"Ehi niño, preparati usciamo."
Raphael entrò nella camera da letto di Simon spalancano la porta senza alcuna cerimonia, l'espressione eccessivamente scocciata sottolineata dalle sopracciglia scure agrottate.
Il neo-nato distolse lo sguardo dal videogioco appena lo vide entrare, la lampeggiante scritta GAME OVER comparve dersoria ma non vi badò più di tanto. Pensava che il più grande non avrebbe gradito la vista delle sue scarpe sul divano dall'orribile color oro, si mise a sedere composto .
"Oh, bene. E dove si va? Ricognizione? Perché se è così devo...-"
"No. Ho detto che usciamo...andiamo ad una festa"
Simon sgranò gli occhi sorpreso.
"Tu vai alle feste?"
"Io...uff. Ovvio che ci vado - un suo sopracciglio scattò verso l'attaccatura dei capelli, ma Raphael non sembrò notarlo - Ma questa è particolare. È per lavoro..."
"Ah ecco, ora ha molto più senso. Ma perché porti me? Non che non mi faccia piacere eh, ma per lavoro sai...Stan? Lui magari ti è più utile"
"Viene anche lui infatti" rispose Raphael "altrimenti chi bada a te? Mentre aremo via Lily si prenderà cura del DuMort in nostra assenza" si era versato un bicchiere di sangue e stava per assaporarlo,poi però, parve ripensarci.
"Hai già cenato?"
Simon scosse il capo per rispondere. "No? Bene. Sicuramente lì avrai modo di saziarti "
"Lì? Scherzi. Io ho ancora un po' si problemi con questa storia del, sai, nutrirmi. In pubblico poi non sarei propriamente a mio...agio diciamo "
Raphael lo guardò, sospirando.
"Vedrai che questo ti aiuterà"
"Io non ne sono sicuro..."
"Senti io ..necesito que vengas conmigo - lo disse veloce e in spagnolo e Simon non capì nulla, si ripromise di imparare lo spagnolo - Le feste di Vladimir sono...-"
"-...Vladimir?! Sul serio? Ma tipo Vladimir l'Impalatore? Ma che figata potevi dirlo prim-"
"Si, lui. Ora che ti sei convinto smettila di blaterale e infilati qualcuno dei tuoi stracci. Ti aspettiamo in garage. Deprisa , por favor" rispose mentre si avviava fori dalla porta.
"Ah, non è che potresti prestarmi una giacca?!"
"Non è una festa da giacca"♢
Simon non ricordava di essersi mai divertito così e nemmeno mai sentito così : in estasasi, sporco, e in pace con se stesso.
Aveva l'adrenalina in circolo che gli annebbiava la mente, il sapore dolce del sangue che gli ballava sulla lingua, l'odore pungnte ad assuefargli le narici. Si sentiva incredibilmente eccitato, tant'è che i jeans iniziavano ad andargli stretti ma non riusciva a preoccuparsene, non davvero. L'odore di eccitazione era ovunque in quel posto, secondo solo a quello del sangue.
Non riusciva a cogliere altro se non quello.
Era ovunque, nei suoi capelli, sulla sua carne pallida, tra le piccole crepe delle sue labbra, impregnato nei sue vestiti e nell'aria. Incrostato e ormai secco sotto le sue unghie.
Un nuovo fiotto di sangue venne lanciato dai macchinari appesi al soffitto giù sulla pista proprio su di lui e altri vampiri che lo circondavano. Grida entusiaste si levarono coprendo appena per un momento il ritmo tecno trance della musica, dopo di che tutti tornarono a dimenarsi e a ballare nel sangue, compreso lui che era stretto due corpi presenti e intenti a sedurlo.
Rise.
Non gli era mai capitato di trovaesi in una situazione simile e se all'inizo non si era sentito a proprio agio, ora non era così. Una ragazza gli si strusciò addosso, pressando proprio nel punto giusto affinchè riuscisse a strappargli un piccolo ma rauco gemito mentre qualcuno alle sue spalle - qualcuno di più alto e più massiccio - lo afferrava da dietro, carezzandogli la vita e facendo vagare le proprie mani sotto la maglia di Simon, andandogli ad accarezzare il ventre piatto.
L'apparentemente giovane vampira che gli stava davanti gli sorrise accattivante - i canini in bella vista - sollevanodsi poi sulle punte per leccare via le macchie vermiglie dalla sua guancia. Non ci volle molto tempo prima che il loro diventasse un gioco di lingue. Continuarono così per un pò, finchè anche l'altro ballerino non pretese più attenzioni e Simon decise di concedergliele, voltando il capo e incontando le labbra dell'uomo.
Troppo su di giri perchè potesse davvero importargli qualcosa di ciò che stava facendo chiuse gli occhi abbandonandosi a quelle sensazioni piacevoli.
Una volta tanto nella sua vita si sentiva desidearato ed era bellissimo.
Appiccicoso si, sporco, ma bello.
Che andassero tutti al diavolo: Clary, che non pensava a nessuno se non a se stessa e a quel coglione di Jace, Izzy che non faceva altro che giocare con lui, Magnus e Alec con il loro stupidissimo vero amore e Raphael...Raphael che era così , così Raphael. Possessivo, distante, criptico.
Aprì gli occhi, venendo accecato per un momento dalle luci stroboscopiche della sala e lo trovò subito. Lontano, distante da tutta quella calca di corpi eccitati e pregni di sangue, era seduto su un piano rialzato ad un tavolo con Stan e Vlad Dracul.
Il Conte - era giusto chiamarlo Conte? - era circondato da giovani e avvenenti donne.
Erano le sue mogli?
Due di loro avevano le braccia allacciate attorno al collo e alle braccia del suo leader, a questo non sembrava importare, ma nemmeno dispiacere.
Simon si scoprì a pensare che Raphael era bello sotto quelle luci cangianti.
Più bello del solito.
Quell'aria seria da capo imperturbabile era affascinante, ma Simon lo preferiva di gran lunga quando rideva, si impegnava per farlo ridere.
Delle labbra scesero a baciargli il collo, proprio mentre dall'altro lato della sala gli occhi del capo clan di Vampiri di New York si voltava a guadarlo, trovandolo con straordinaria facilità.
Gli venne spontaneo sorrideregli e per questo ci rimase un po' male quando quello non ricambiò, interrompendo il contatto visivo.
Non era contento che si divertisse? Perchè lo aveva portato altrimenti?
In ogni caso lui non sembrava divertirsi e se ne dispiacque.
Le labbra sul suo collo si schiusero, lasciando una lunga e lasciva lappata sul suo collo, soffermandosi in modo particolare sulla carotide.
Si sentì terribilmente infastidito.
E stupido.
Quei due l'avevano toccato praticamente ovunque, più volte e più affondo - il biondo aveva fatto visita persino alle sue corde vocali per la miseria- ma quello gli sembrò fastidiosamente intimo, personale.
Tirò il viso della ragazza indietro - sorridendo nervoso per scusarsi - per poi scostarsi le mani dell'uomo di dosso, entrambi soffiarono infastiditi
"Scusate ragazzi! È stato bello ma..." urlò, tentando inutilmente di sovrastare il volume della musica, ricevendo in cambio solo espressioni confuse e insoddisfatte.
Prima che avessero qualcosa da ridire sgusciò tra il mare di corpi che si dimenava sulla pista, tentando di giungere la zona calma della festa.
Spuntò fuori dalla massa quasi inciampando e si ritrovò davanti a delle scale.
Ai lati di questa, due energmeni.
Simon sorrise loro, facendo per salire, ma uno di questi gli strinse una spalla spintonandolo indietro.
"Dove credi di andare questo non è posto per te. Gira a largo" in un primo momento si infastidì ma poi ci ripensò e agitando la mano chiarì loro: " Tranquilli ragazzi, io sono con Raphael Santiago. E'lì seduto col vostro capo, vedete?" indicò.
Uno dei due si voltò a guardare verso il tavolo - senza realmente farlo - mentre Simon in tanto si sbracciava verso lui e Stan tentando di attirare la loro attenzione, ma nessuono dei due si voltò.
"Senti piccoletto. Smamma"
"No. Sentite ragazzi, sul serio. Io sono il Primo Consigliere del capo Clan di New York" nelle sua voce c'era un non so che di pomposo nel pronunciare il proprio titolo "Siete nella mia città!"
Il vampiro che gli stava davanti estrasse le zanne e ringhiò - un ringhio vero non un soffio felino da gattini a cui era omai abituato- così si ritrovò ad arretrare, preso alla sprovvista.
Parechie persone lì attorno si voltarono.
Raphael, dal suo posto al tavolo, si girò soffiando verso di loro e in un'attimo fu alle spalle dell'energumeno, strattonandolo per la giacca e facendolo voltare.
"Hacerlo de nuevo a hora si se atreve" i due si sfidaroneo un momento con lo sguardo.
Pensò per un momento che l'omone pelato - variate spanne più alto di loro - avebbe staccato la mano del suo Capo Clan dal polso, ma quello ritrasse la mano e allargò le braccia camminandogli in contro con aria da spaccone " Ecco da bravo, ora spostati e fa passare me ed il mio amigo"
Contro ogni sua aspettativa The Rock abassò lo sguardo arretrando. Incredibilmente zittito.
"Molto meglio. Vieni con me Simon"
Per quanto ci provasse - non molto a dire il vero- non riuscì a non sorridere, anche mentre veniva strattonato per un bracio e condotto malmente al tavolo.
"Non mi avevi mai definoto amico sin ora"
"Sta zitto impiasto, ovunque vai devi sempre farti riconoscere" sbuffò l'altro scocciato.
Passare dalla pista da ballo al piano rialzato fu come entrare da una stanza a un'alta attraversando una sorta di invisibile barriera del suono.
La musica giungeva ottavata e non assordante come un momento prima.
Notò di essere l'unico lì coperto di sangue da capo a piedi e per un momento si sentì a disagio, era evidente che quello non fosse il suo posto con le convers zuppe e la sua vecchia maglia dei Rock Solid Panda. Non come il ragazzo al suo fianco, che anche con indosso nulla più che una canotta scura pareva estremamente regale. Non potè fare a meno di notare quanto fossero ampie le sue spalle e di come quello stupido pezzo di stoffa che indossava riuscisse a mettere in risalto i suoi pettorali e la sua vita stretta.
"Raphael, perdona l'aventatezza di Vicktor. Questi neo-nati sono sempre troppo audaci. Vuoi presentarmi il tuo amico?" al tono insinuatorio che tutti tranne Simon parvero notare Stan nascose un sorriso divertito voltandosi dalla parte opposta a quella del suo leader.
Prima che potesse dire qualcosa, Simon si sporse oltre il tavolo, porgendo la mano " Simon. Lewis. Simon Lewis, grande fan è un piacere conoscerla signor Dracula"
Era diverso da come se lo aspettava, aveva un fisico possente, lunghi capelli neri sistemati all'indietro e folti baffi a coprirgli parte del volto. Non la versione pelata e sciupata che proponevno nel film di Marnau.
Vladimir, strinse la mano a Simon, gettando un'occhiata al vampiro alle sue spalle, ridendo al suo palese imbarazzo che però lui non notò.
"Beh, è stato un piacere fare la tua conoscenza giovane Lewis. Raphael amico mio ti ringrazio per aver presenziato. Ora io Stan andiamo a sbrigare le ultime faccende" allungò una mano verso il Capo Clan che strinse la sua mano tra le sue.
"Grazie a te per l'invito e ancora auguri"
Vladimir e la sua scorta si allontanarono con Stan, sotto lo sguardo entusiasta di Simon che non poteva credere alle sue orecchie.
"Auguri? Di- cioè, wow questa è la sua festa di compleanno? Non posso credere di essere al compleanno di Dracula, ma che figata. Potevi dirmelo, gli abbiamo regalato qualcosa?"
"Puoi dire Dio Simon e no, non c'è nulla che Vladimir già non abbia"
"Quanti anni ha?"
"Tanti. Ora usciamo, appena torna Stan andremo via, tra poche ore sarà l'alba e non voglio lasciare il DuMort privo di protezioe più del dovuto"
"Non è privo di protezione, c'è Lily e lei è ingamba. Sei rimasto seduto qui per tutto il tempo, dai vieni a ballare" la mano di Simon andò a prendere quella di Raphael, macchiandola di vermiglio, poi si alzò, tirandolo a se - forse con troppa forza. "No nino, non mi va"
"Dai Raphael un solo ballo, poi appena torna Stan andiamo a casa lo giuro, croce sul cuore possa morie. Non guardarmi così, hai capito che intendo. Non opporrò resistenza"
"Dios, no sabes lo mucho que te odio"
"Non ho capito ma dall'odio che leggo nei tuoi occhi lo pendo per un si, andiamo"
Simon, che gli stringeva ancora la mano lo trascinò giù, in mezzo alla folla. Passarono accanto a Vicktor che non osò guardarli. La musica suonava prepotente ma avvolgente, Raphael notò che la linea che separava tutta quella folla dal fare un'orgia era davvero molto sottile -davvero squallido - ma ancora meglio, notò con piacere quanto fosse imbarazzante Simon mentre ballava e gli venne da ridere. Si limitava a molleggiare sulle gambe lunghe ma almeno riusciva ad azzeccare l'andazzo del ritomo.
Si sciolse anche lui dopo un pò, lasciando che il suo corpo prendesse confidenza con musica e si movesse da solo. Stava iniziando a divertirsi quando inevitabilmente le cose andarono a peggiorare.
Una giovane vampira puntò Simon, che le sorrise ed iniziò a ballare con lui. Non vi badò inizialmente, ignorando l'ondata di fastidio che si arrampicava avido sino al suo petto mordendogli l'organo morto che giaceva lì dove avrebbe douto esserci il suo cuore.
Gelosia.
La ragazza gli posò le mani sulle spalle, facendole salire sino al collo intrecciando le sue dita ai capelli ricci del suo consigliere, attirandolo per un bacio.
Un'alta pioggia di sangue cadde dal celo.
Urla entusiaste si levarono, la musica diventò assordante, l'aria pesante.
Sentì per la prima volta dopo decenni la necessità di prendere una boccata d'aria.
In un'attimo si ritovò fuori, sotto il celo nero e privo di stelle, le luci distanti dei palazzi di New York che brillavano in lontanaza. L'orizonte incominciava ad assumere sfumature più calde.
Si appoggiò alla sua auto "mierda" imprecò.
La testa pulsava e i canini erano scoperti.
Si strofinò le mani sul viso cercando di calmarsi e ritirare le zanne, ma come unico risultato ottene solo quello di espandere le goccioline di sangue su tutto il suo viso.
Se avesse potuto avere un attacco di panico, avrebbe sentito il cuore scoppiargli nel petto, il sangue pulsare talmente forte nelle orecchie da assordarlo, il respiro spezzarsi in continuazione eppure nulla di tutto quello avvenne.
Nel suo petto non batteva nulla, era tutto terribilmente vuoto, paurosamente vuoto, nessun suono lo raggiungeva e il suo petto era talmente rigido che non c'era alcun dubbio sul fatto che non stesse respirando.
Rimase fermo, immobile in quella posizione per chissà quanto tempo, fissando il suolo.
Si ripese solo quando vide una macchia di sangue cadere, atterrando sulle sue scarpe italiane completamente da buttare.
Sorpreso alzò il volto, strofinadosi gli occhi con le mani.
Altro sangue, suo.
Lacrime.
In un colpo riprese possesso di tutte le sue facoltà, sentì la musica ottavata del locale, la porta di servizio aprirsi -no, chiudersi- e allo stesso momento sentì passi, il suo nome sussurrato e delle mai - le mani di Simon- afferrargli il viso e sollevarlo alla sua altezza guardandolo preoccupato.
"Ehi, che hai stai bene? E' da un pezzo che ti cerco. Raphael..."
Si guardarono negli occhi per alcuni momenti e se possibile, si setì anche peggio.
Da quando Simon era entrato nella sua vita, il suo mondo aveva iniziato a cadere a pezzi e ogni volta che riusciva a mettere su dei paletti che la sorreggessero lui arrivava e butava giù il suo castello di carta anche solo passandogli accanto.
Lo attirò a se, afferrandolo per i capelli e facendo scontrare le loro labbra in modo violento. Non fu un bel bacio, anzi, non fu proprio un bacio. Al contario fu un cozzare di labba e denti che di dolce, romantico o sensuale non aveva nulla.
Rimasero fermi in quella posizione per un pò, Raphael con gli occhi serrati, Simon sbarrati dallo sconcerto.
Raphael non respirava notò Simon, nulla di strano aveva notato che non era una cosa che faceva, ma nonostante ciò Simon non era abituato a tutta questa rigidità, non a quel modo di fare grezzo per nulla da lui. Raphael trasudava eleganza, forza e fierezza in ogni suo gesto fluido e attraverso qualunque tipo di giacca portasse quel giorno. Ma quella non era una fesa da giacca
Poco importava se non respirava, lui lo trovava comunque...fantastico.
In quel momento però l'uomo che lo stringeva a se pareva sgretolarsi tra le sue braccia.
Sentì la presa sulla sua nuca allentarsi e le labbra che premevano sulle sue allontanarsi. Prima di poter pensare di cambiare idea su quel che stava per...prima di pensare e basta, afferrò il viso che gli stava sfuggendo tra le mani e riportò -stavolta con più delicatezza le loro labbra ad un unirsi. Erano morbide, meno di quelle di una ragazza ma molto più dolci di quelle che aveva baciato poco fa, in qualche modo molto più giuste. Un "Raphael" sussurato, gli sfuggì un attimo prima che annullasse ogni distanza, tra i loro corpi e tra le loro bocche. Si ritrovò stupidamente a sorridere, sorprendentemente entusiasta, prima di sentire le mani del suo leader farsi strada tra i loro corpi, fermandosi all'altezza dei suoi pettorali e spingerlo via, allontanandolo.
Il sorriso gli morì sul volto.
"Simon, no"
"No?Io credevo che tu fos- che tu volessi...insomma, sei stato tu a uhm iniziare questa cosa"
"Questa cosa" soffiò amaro, tanto basso che temette di non sentire "Non importa ciò che voglio io. Tu non...E' sbagliato. Non è quello che ci serve e non è quello che vuoi." la voce era ferma, la voce che usava quando impartiva ordini al resto del Clan. Come se volesse ordinargli cosa fare e come vivere quelle emozioni, ma queste parevano più una sorta di promemoria per l'ispanico che realmente dirette a lui. Vi udì una traccia di durezza che gli strinse lo stomaco.
Sua madre diceva che viveva le emozioni di pancia.
"Non decidere tu per me cosa io voglio o meno. E poi, sbaglaito, sul serio? Cosa significa che è sbagliato... è pechè sei profondamente religioso? Sei un non-morto l'omosessualità è probabilmente l'ultimo dei tuoi prob...-"
"La mia religione non centa nulla con questo, so cosa sono e lo accetto, non sono un mostro. La mia religione o le..altre cose non centrano nulla Simon. Ci sono svariati motivi - e la maggior parte di essi è legata al Clan - per la quale cio che è appena accaduto possa essere tranquillamente definito sbagliato, ma quelle sono piccolezze rispetto alla realtà di fatti Simon: tu non vuoi davero questo, sei solo confuso e arrabiato perchè la raggazza Fairchild ha scelto lo Shadowhunter al tuo posto. Lei non ti ha mai amato e ora vuoi solo qualcuno al tuo fianco che colmi il vuoto, non ha importanza chi sia. E l'hai dimostrato poco fa nel locale, più volte per giunta. Sei solo un bambino e come tale vuoi solo giocare. Io non gioco niño"
Per la prima volta, Simon rimase in silenzio e Raphael sentì la bocca riempirsi di veleno, trovando nel silenzio del più giovane la conferma alle sue parole.
"Come pensavo" disse dopo alcuni momenti di silenzio.
Si staccò dall'auto e fece per scostarsi l'altro di dosso, ma quello non glielo permise, riafferandorgli il viso e facendo nuovamente scontrare le loro bocche. Afferrò tra i denti il labbro inferiore di Raphael, mordendolo abbastanza forte da strappargli un gemito e quando le sue labbra si schiusero per emettere un suono infastidito approfittò per farsi largo nella sua bocca. Non pensava che gli sarebbe stato concesso l'accesso altrimenti.
Il bacio diventò bagnato, affamato e sempre più profondo.
Simon lesse in quel bacio tutta le necessità che Raphael tratteneva ed erano esattamente le stesse che aveva lui. Da quando era rinato, Raphael era diventato tutto. Era il centro del suo mondo. Poteva vivere la sua nuova natura senza di lui, ma non avrebbe mai e poi mai volto farlo.
Continuaronò così allungo, sino a quando Simon non si staccò.
"Non ho bisogno di nessuno se tu sei con me Raphael"
Il peso di quelle parole colpì Raphael con violenza, che guradò il ragazzo che aveva di fronte con falsa fermezza, scrutando nei suoi occhi scuri in cerca della menzogna.
Una figura alle sue spalle però catturò la sua attenzione, Stan era in pidi, accanto alla porta di servizio che guardava la scena in silenzio, il volto mortalmente serio.
Si portò le mani al petto come per afferrare i lembi de la sua giacca per sistemarla. Quando queste non affermarono nulla però, si sentì terribilmente scoperto.
"Spostati Simon. E' ora di andare"
Era tardi ormai, il sole stava sorgendo.THE END (?)
STAI LEGGENDO
BLOODBATH - Il Sole Sta Sorgendo
FanfictionSaphael fanfiction Simon x Raphael Dal Testo: