È un normale giorno di inizio febbraio, dunque un normale giorno di lavoro. Sono uscita di casa in orario per andare sul mio posto di lavoro, il bar davanti al condominio a 5 piani dove abito. Entro e vado dietro al bancone, dove la mia collega Monique sta preparando il caffé. Ho cominciato da subito a prendere gli ordini e a portare le ordinazioni ai clienti.
La giornata é passata in fretta, fino a quando non é arrivato un ragazzo verso le 5. Quel ragazzo é un cliente abituale che avrà più o meno la mia età, cioé 25 anni. Spesso viene qui, sempre alle cinque, si siede allo stesso tavolo, ordina il solito caffé macchiato e passa mezz'ora a guardare fuori dalla finestra. Mi sono sempre chiesta che cosa pensasse, e anche che lavoro facesse riflettendo sui giorni in cui non veniva.
Oggi lo servo io, ma oggi non mi dice semplicemente 'grazie' dopo avergli portato il caffé..."Posso chiederti una cosa?" Mi dice prima che io possa andare.
"Si, certo" gli rispondo.
"Ti piace fare la cameriera?" Ehm... da quando i clienti fanno queste domande?
"Si, abbastanza"
"Non credo che tu possa usare il termine 'abbastanza' a questa domanda. O ti piace o non ti piace"
"Allora mi piace molto lavorare qui. La risposta va bene adesso?"
"Si, ma non mi sembri convinta" A quel punto comincio ad arrabbiarmi.
"Beh, sono convinta. Ha bisogno di qualcos'altro?"
"Ho bisogno di una risposta ad un'altra domanda: non hai mai pensato di cambiare lavoro?"
"Vedo che non ha bisogno di niente. Si goda il suo caffé" Il suo caffé, che per poco non glielo lanciavo addosso.
Un quarto d'ora dopo sono tornata a casa, anche se sarei dovuta rimanere. Non potevo sopportare di vedere quello lì un minuto di più.~
Il giorno dopo lui ritorna, ma dopo essere entrato nel bar non si siede al suo solito posto, come al solito, ma viene da me.
"Ciao. Posso parlarti?"
"Si" Accetto malvolentieri, chissà cosa mi avrebbe chiesto stavolta.
"Vorrei scusarmi per ieri. Non avrei dovuto farmi gli affari tuoi in quel modo" Ah, finalmente l'ha capito. Comunque apprezzo il fatto che lui sia venuto a scusarsi.
"Ti perdono"
"Beh, pensavo di poter farmi perdonare portandoti fuori... Nel senso, uscire insieme..."
"Oh... Beh, se ci tieni possiamo uscire..."
Dopodiché abbiamo cominciato tutti e due a balbettare. Successivamente a qualche scambio di parole incomprensibili e senza senso, sono riuscita a formulare una frase di senso compiuto.
"Io finisco di lavorare alle 7. Che ne dici se ci incontriamo qui alle 7:30?"
"Perfetto. Posso chiederti un'altra cosa?"
"Ok"
"Non é che mi puoi fare un caffé macchiato?"
"Certo" dico dopo una breve risata.~
Arrivo davanti al posto di lavoro all'orario prefissato. Vado dal mio 'accompagnatore', che mi sta aspettando con una camica blu che lo fa sembrare vagamente sexy (a proposito, non so neanche come si chiama). Io rimpiango di essermi messa una gonna con questo vento.
Ci salutiamo e ci diamo un bacio sulla guancia.
"Sei molto carina" Mi dice.
"Grazie" Arrossisco a dirlo. "Anche tu sei carino".
Dopo il giro di complimenti restiamo per qualche secondo a guardarci, senza dire niente. Sono stata ipnotizzata dai suoi occhi... Anche lui mi sta fissando, ma non so perché. Riesco a ritornare alla realtà e gli chiedo finalmente come si chiama.
Mi dice Jules Bianchi. Io gli dico il mio nome, cioé Hélène Martinelli. Che coincidenza, abbiamo entrambi un cognome italiano.
STAI LEGGENDO
Io e Jules /#JB17
FanfictionJules Lucien André Bianchi ci ha lasciati il 17 luglio 2015. Dopo l'incidente a Suzuka nel 2014 ha lottato per nove lunghi mesi, senza vincere la sua battaglia. Lui ha dovuto lasciare tante cose, tra cui la fidanzata Hélène. In questo libro scoprire...