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«Dai, Nash muoviti! Sei una lumaca», urlò una bimba dai lunghi capelli castano chiaro. I grandi occhi verdi, resi più grandi dalle lenti degli occhiali,si guardarono indietro per scorgere il bambino che la stava seguendo ridendo. Due grandi occhi azzurri entrarono a contatto con i suoi e rise per il terribile aspetto dei capelli corvini di lui.

«Non è giusto! Tu hai il turbo ai piedi?» domandò sospirando il bambino, poggiando le mani sulle piccole ginocchia per riprendere fiato.

«Sai cosa ci servirebbe?» chiese la bimba sedendosi nel giardino del suo amico, guardò la strada e le macchine che passavano veloci sull'asfalto. Passarono un gruppo di ragazzi sullo skate e Grace rimase a fissarli fino a che non svoltarono l'angolo.

«Uno skateboard! Sarebbe più veloce e facile muoversi» esclamò ovvia, guardando il suo amico che alzò gli occhi al cielo, pensando su quello che aveva appena detto Grace. Sarebbe stato molto più comodo.

«Si! Impariamo ad andarci» disse stendendosi ed osservando il cielo azzurro sopra di loro. Le risate e le chiacchiere dei loro genitori dall'interno della casa arrivarono ovattate alle orecchie dei bambini. Grace si stese accanto a Nash e guardò le nuvole prendere la forma di qualsiasi oggetto o animale immaginabile.

«Mi piacerebbe guidare una nuvola» mormorò Nash seguendo con lo sguardo una piccola nuvola?

«Come Goku?» domandò confusa Grace e Nash rise annuendo. «Ma è impossibile! Però forse lo skateboard ti farà sentire come se stessi andando su una nuvola»

Nash sorrise e il suo sguardo annegò nell'azzurro del cielo.

*

Il vento passò tra i suoi capelli e gli bruciò gli occhi, ma non si fermò. Continuò a spingere con il piede il suo skateboard fino ad arrivare alla pista di skate. Erano passati appena tre mesi dalla morte della sua migliore amica. La ferita aperta che aveva sul petto non smetteva di pulsare nemmeno quando si costringeva a dormire; aveva un aspetto terribile. Grandi borse nere sotto agli occhi, era pallido ed era dimagrito. Continuava ad andare allo skatepark con la speranza di vederla lì a muoversi sullo skate come ogni giorno. Ma ogni giorno non vedeva altro che il fantasma della sua migliore amica che sembrava deriderlo per la sua stupidità.

Da quel giorno aveva perso una parte di se stesso e tutti se n'erano accorti. Helen era diventata più silenziosa e aveva lasciato Taylor che non aveva creduto a nessuno ed era rimasto accanto a Cameron.

Cameron Dallas.

Prese lo skate e lo lanciò contro un albero mentre le lacrime salirono agli occhi azzurri del ragazzo. Era tutta colpa di quel ragazzo; se Grace non l'avesse aiutato, lei non si sarebbe innamorata di lui. Non avrebbe rischiato di perdere la vita. Se Cameron Dallas non fosse esistito lui avrebbe avuto ancora la sua migliore amica con sé. Urlò per la frustrazione e guardò il suo skate, rotto a metà per l'impatto con l'albero. Lo fisso senza sbattere le palpebre fino a che gli occhi già stanchi dalle lacrime non bruciarono ancora. Si sedette accanto all'oggetto rotto e ne raccolse i pezzi, era come cercare di raccogliere i pezzi del suo cuore. Avrebbe potuto provare a unirlo ancora con lo scotch ma non avrebbe retto ad altro peso. Come lui.

Ricordò il momento in cui aveva visto per la prima volta Grace e Cameron insieme, nel bagno della scuola, e ricordò le parole che gli aveva detto dopo. Voleva aiutarlo ma non perché si sentisse in obbligo, perché voleva farlo. Amava aiutare le persone, lo aveva sempre amato fin da piccola.

Alzò lo sguardo al cielo e sorrise tra i singhiozzi notando una nuvola che, con un po' di immaginazione, formava la forma di uno skateboard.

« Però forse lo skateboard ti farà sentire come se stessi andando su una nuvola» mormorò le parole che si era sempre ripetuto da quel giorno.

Sky and clouds | Spin Off Nash Grier [Change's series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora