Aveva la pelle chiara, un sorriso stampato su quel volto ancora da bambina e un passo svelto, non troppo da non accorgermi di lei.
Incominciai a diventare ossessivo, la seguivo da scuola fino a casa, di nascosto, senza farmi vedere e notavo ogni giorno un suo particolare che mi affascinava sempre di più, ad esempio il suo tatuaggio, nascosto bene dietro il collo oppure le sue calze, quelle nere un po’ strappate, ma non troppo, non troppo da essere notate da chiunque ma io non ero chiunque, ero lì pronto, pronto ad aspettare il momento per andare e salutarla con disinvoltura ma non ci sono riuscito.
Un giorno, giuro ci avevo provato ero davanti alla sua scuola aspettavo con impazienza di vederla e di parlarle era più di un mese che continuavo a seguirla, era più di un mese che l’amavo, l’amavo alla follia.
Ma purtroppo il suo cuore era già impegnato, un altro, con un altro stava, lei, quella ragazzina, quella ragazzina ancora un po’ bambina aveva un altro, non io, non ero io.
Così decisi di dimenticarla e di dimenticare la mia ossessione, per lei , la ragazza senza nome.
Capitolo 1)
Non ero io, continuavo a ripeterlo nella mia testa, ancora un po’ sbalordito ma col tempo si sa tutto viene dimenticato, eppure quel viso, quegli occhi blu, quel sorriso erano davvero difficili da dimenticare!
Passarono gli anni e ancora qualche volta, passavo da quel liceo e la vedevo, ancora con quelle stesse calze e con quel tatuaggio ma del ragazzo non sapevo più niente, ne lo vedevo insieme a lei ne in altri contesti, era sparito e si era portato via la parte più bella di lei, quel sorriso ancora da bambina.E mi chiedevo, se lei con me potesse mai avere lo stesso sorriso che aveva con lui, perciò decisi che l’unica soluzione possibile, era partire.
Mi ricordo perfettamente il giorno, avevo appena finito la scuola e a poco dovevo incominciare l’università lì vicino, era tutto perfetto tutto deciso e tutto sicuro eppure quel giorno, l’ho rivista, era più bella del solito e con un nuovo amore , io non avrei mai potuto battere tutti quegli ammiratori, io non avrei mai potuto essere il SUO amore, perciò ho preso tutto e sono partito.
.Un mio amico, era andato a Roma, diceva che era la città più bella del mondo, grande,caotica, varia,elettrizzante e tanti altri aggettivi! L’ho ascoltato e senza pensarci due volte, quel giorno, l’ho raggiunto.
Alloggiavo in un appartamento, lontano dal centro ma almeno l’affitto non era caro, avevo un coinquilino abbastanza strano, si chiava Pietro, passava tutto il tempo nella sua camera a contemplare il soffitto, era un filosofo o almeno era ciò che voleva diventare; egli pensava che l’unico modo per sopravvivere in questo atroce mondo era rimanere soli e aspettare, ma aspettare che? Infatti usciva solo per mangiare, io ci avrò parlato una o due volte e ho vissuto con lui per quasi cinque anni. Ma perché vi parlo di Roma, ormai la ragazza senza nome era uno dei miei ricordi più lontani, non mi ricordavo quasi più come era fatta eppure dopo tre anni, rividi lui, quel lui che le aveva portato via il suo bellissimo sorriso.
Si chiamava Michele e non era molto più grande di me, eravamo diventati amici e mai avrei avuto il coraggio di parlare di lei, ho preferito aspettare, aspettare che me ne parlasse lui, perché anche per lui, come per tutti lei era stata speciale, lei era QUELLA ragazza, quella che non si dimentica, mai ,nella vita.
Era dicembre e stavamo in un pub non lontano da casa mia, io ero con la mia fidanzata, Stefania, bellissima, una bellissima puttana e lui era con Veronica, la sua fidanzata che non superava nemmeno un po la bellezza della ragazza senza nome.
Veronica, era molto triste ci aveva raccontato che il suo primo amore, era morto, già, si era suicidato, era depresso o almeno così pare, perché la moglie lo aveva tradito con il suo migliore amico e lui era impazzito dalla disperazione. Veronica ci raccontava quanto era dispiaciuta, quanto quell’uomo per lei era davvero importante perché era stato il primo, il primo che le ha fatto battere il cuore, lui era quel primo ragazzo che l’ha fatta innamorare e poi disse: e tu michele? Chi era la prima, la prima che ti ha rubato il cuore?
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