Fra le pagine di nuove conoscenze

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Il paesaggio intorno a me era nebbioso e scuro. Non mi spiegavo il perché ma stavo correndo. Avevo il fiato corto e sentivo il cuore pulsare a mille per la paura. Una paura folle, dovevo scappare, sentivo l'istinto che aveva preso il controllo della ragione. Dovevo trovare un nascondiglio, dovevo salvarmi.

Quella mattina mi svegliai con il fiato corto, ricoperto di sudore mi alzai dal letto, sul quale ero disteso, per andare al bagno. Il mio volto allo specchio era l'immagine riflessa di un viso pallido e scavato dalle continue ore mancate di sonno, sembravo un vampiro.

Feci scorrere l'acqua fino a sentirla tiepida sul viso, rimasi lì, inerme, a fissare con sguardo vuoto il lavabo dove poco prima scivolava via l'acqua, verso le tubature. Più la mia mente cercava risposte a quello che avevo sognato meno ne riuscivo a trovare. Perché ogni volta mi era così difficile ricordare? Eppure i segni di quello che sognavo mi rimanevano impressi come cicatrici. Graffi, lividi, sensazioni... ogni cosa che sognavo era vera, potevo viverla con ogni senso.

Una volta ripreso il controllo di me stesso tornai a letto, dove mi sedei sul bordo a fissare fuori dalla finestra.

Erano le quattro e fuori era freddo e immutabile da sembrare irreale. In quel momento, di quasi consapevolezza, una fitta di panico mi afferrò la bocca della stomaco, ero realmente sveglio? Mi passai una mano tremante tra i folti capelli biondo cenere, mentre gocce d'acqua scendevano lente dal mio viso, fino a toccare il pavimento ai piedi del letto. Misi la testa fra le mani mentre i gomiti erano poggiati sulle ginocchia. Rimasi fermo cercando di respirare più lentamente possibile, dovevo allontanare la paura, dovevo crearmi la mia bolla d'acqua dove sentivo solo il mio battito cardiaco.

Dopo quelle che mi sembrarono ore, il cuore iniziò a battere sempre più lentamente, fino a tornare regolare.

Mi alzai nuovamente per avvicinarmi alla finestra, dal quale entravano pigri raggi di sole. Erano le sei e qualcosa ormai, era il momento della mia corsa mattiniera. Uscii vestito con una tuta pesante e chiavi, l'aria quella mattina era pungente come ci si aspetta a febbraio a Greenwich. Iniziai a correre lungo la strada in cui vivevo da due anni. Mi ero trasferito lì non appena divenuto maggiorenne, Il mio sogno era quello di scoprire il mondo e conoscere cose nuove, obbiettivi impossibili da realizzare con i miei genitori sempre pronti a difendermi da tutto. Per mantenermi ero riuscito a trovare lavoro come fotografo di eventi e paesaggistica, la paga non era il massimo ma risparmiando riuscivo a gestire tutte le spese.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 20, 2016 ⏰

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