Snow

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Era una mattina particolarmente fredda. Le pareti tinte di bianco, le luci fluorescenti accrescevano la sensazione gelida dell'ambiente ed i pazzi erano silenziosi. La televisione già non li attraeva più; giochi e passatempi erano incolumi ma il borbottio si creò più presto del normale.

Credo che non sia necessario spiegare quanto detesti questo lavoro volontario, dato che riesco a farlo notare ad ogni sospiro. Sento che in qualunque momento potrei essere forzato ad inghiottire tutte queste pillole sedative - così come questi perturbati di mente - in quanto il pazzo sarei io. Preferisco comunque dimenticare il fatto che mi restano ancora tre mesi per essere finalmente libero ed aver pagato il mio debito con la società per aver guidato ubriaco.

Però, nonostante io odi questo ospedale psichiatrico, qualcosa di bucolico fa sì che i minuti siano speciali, in un certo senso. Probabilmente, sarebbe più appropriato sostituire "qualcosa" con "qualcuno". In realtà, è addirittura divertente pensare questo, visto che Minseok - un infermiere notturno - dice che i miei occhi brillano vivacemente quando il mio sguardo si posa su di lui.

Mi dice anche "Non guardarlo così tanto Chanyeol, non puoi mai sapere come reagiranno i pazzi..." e ride subito dopo. Ma nonostante ci fosse un gran dissenso fra il paziente numero sette e me, non potevo smettere di vederlo come un ragazzo fragile, come di fatto era. Baekhyun era sempre taciturno, ingenuo a mia veduta. A volte i suoi capricci si manifestavano - c'era bisogno di più di tre infermieri per trattenerlo - ma non succedeva di continuo; le medicine controllavano sempre la furia dentro di sé.

"Yeollie, mi aiuti a portare i pazienti dell'ala tre alle loro stanze?" Chiese Minseok, un mazzo di chiavi in mano. Non volevo andarci. Stavo bene lì, a scarabocchiare nomi e versi di canzoni su una cartella medica, aspettando le 22:00 che sembravano non arrivare mai. "Puoi portare Byun Baekhyun nella sua stanza se vuoi..." disse con un'espressione sfidante. "Però non puoi portarlo a letto!" E rise fragorosamente.

"Molto divertente hyung." Ironizzai. "La chiave?"

"Chissà come mai, ma immaginavo già che non avresti declinato l'offerta..." Mi diede il mazzo di chiavi. "Terza chiave, a partire da sinistra."

Allora lasciai la stanza.

Lo vidi non appena entrai nella sala delle attività. Era lì, con gli occhi fissi sulla finestra, flemmatico mentre scrutava qualcosa nel giardino ricoperto dalla neve. Niente -nemmeno i miei passi pesanti sul pavimento di legno- chiamavano la sua attenzione. Totalmente distaccato in mezzo ai suoi pensieri.

Avrei cercato di persuaderlo in modo innocuo; loro -i pazienti in generale- erano soliti essere riluttanti al richiamo per tornare nelle loro stanze. Non so che cosa gli piacesse tanto nello stare in quella stanza, a guardarsi fra di loro e ridere come idioti. O addirittura, come nel caso di Baekhyun, a guardare la finestra per ore, come se qualcosa di interessante stesse succedendo là fuori, il che di fatto non lo era mai.

Nel mentre, il moro aveva le sue astuzie per lasciarmi completamente incantato. Non era solo il suo sorriso - che a volte dimostrava dopo pensare a qualcosa, credo- o i suoi occhi teneri; era qualcosa molto al di là del suo corpo sottile, che io apprezzavo molto nei ragazzi in generale, ma era la sua aria rassicurante. Byun Baekhyun si comportava come se la pazzia fosse il minore dei suoi problemi. Il suo acume mi lasciava definitivamente intrigato...

"Numero sette..." Posai la mano destra sulla sua spalla.

I suoi occhi si sollevarono verso di me, incrociando infine i miei. Si rabbuiò e tornò a prestare attenzione alla grande vetrata.

"Non sono un numero." Sussurrò.

"Scusami." Risi. "Per favore, Baekhyun, torniamo in camera." Presi il suo braccio questa volta.

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