigri che non ucciderebbero mai un topo a meno che non sia esso a auto introdursi nella loro bocca. Ma perché diavolo sto parlando di questo?!? Mi rimetto a lavorare decidendo che forse è meglio lasciare perdere i topi e John.
Ma soprattutto i topi.
•••
Okay è il mio primo capitolo, del mio primo "libro" ..quindi perdonatemi se è noioso o magari banale.
Se ho fatto errori grammaticali non fatevi problemi a correggermi ..spero che vi sia piaciuto e che possiate apprezzare.
Per chi non l'avesse capito è un ff su harry styles.
|| Bye Bye.
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KALYPSO ||h.s.
RomanceLe descrizioni sono per le cose importanti. Lei non lo era..ma, infondo, ognuno ha una percezione propria di "importante". Forse qualcuno moriva dalla voglia di descriverla, forse lei importante lo era.