Capitolo 1

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Tornò a casa quando era già buio.

La madre non smise di urlarle dietro per tutto il tragitto dal portone di casa alla porta della sua camera.

  Entrata non ci pensò neanche un minuto, si spogliò e si buttò sotto la doccia. L’acqua fredda sembrava che le stesse trafiggendo la pelle e le faceva bene, in fin dei conti non pensava ad altro oltre che ai brividi sul suo corpo. Stette lì forse per cinque, dieci, quindici minuti, fino a quando le sue dita non cominciarono a raggrinzirsi. Quando uscì non si preoccupò nemmeno di avvolgere un asciugamano intorno al suo esile corpo.

Lasciò gocce d’acqua sul pavimento che sembravano le briciole di pane di Hansel e Gretel, solo che questa volta sperava di essere trovata dal suo Hansel e portata via nel posto in cui lui si era rifugiato.

Prima di stendersi sul letto, si mise la maglietta che uno di quei sabato sera lui aveva lanciato sul pavimento, e che prontamente la mattina dopo lei aveva indossato per la prima volta. Aveva ancora il suo profumo di vaniglia misto all’odore acre di sudore.

  Il letto le sembrava ancora più vuoto senza di lui al suo fianco. Raramente dormivano separati. Come nelle notti in cui faceva il solito incubo e dalla casa affianco la sentiva gridare.

Passata la mezzanotte le palpebre avevano cominciato a farsi pesanti ma prima di cadere tra le braccia di morfeo, l’unica persona che poteva darle un motivo per restare era entrata nella sua stanza con passo leggero.
Una bambina si presentò al suo fianco con le guance rigate dalle lacrime e l’orsacchiotto di peluche stretto nella manina. “Un altro incubo principessa?" le chiese a bassa voce tenendola stretta tra le sue braccia. La piccola annuì con terrore. “Tranquilla, ora dormi, ci sono qui io”.

Smise di accarezzarla quando si accorse che il suo respiro era diventato più regolare e che a malapena si poteva sentire. Lei però non si addormentò con la sorella. Stava pensando di partire. Di uscire di casa appena la madre sarebbe andata a lavorare il giorno seguente, di prendere il primo treno e magari un aereo con quei pochi soldi che aveva messo via, ma che comunque le sarebbero bastati. L’idea svanì subito quando tornò ad osservare il piccolo corpo steso accanto a lei. Non poteva lasciarla sola e mai l’avrebbe fatto, però il desiderio di andarsene era più forte. Si alzò quindi con delicatezza e si mise alla scrivania intenta a lasciare una lettera alla madre in cui le spiegava tutto, dall’ultima notte alla necessità di andarsene ma non sola, insieme alla sorella se fosse stata d’accordo al suo risveglio.

Finito di scrivere non tornò a letto. Prese la sua valigia e ci infilò le cose più importanti. I suoi vestiti, quelli di sua sorella, il necessario per sistemarsi le prime settimane, poi avrebbero comprato la il necessario. L’unica cosa che mancava era la destinazione. Quando parlava con lui della scelta di una città da visitare insieme quell’estate finivano per litigare. Lui che voleva andare a Londra con la sorellina di lei che lo appoggiava e lei che voleva tornare a Dublino, la sua città d’origine. La scelta non fu difficile. Sarebbero andate nella capitale d’Inghilterra. A Dublino ci sarebbero tornate solamente dopo aver convinto la madre a seguirle.

Intanto il sole era già sorto e si poteva sentire il profumo del caffe che con cura le veniva preparato la mattina. Prima di scendere in cucina nascose la valigia e svegliò la sorellina con il bacio del buongiorno. Abitudine che aveva preso da quando la piccola era nata. Mano nella mano andarono a salutare la madre pronta per uscire. “Buona giornata ragazze!” le salutò allegramente. “Buona giornata mamma, ti voglio bene” “Oh anche io tesoro mio”. Intanto l’altra componente della famiglia era già a tavola ad abbuffarsi di biscotti, e appena vide la madre uscire le corse in braccio e la salutò stringendola forte.

Nonostante fosse mattino presto il caldo estivo si poteva già sentire. Accese quindi il ventilatore e silenziosa andò a sedersi difronte alla sorella che era già tornata a mangiare. “Senti, Katie, lo sai che ultimamente non sono stata una brava sorella perché ero -sospirò- triste, quindi ho pensato di dover andarmene per un po’…” intanto la bambina davanti a se la ascoltava attentamente con gli occhi verdi spalancati e le lacrime che minacciavano di uscire. “Ma se tu lo vorrai potrai venire con me, ho già preparato le tue cose e possiamo partire appena finita la colazione” “dove vuoi andare?” le chiese quasi in un sussurro. “Stavo pensando di prendere un aereo per Londra” “Perché non l’hai detto alla mamma?” “Perché non mi farebbe mai partire, specialmente sola con te, però lo saprà, le ho scritto una lettera. Ma capisco che se non vuoi venire ti lascerò qua, ma tu devi dire alla mamma che sei sicura che starò bene e che non mi verrà a prendere” “Okay” “Okay?” “Vengo con te, non lascio la mia sorellona da sola“ “Davvero?” chiese con un sorriso, e la sorellina annuì concentrata sul suo latte caldo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 02, 2016 ⏰

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