[Prologo]

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"Umana cosa è aver compassione degli afflitti; e come che a ciascuna persona stea bene, a coloro è massimamente richiesto, li quali già hanno di conforto avuto mestiere, et hannol trovato in alcuni: fra quali, se alcuno mai n'ebbe bisogno, o gli fu caro, o già ne ricevette piacere, io son uno di quegli".

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Emilio chiuse il libro che stava rigirando da almeno mezz'ora per le mani e lo adagiò sul comodino. Le luci erano ancora accese e perciò nessuno si azzardava a dormire, forse perché sembrava strano a tutti presenti essersi ritrovati lì per la prima volta e c'era un pizzico di agitazione nella grande camera del Blues, un ostello trovato per pura fortuna a seguito di estenuanti ore di ricerca.

Alfonso e Billy, gli unici ragazzi oltre a lui, avevano occupato i letti difronte al suo ed entrambi si erano incantati e avevano gli occhi lucidi. Il viaggio che li aveva condotti in quel posto e la giornata trascorsa in giro per la città aveva messo a dura prova la loro resistenza fisica, e in quel momento stavano per crollare, perciò Emilio ridacchiò, destando l'attenzione della ragazza al suo fianco. Mia si era appena gettata sul suo letto e stava tentando di districare i suoi voluminosi capelli ricci.

«Cosa ti fa tanto divertire?» domandò in una maniera che in un primo istante poteva apparire sgarbata, ma tutti conoscevano Mia e nessuno se la prendeva con lei.

«Qualcuno ha visto la mia collana?»

A prevaricare sul leggero brusio che si era creato nella camera furono le parole di Michela, urlate al resto della combriccola. I ragazzi, in tutta risposta, si guardarono attorno, ma nessuno si spostò di qualche centimetro tanta era la stanchezza. Solo Grace fece una mezza capriola sul letto per spiare cosa ci fosse sotto ad esso, per poi riemergere con un viso completamente arrossato per lo sforzo.

Federica riuscì a recuperare la collana di Michela e il gruppetto di ragazzi sprofondò di nuovo nel silenzio, rotto solamente dai rumori di chi stava finendo di preparare le cose per il giorno seguente e chi si infilava sotto le coperte.

Nella stanza aleggiava ancora quell'imbarazzo e Olivia proprio non ce la faceva a sopportare quei colpi di tosse e sbadigli, perché poteva capire la stanchezza, ma non quel clima così mogio: santi numi, si trovavano al Saturnalia, il festival musicale che attirava milioni di adolescenti come loro e solo per questo dovevano saltare sopra i letti! Olivia, infatti, lo fece.

«Cosa ti prende, Olivia?» chiese Arabella.

«A me?» fece in risposta lei. «A voi! Pure io sono stanca, ma non vi sembra una figata essere qui?»

Un senso di colpa si stese sopra i ragazzi come un mantello. Qualcuno abbassò il capo e altri si grattavano il mento oppure i lobi.

«E poi è una vita, ormai, che ci conosciamo!» continuò Olivia. «Sì, solo via Facebook, è vero. Però non ditemi che siete come quelli che parlano e parlano, ma solo dietro uno schermo!»

«Ehi!» la rimproverò Lola, lanciandole un cuscino. «Siamo solo stanchi... Come fai ad avere tutte queste energie?»

«Non sono energie» rispose Olivia. «Sono elettrizzata al pensiero del concerto finale».

Quelle parole destarono un certo cicaleccio ed Olivia si ritenne più che soddisfatta, così si lasciò cadere di nuovo sul suo letto, incrociando le gambe e portandole al petto. Tutto intorno sentiva gli altri parlottare e a quel punto prese parola l'unica persona che fino a quel momento era rimasta prevalentemente silenziosa.

Grace abbassò di scatto il suo libro e anche gli occhiali dalla montatura nera, spiando i suoi amici da sopra ad essi. Li ispezionò bene e poi, col suo accento inglese, esclamò: «A proposito del concerto finale, potremmo fare un gioco».

L'attenzione dei presenti si indirizzò su Grace, che continuò così: «Sì, siamo tutti qui per Mika e Fedez, ma dobbiamo attendere ancora dieci giorni prima del loro show. Quindi perché non raccontiamo a turno tutti delle storie sui Midez, ognuno una storia a sera?»

«Sembra divertente» constatò Michela.

«Sembra il Decameron» disse Federica, ricevendo delle occhiatacce da molti per il tono che aveva usato. -Scusate- sussurrò immediatamente, imbarazzata.

«A me piace» esclamò Lola. Tutti gli altri furono d'accordo, annuendo semplicemente.

«Bella, comincia tu» propose Billy.

«Non mi chiamare così!» sbraitò Arabella con un tono di voce troppo acuto. «Il mio nome è A-r-a-b-e-l-l-a

«Okay, forse dovrebbe iniziare qualcun altro» disse Mia. «Ma chi?»

«Lo faccio io» si fece avanti Alfonso, e gli altri tirarono un sospiro di sollievo.

In quel modo iniziò realmente l'avventura di quei dieci ragazzi che si trovavano al Blues per il Saturnalia e aspettavano con ansia il concerto di Mika e Fedez, che sarebbe stato da lì a dieci giorni, tutti da riempire di storie alla sera quando tornavano esausti dalle esibizioni dei loro artisti preferiti e tra i commenti e gli sbadigli, nascevano storie, emozioni, risate...

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"Unione, sì... Il matrimonio è Gennaio, ventidue. Sarà una cosa molto - ehm - privata, allora grazie per il rispetto di... di questo unione, come hai detto tu. Ehm... Ma sarà abbastanza bello, semplice: lo facciamo in pub, a Londra, e ci sarà Heston Blumenthal che farà il catering".

"Ogni volta che va in onda X Factor, l'ashtag che va nelle tendenze per primo è 'Fedez e Mika', dove si lascia intendere che io e Mika siamo segretamente fidanzati. Volevo smentire questa cosa[...]"

Decameron MidezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora