Il Peso dell'Armatura

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Leo's POV

Quella sera Jason,Piper e Leo erano seduti sul ponte della Argo II, per guardare le stelle. Annabeth era nella sua cabina, a guardare chissà quale strano progetto sul computer di Dedalo. Quando i tre l'avevano invitata ad unirsi a loro,lei aveva rifiutato dicendo di avere una faccenda complicata da cui venire a capo. Leo aveva capito subito che il suo rifiuto era causato da ben altri motivi: la bionda si sarebbe sentita esclusa con loro e avrebbe sentito più forte che mai la mancanza di Percy,nonostante mancasse circa un giorno all' arrivo al Campo Giove. Il coach Hedge ,invece,si trovava nelle scuderie vuote per "allenarsi" ad usare la mazza, cosa che,secondo il figlio di Efesto, già gli riusciva benissimo. I tre quindi erano saliti sul ponte dopo cena e, non appena Festus fu pronto a svolgere il compito di pilota automatico, si sedettero accanto all'albero maestro. La figlia di Afrodite aveva appoggiato la testa sulla spalla di Jason, mentre Leo si era posizionato un po' più a destra dei due ragazzi,con le gambe incrociate, le mani dietro la schiena e il naso all'insù. Ad un certo punto il figlio di Efesto senti i due amici mormorare qualcosa che non capì. Per questo si voltò e vide i due amici che si baciavano. Fece un sorrisino triste,ma non li interruppe. Semplicemente se ne andò,silenziosamente,come faceva spesso. Si rifugiò vicino al timone,in una piccola cavità quasi invisibile per gli altri, e fece scendere qualche lacrima dai suoi occhi,mentre il vento gli scompigliava i ricci capelli neri e il silenzio della notte si faceva strada nelle sue orecchie. E in quel luogo,in quel momento,Leo Valdez pianse. Pianse, lavando via quella maschera da burlone invincibile costruita negli anni e restando solo Leo,un figlio di Efesto piuttosto smilzo che aveva perso la madre in un incendio. Perché anche gli eroi più forti cadono,sotto il peso della loro armatura. Ora più che mai sentiva la solitudine che spesso lo attanagliava da quando Esperanza Valdez era morta in quell'officina per colpa della "Signora di Terra", Gea. Mentre le lacrime scorrevano sulle sue guance,bagnandoli il colletto della camicia, Leo sentì dei passi sui gradini e si voltò,dando la schiena a questi,nascondendosi il più possibile. Non voleva che chiunque dei suoi amici lo vedesse in quello stato,in lacrime,solo e debole,come aveva fatto in modo di non mostrarsi mai. Colui o colei che stava salendo arrivò però sulla piattaforma del timone e parlò: "Leo,sei qui?". Era la voce di Jason. Valdez non rispose,tappandosi la bocca con le mani per non far uscire alcun suono. Il figlio di Giove stava per andarsene,quando Leo si lasciò sfuggire un gemito soffocato. Jason individuò l'amico e lo raggiunse,mettendogli una mano sulla spalla. Il figlio di Efesto avrebbe voluto allontanarlo,dirgli di lasciarlo ancor più solo nella sua già immensa solitudine,di tornare da Piper e di stare con lei. Certo,perché Leo era anche felice per i suoi amici: era da tempo che Jason,nonostante avesse recuperato tutti i suoi ricordi, era stracotto di Piper. Finalmente si sarebbero messi insieme ufficialmente,se non lo avevano già fatto. "Era ora!" pensava una parte di lui. Un'altra parte però avrebbe preferito se lo avessero fatto in un altro modo e in un'altra situazione; avrebbe preferito che gli amici pensassero un po' di più a lui. Una terza parte,infine, si vergognava di questi sentimenti. Comunque Leo non aveva più la forza necessaria nemmeno per parlare,così lasciò che l'amico gli sedesse accanto. Stettero in silenzio qualche secondo,poi Jason iniziò a parlare con voce afflitta: "Leo,ascoltami..."; a queste parole il meccanico si riscosse e lo interruppe,cercando di recuperare il suo tono allegro: " Frena,frena, Superman. Ascoltami un po' tu! Cosa cavolo ci fai qui? Vai da Piper,era ora che vi metteste insieme! Torna dalla tua ragazza Miss-mondo,lei è più importante...". Avrebbe voluto continuare,ma non sapeva come,così fece un sorriso che dovette sembrare parecchio falso,combinato con gli occhi ancora rossi di pianto, perché il romano lo guardò con aria stranita. Il figlio di Efesto se ne accorse e tentò di rimediare: "Hey amico,dico sul serio. Sono felice per voi,ma...". Anche questa volta si interruppe. Avrebbe voluto rivelare al suo migliore amico il perché di quella fuga improvvisa,ma non gli sembrò giusto guastare la felicità del ragazzo seduto accanto a lui (che immaginò essere alle stelle) con i suoi problemi. Jason alzò lo sguardo fino ad incrociare il suo,con un espressione sul volto della serie "adesso-ti-mollo-un-pugno". "Non dire mai più una cosa del genere, Valdez" disse,e quando si accorse che Leo aveva aperto bocca per ri-interromperlo aggiunse: "Eh no caro,ora è il mio turno. Tu hai già parlato. Senti,ti conosco da poco,ma con te ho sempre sbagliato. Da Medea ti ho detto cose che non pensavo per davvero e ti stavo quasi per uccidere. Molte,troppe volte ti ho escluso per stare con Pip..." .Leo fece per intervenire,ma Jason lo fulminò con lo sguardo: "Valdez,taci! Fammi finire. La verità è che fin da quel giorno sull'autobus capii che nonostante la Foschia tu saresti stato davvero il mio migliore amico. Allora e per sempre." Leo aveva di nuovo(o forse ancora) le lacrime agli occhi,dentro di sé sentiva che quelle parole erano sincere. Non ce l'avrebbe mai fatta a parlare; l'unica cosa che riuscì a fare fu abbracciare l'amico,aggrappandosi a lui come ad un ancora per superare tutto. I due ragazzi si separarono e il biondo sorrise:"Allora,andiamo di sotto? Gli altri saranno già nelle loro cabine a dormire. Spero che domani tu stia meglio e sia tornato lo stesso di sempre,più felice e meno sentimentale." Entrambi risero e Leo si sentì finalmente di nuovo in salvo, senza più rischiare di annegare in quel mare agitato che era dentro di lui. Scesero di sotto e si separarono,andando ognuno nella sua stanza. Il figlio di Efesto,prima di dormire,ringraziò tutti gli dei, anche quelli antipat ...meno simpatici,per gli amici che aveva ricevuto. La mattina dopo,in mensa,a colazione, Annabeth chiese: "Allora,voi tre,com'è andata ieri sera?" Jason guardò Leo e in un attimo gli fece due domande,senza parlare: la prima,più che una domanda,era una richiesta di un consiglio,che il romano rivolse al greco indicando Piper. La seconda invece era una vera e propria domanda che Jason rivolse a Leo,sfiorandogli con l'indice la spalla. Il moro guardò l'amico negli occhi e annuì impercettibilmente in risposta alla prima richiesta. Piegò tuttavia la testa da un lato,negando, per rispondere alla seconda domanda. Il biondo gli fece l'occhiolino e raccontò del fidanzamento con Piper,che arrossì subito, e parlò di una normalissima serata, escludendo del tutto il problema del figlio di Efesto. In quel momento,con tutti gli altri intorno e il suo migliore amico che aveva accettato ciò che lui era davvero,Leo pensò che forse non era mai stato davvero solo.Mai.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 21, 2016 ⏰

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